Anno del Signore 1000 o giù di lì, mattino di un giorno qualsiasi
Marco
è un giovane servo contadino.
Egli non è sposato e vive da
solo in una capanna, costituita da un unico ambiente, fumoso per la presenza
di un camino ed umido per la mancanza di adeguate finestre.
La sua “casa” costruita con fango
e legno, insieme ad altre, tutte accostate all’esterno delle mura del castello del nobile
Signore suo padrone, costituisce il villaggio dei poveri e reietti del contado
destinato ad alloggio per i servi e per i liberi di basso rango; l’insieme
appare assai squallido, ma rispecchia lo standard di vita di tutte le
popolazioni “evolute” dell’epoca.
E’ inverno e nevica, la campagna
riposa, pertanto, non essendo stato chiamato a fare alcun servizio
straordinario nel castello, anche Marco può riposare.
Marco attizza la brace nel
camino e aggiunge dei fuscelli di legna raccolti nel bosco.
Il bosco è di proprietà
esclusiva del suo Signore, i servi hanno solo il diritto a recarvisi per cogliere
i rami fatti cadere dal vento o gli alberi stroncati dal peso della neve così
accendono il fuoco e possono sopravvivere nelle gelide giornate invernali.
Marco ha una discreta scorta
di legna da ardere, come molti altri abitanti del villaggio, sia perché il
vento ha soffiato violento, sia perché ogni domenica, recandosi a messa nel
vicino monastero attraverso il sentiero
del bosco, tutti gli abitanti, per tacito accordo, hanno inciso, passando, uno dei grandi alberi
nello stesso punto e così al ritorno dalla funzione religiosa hanno potuto
spartirsi la legna del tronco di cui avevano “agevolato” la caduta.
Il “padrone” ovviamente non
ha mai scoperto tali “furti”, o comunque ha sempre lasciato correre per evitare
di doversi trovare in primavera privo di servi contadini, morti durante
l’inverno per il troppo freddo o giustiziati per aver abbattuto un albero del
bosco.
Peraltro Dio stesso ha
sempre assolto questi ladri per necessità che hanno sempre confessato al prete,
subito dopo averlo compiuto, il proprio misfatto, ricevendo la assoluzione
prima di accostarsi alla comunione domenicale.
Marco mette sul fuoco una
pentola (l’unica che possiede) dopo averla riempita con dell’acqua presa dal
vicino pozzo, solleva quindi il pagliericcio ove usualmente dorme e da uno dei
sacchi sui quali poggiano le tavole che sostengono la paglia preleva un poco di
farina e la mette a cuocere nella pentola.
Nei sacchi che in pratica
formano il suo letto e la sua dispensa sono contenute tutte le sue ricchezze ed
in particolare la sua parte di “decima” del raccolto dell’anno precedente che
deve bastare a sfamarlo fino alla nuova stagione ed al nuovo raccolto.
Marco impugna un lungo mestolo
in legno e si mette a girare il contenuto della pentola che ha cominciato a
bollire, vicino al fuoco fa caldo e si sta bene, il tempo scorre lentamente e
pensieri, ricordi e immagini si affollano nella mente.
Marco si versa un boccale di
vino dal barilotto che gli è stato donato perché ha raccolto più grappoli di
uva di tutti gli altri durante la scorsa vendemmia e beve a piccoli sorsi
mentre lascia vagare la sua mente alla ricerca di piacevoli sensazioni.
Marco ricorda suo cugino che
qualche mese prima si è gettato in un impetuoso torrente per soccorrere il figlio
del suo Signore che, caduto dal cavallo dentro l’acqua, rischiava di affogare
per il peso dell’armatura indossata. Quale ricompensa per il nobile gesto ora
il cugino è stato ammesso a castello, vive all’interno delle mura, mangia a
sazietà, persino la carne ogni giorno, siede al tavolo dei dignitari, servito
da altri e senza obbligo di lavorare.
Quale fortunata circostanza,
peccato che Marco fosse troppo discosto per poter prestare soccorso, quindi,
per riuscire ad integrare la propria dieta con un poco di carne, il povero
servo dovrà continuare a fare il bracconiere, rischiando la propria vita se mai
venisse sorpreso a cacciare di frodo.
Marco pensa che il
pomeriggio della prossima domenica, se
non nevicherà ancora andrà a trovare il suo fratello più piccolo, che è sempre
stato il più sveglio ed intelligente di tutta la famiglia; egli fin da bambino si è dedicato alla
chiesa, partecipando da chierichetto a tutte le funzioni e ogni anno, come
figurante biondo e grazioso, ha recitato nel presepio animato, orgoglio del
convento, ha imparato persino il latino ed è entrato nelle “grazie” dell’Abate
che lo ha affrancato; ora lui vive insieme ai frati, si occupa dell’orto ed ha
accesso alla dispensa ed alla cella dell’Abate stesso; sicuramente alla fine
della visita Marco avrà in dono una ciotola di sale (che sta finendo nella sua
“dispensa”) ed un sacchetto pieno di fave secche che gli piacciono tanto.
Marco toglie la pentola dal
fuoco e ne rovescia il contenuto sul tavolo, la polenta ancora fumante è troppo
calda e nell’attesa di poterla mangiare, recita a voce bassa le sue preghiere
quotidiane e ringrazia vivamente Dio per quel che ha, ricordando bene quanto
detto da un monaco predicatore che il giorno prima è passato per il villaggio
ed ha raccontato con dovizia di efferati particolari come nel contado vicino,
distante solo cinque giorni di cavallo, la carestia e la pestilenza stanno
facendo morire quasi tutti gli abitanti.
Trascorre così il giorno, il
tempo scorre lento per settimane e mesi, poi arriva la primavera, inizia il
lavoro nei campi, dall’alba al tramonto Marco deve faticare in continuo,
seminare, zappare, concimare, potare, diserbare anche con le mani sanguinanti,
guai a fermarsi o sentirsi stanchi, si rischia la frusta, poi arriva il momento
del raccolto.
La divisione dei raccolti è
presto fatta, tolta la decima per la chiesa, la decima per il nutrimento
invernale dei servi contadini, tutto il resto va al nobile padrone del castello.
E così i giorni, gli anni e
le stagioni si alternano fino alla fine della vita terrena di Marco.
Il Signore di Marco è un nobile anziano e previdente, ha sempre
provveduto ad accantonare parte del raccolto per far fronte ai periodi di
carestia e si è sempre dimostrato tollerante e benevolo.
Il Signore di Marco vive nel
castello con la sua famiglia, la corte ed i nobili parenti e dignitari, il cibo
e le bevande sono sempre abbondanti anche quando non si festeggia qualche
circostanza o non si ricevono altri nobili in visita.
Il Signore di Marco in
inverno ha un camino sempre acceso in ogni stanza e si allieta tutto l’anno
ascoltando musici e ammirando giullari e giocolieri durante i banchetti.
Il Signore di Marