giovedì 31 agosto 2017

Storie di Marchi Anno 1000-2016



Anno del Signore 1000 o giù di lì,  mattino di un giorno qualsiasi

Marco è un giovane servo contadino.

Egli non è sposato e vive da solo in una  capanna, costituita  da un unico ambiente, fumoso per la presenza di un camino ed umido per la mancanza di adeguate finestre.

La sua “casa” costruita con fango e legno, insieme ad altre, tutte accostate  all’esterno delle mura del castello del nobile Signore suo padrone, costituisce il villaggio dei poveri e reietti del contado destinato ad alloggio per i servi e per i liberi di basso rango; l’insieme appare assai squallido, ma rispecchia lo standard di vita di tutte le popolazioni “evolute” dell’epoca.

E’ inverno e nevica, la campagna riposa, pertanto, non essendo stato chiamato a fare alcun servizio straordinario nel castello, anche Marco può riposare.

Marco attizza la brace nel camino e aggiunge dei fuscelli di legna raccolti nel bosco.

Il bosco è di proprietà esclusiva del suo Signore, i servi hanno solo il diritto a recarvisi per cogliere i rami fatti cadere dal vento o gli alberi stroncati dal peso della neve così accendono il fuoco e possono sopravvivere nelle gelide giornate invernali.

Marco ha una discreta scorta di legna da ardere, come molti altri abitanti del villaggio, sia perché il vento ha soffiato violento, sia perché ogni domenica, recandosi a messa nel vicino monastero  attraverso il sentiero del bosco, tutti gli abitanti, per tacito accordo,  hanno inciso, passando, uno dei grandi alberi nello stesso punto e così al ritorno dalla funzione religiosa hanno potuto spartirsi la legna del tronco di cui avevano “agevolato” la caduta.

Il “padrone” ovviamente non ha mai scoperto tali “furti”, o comunque ha sempre lasciato correre per evitare di doversi trovare in primavera privo di servi contadini, morti durante l’inverno per il troppo freddo o giustiziati per aver abbattuto un albero del bosco.

Peraltro Dio stesso ha sempre assolto questi ladri per necessità che hanno sempre confessato al prete, subito dopo averlo compiuto, il proprio misfatto, ricevendo la assoluzione prima di accostarsi alla comunione domenicale.

Marco mette sul fuoco una pentola (l’unica che possiede) dopo averla riempita con dell’acqua presa dal vicino pozzo, solleva quindi il pagliericcio ove usualmente dorme e da uno dei sacchi sui quali poggiano le tavole che sostengono la paglia preleva un poco di farina e la mette a cuocere nella pentola.


Nei sacchi che in pratica formano il suo letto e la sua dispensa sono contenute tutte le sue ricchezze ed in particolare la sua parte di “decima” del raccolto dell’anno precedente che deve bastare a sfamarlo fino alla nuova stagione ed al nuovo raccolto.

Marco impugna un lungo mestolo in legno e si mette a girare il contenuto della pentola che ha cominciato a bollire, vicino al fuoco fa caldo e si sta bene, il tempo scorre lentamente e pensieri, ricordi e immagini si affollano nella mente.

Marco si versa un boccale di vino dal barilotto che gli è stato donato perché ha raccolto più grappoli di uva di tutti gli altri durante la scorsa vendemmia e beve a piccoli sorsi mentre lascia vagare la sua mente alla ricerca di piacevoli sensazioni.

Marco ricorda suo cugino che qualche mese prima si è gettato in un impetuoso torrente per soccorrere il figlio del suo Signore che, caduto dal cavallo dentro l’acqua, rischiava di affogare per il peso dell’armatura indossata. Quale ricompensa per il nobile gesto ora il cugino è stato ammesso a castello, vive all’interno delle mura, mangia a sazietà, persino la carne ogni giorno, siede al tavolo dei dignitari, servito da altri e senza obbligo di lavorare.

Quale fortunata circostanza, peccato che Marco fosse troppo discosto per poter prestare soccorso, quindi, per riuscire ad integrare la propria dieta con un poco di carne, il povero servo dovrà continuare a fare il bracconiere, rischiando la propria vita se mai venisse sorpreso a cacciare di frodo.

Marco pensa che il pomeriggio della prossima domenica,  se non nevicherà ancora andrà a trovare il suo fratello più piccolo, che è sempre stato il più sveglio ed intelligente di tutta la famiglia;  egli fin da bambino si è dedicato alla chiesa, partecipando da chierichetto a tutte le funzioni e ogni anno, come figurante biondo e grazioso, ha recitato nel presepio animato, orgoglio del convento, ha imparato persino il latino ed è entrato nelle “grazie” dell’Abate che lo ha affrancato; ora lui vive insieme ai frati, si occupa dell’orto ed ha accesso alla dispensa ed alla cella dell’Abate stesso; sicuramente alla fine della visita Marco avrà in dono una ciotola di sale (che sta finendo nella sua “dispensa”) ed un sacchetto pieno di fave secche che gli piacciono tanto.

Marco toglie la pentola dal fuoco e ne rovescia il contenuto sul tavolo, la polenta ancora fumante è troppo calda e nell’attesa di poterla mangiare, recita a voce bassa le sue preghiere quotidiane e ringrazia vivamente Dio per quel che ha, ricordando bene quanto detto da un monaco predicatore che il giorno prima è passato per il villaggio ed ha raccontato con dovizia di efferati particolari come nel contado vicino, distante solo cinque giorni di cavallo, la carestia e la pestilenza stanno facendo morire quasi tutti gli abitanti.

Trascorre così il giorno, il tempo scorre lento per settimane e mesi, poi arriva la primavera, inizia il lavoro nei campi, dall’alba al tramonto Marco deve faticare in continuo, seminare, zappare, concimare, potare, diserbare anche con le mani sanguinanti, guai a fermarsi o sentirsi stanchi, si rischia la frusta, poi arriva il momento del raccolto.

La divisione dei raccolti è presto fatta, tolta la decima per la chiesa, la decima per il nutrimento invernale dei servi contadini, tutto il resto va al nobile padrone del castello.

E così i giorni, gli anni e le stagioni si alternano fino alla fine della vita terrena di Marco.

Il Signore di Marco è un nobile anziano e previdente, ha sempre provveduto ad accantonare parte del raccolto per far fronte ai periodi di carestia e si è sempre dimostrato tollerante e benevolo.

Il Signore di Marco vive nel castello con la sua famiglia, la corte ed i nobili parenti e dignitari, il cibo e le bevande sono sempre abbondanti anche quando non si festeggia qualche circostanza o non si ricevono altri nobili in visita.

Il Signore di Marco in inverno ha un camino sempre acceso in ogni stanza e si allieta tutto l’anno ascoltando musici e ammirando giullari e giocolieri durante i banchetti.

Il Signore di Marco possiede cavalli, gioielli, greggi, terreni, boschi, laghi, fiumi, ha una moglie e qualche concubina (anche se non sarebbe ciò gradito alla Chiesa), intrattiene rapporti con altri Signori par suo, dorme in un grande letto a baldacchino con morbide lenzuola, e dispone persino di una biblioteca con dei veri libri, pieni di splendide figure d’oro e d’argento, che vengono curati da un chierico suo consigliere nonché amanuense – bibliotecario, questi ha anche l’incarico di seguire una regolare corrispondenza con i feudi vicini, per poter conoscere e vigilare su quel che avviene nel mondo.

Solo in caso di pestilenza si possono considerare paritetiche le condizioni tra Marco ed il suo nobile Signore, giacché la scarsa efficacia dei rimedi suggeriti dai medici di corte in caso di malattia rendono equivalente le probabilità di sopravvivenza per i due.

Se si ipotizzano una serie di indicatori( ad esempio: aspettativa di vita, salute, quantità di proteine e vitamine disponibili, indice di felicità, quantità di endorfine prodotte, calorie consumate durante la vita, divertimenti, soddisfazioni e quanto altro si possa immaginare) dando a ciascuno un valore numerico, le condizioni di vita comparate di Marco e del suo Signore  così  misurate evidenzierebbero probabilmente i seguenti risultati:

Qualità di vita di Marco:                    indice a quota              3.000,00
Qualità di vita del suo Signore:          indice a quota 100.000,00
       


Anno del Signore 2016 o giù di lì,  mattino di un giorno qualsiasi


Il ragioniere Marco è un giovane impiegato bancario addetto allo sviluppo.

Egli non è sposato e vive da solo in un appartamento di due locali e servizi in un paesino dell’hinterland milanese e lavora presso la sede della banca, al centro della grande metropoli.

L’alloggio del ragioniere Marco è luminoso ed abbastanza ampio, dotato di impianto di riscaldamento a gas autonomo, di molti elettrodomestici e di quanto serve per rendere la vita confortevole secondo lo standard comune ai nostri tempi.

E’ un mattino invernale  particolarmente nebbioso ed il ragioniere Marco si è svegliato, come al solito, assai presto per non far tardi al lavoro.

Il ragioniere Marco, dopo le quotidiane abluzioni si reca in cucina apre il frigorifero, prende il latte e lo mette a bollire sul fornello, prende il pane, la marmellata, i biscotti e consuma una abbondante colazione, poi si veste rapidamente, esce e si infila in macchina per recarsi al lavoro.

La nebbia è molto fitta, tutti procedono a passo d’uomo e presto si forma un colossale ingorgo.

Mentre aspetta di poter ripartire (se arriverà al lavoro ancora una volta in ritardo rischia una “penalty” avendo superato nell’ultimo mese, non per sua colpa, ogni possibile tolleranza nei ritardi), il ragioniere Marco, anche per non innervosirsi, lascia divagare la sua mente e ricorda con un poco di invidia che il cugino, della sua stessa età, grazie ad una vincita milionaria del padre, ha potuto proseguire gli studi e frequentare un “master” in America e grazie anche alla sua intelligenza e capacità, è stato prescelto come membro del consiglio direttivo di una grande multinazionale, pertanto ora si muove per il mondo in jet privato od in elicottero, certamente senza avere problemi di traffico.

Non mancano certo per il ragioniere Marco anche motivi di soddisfazione, è infatti ancora dolce il ricordo di come ha trascorso le ferie la scorsa estate quando, grazie ad un piccolo stratagemma (invero un poco disonesto), operando di straforo sui pacchetti azionari di alcuni clienti, ha potuto accumulare una bella sommetta di danaro con cui si è concesso una lussuosa vacanza ai Caraibi in compagnia della bellissima segretaria del direttore; il ragioniere pensa ovviamente di non venir mai scoperto e spera poter ripetere prima della prossima estate il “gioco”.





Se sarà possibile, il ragioniere Marco si ripromette stavolta di visitare l’Africa che lo ha sempre affascinato; i panorami vastissimi e la fauna: leoni, elefanti, giraffe, zebre, visti alla televisione, gli sono da sempre piaciuti.

Lo stesso ragioniere Marco ha pure visto in una recente trasmissione che in Africa stessa, in fondo distante solo circa cinque ore di aereo, vi sono altre realtà meno affascinanti e alcuni autoctoni muoiono persino di fame e di sete; il ragioniere pensa di essere stato fortunato a non nascere in Africa, nero tra i neri e un pochino si intristisce per la loro condizione, ripromettendosi di fare una offerta ad una delle associazioni di beneficienza che si occupano di questi problemi prima di partire per la sua eventuale prossima vacanza, così la sua coscienza si sente sollevata.

Al ragioniere Marco si affacciano nella mente anche altri pensieri tristi, quale il ricordo della sua cara madre che è morta pochi mesi prima perché, pur essendo da anni in attesa di un trapianto di reni, necessario per la sua sopravvivenza, non ha trovato in tempo un donatore compatibile; per fortuna il traffico si muove e dovendosi concentrare sulla guida nella nebbia  tutti i pensieri, allegri e tristi, si ripongono nel suo inconscio.

Così, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, la vita del ragioniere Marco trascorre più o meno felicemente nel solito modo.

Il signore e “padrone” del ragioniere Marco non è certamente il suo direttore generale, ma il titolare della multinazionale che possiede tra le tante attività la maggioranza delle azioni della banca dove lavora.

Il padrone del ragioniere Marco  muove le fila di immensi “affari” internazionali, decide se finanziare le guerre tribali nei paesi sottosviluppati, per impadronirsi delle risorse di intere regioni della terra, se giocare con i bilanci dei cosiddetti Stati Sovrani attraverso “operazioni economiche”, magari agendo insieme ad altri suoi pari.

Il padrone del ragioniere Marco vive tutto l’anno a bordo del suo megayacht insieme alla sua famiglia ed ai suoi più fidati dirigenti,  navigando lungo le coste più belle del mondo e spostandosi a seconda delle stagioni, l’ elicottero di servizio provvede quasi quotidianamente ad approvvigionare con fresche prelibatezze, locali e non, la sua dispensa ed all’occorrenza a condurlo a terra per partecipare a feste, meeting e riunioni, comanda il suo impero impartendo ordini attraverso sofisticati sistemi di comunicazione satellitari.

A bordo vi è una attrezzata sala operatoria e una equipe medica che alcuni mesi prima ha provveduto a trapiantare un rene, rapidamente “reperito sul mercato”, al nonno, fondatore di tale impero economico, che aveva la stessa malattia della madre del ragioniere Marco.



Se, come in precedenza fatto riferendosi ai tempi del medioevo, si ipotizzano  una serie di indicatori (aspettativa di vita, salute, quantità di proteine, vitamine, indice di felicità, calorie consumate durante la vita, divertimenti, soddisfazioni e quanto altro si possa immaginare) dando loro  un valore numerico, la somma di tali valori atta a rappresentare con un numero la differenza tra le condizioni di vita del ragioniere Marco e del suo “padrone”, darebbe alla fine quasi certamente i seguenti risultati:

Qualità di vita del ragioniere Marco:                             indice a quota              5.000,00
Qualità di vita del suo padrone:                                     indice a quota 150.000,00

Concludendo:

Nel paragonare la vita del servo Marco e del suo discendente ragioniere Marco con quella dei loro rispettivi padroni ci si accorge così che poco è cambiato nei secoli, invero le differenze di qualità della vita tra i due si sono forse accentuate.

Vi è peraltro da prendere in considerazione che nell’anno mille il servo Marco,  scorgendo all’orizzonte una nuvola di polvere sollevata dai cavalli di qualche tribù barbara in caccia di bottino, si sarebbe subito rifugiato dentro le mura del castello ed in tale circostanza il suo signore, insieme ai nobili e ai cavalieri avrebbe indossato l’armatura,  pronto a pugnare e a rischiare la vita per difendere il suo territorio ed i suoi servi.

Se invece ai giorni d’oggi spirassero venti di guerra nel paese del ragioniere Marco, costui sarebbe chiamato alle armi per difendere se stesso, la patria ed il patrimonio del suo padrone, mentre quest’ultimo si allontanerebbe navigando serenamente lontano dalla zona del pericolo.

Ma allora dal medio evo ad oggi quale è stato il reale progresso sociale della così detta “umanità”?
Forse solo un progresso quantitativo e tecnologico?:
Dispensa – frigorifero.
Fuoco – fornello.
Cavallo – automobile.
Caccia di frodo – imbrogli, per ottenere miglioramenti del tenore di vita.
Uomini (nostri simili) morti per fame a cinque giorni di cavallo – oggi a cinque ore di aereo.

Marco il servo non era certo pienamente soddisfatto e felice della sua condizione, intrappolato in una organizzazione parassitaria e statica  ha vissuto tutta la sua vita cercando di rincorrere le sue esigenze primarie (fame e freddo) e poco più, vuoi per bruta ignoranza o per mancanza di stimoli non ha forse mai intrapreso a ragionare sul vero progresso e sugli aspetti sociali della vita.

Marco il ragioniere, uomo moderno, capace e abbastanza colto, potrebbe invece rendersi conto della realtà, ma non è certo stimolato in tal senso dalla attuale organizzazione sociale che specie attraverso il massiccio uso dei media lo spinge a vivere tutta la sua vita rincorrendo il possesso di una molteplicità di oggetti materiali e lo induce persino a illudersi di avere una coscienza sociale, invitandolo di continuo a “sragionare” su singoli, modesti,  poco utili e talvolta falsi problemi morali.
     
Come ottenere un vero progresso dell’uomo in quanto tale e come opporci fattivamente alla attuale situazione di stallo del progresso sociale?
Quali azioni possono intraprendere gli UMANI volenterosi di cambiare effettivamente tale stato delle cose?

E’ utile per primo riesaminare attraverso una analisi critica tutte le informazioni che mirano ad indirizzare univocamente il nostro agire e sentire e per questo si comincerà a pubblicare sul sito una specie di rassegna critica delle notizie che ci vengono propinate di continuo allo scopo di poter mantenere dormienti le nostre vere coscienze sociali e si cercheranno di individuare i relativi input subconsci.

Non pretendiamo di indicare metodi e scopi come in un manifesto programmatico di un qualsiasi movimento politico o morale, sin dall’inizio obsoleto proprio perché si basa sulla volontà di cambiare (non di innovare) lo stato attuale: vogliamo solo poter sviluppare le nostre coscienze critiche per cercare di creare insieme qualcosa di finalmente nuovo!!!!

Se nelle storie di Marco riconoscete anche solo una parte della realtà quotidiana, se siete comunque insoddisfatti, aiutateci anche economicamente, per consentirci di proseguire a raccontarvi nuove storie e a commentare criticamente quanto oggi accade e perché si vuole che accada, cerchiamo insieme di oltrepassare i limiti posti dalla nostra organizzazione sociale.


Sosteneteci e comunicateci il vostro pensiero, da tutte le vostre, veramente libere e non condizionate, osservazioni e proposte potrà nascere un nuovo modo di ragionare sul concetto stesso di progresso sociale e finalmente un nuovo programma per perseguire tale progresso.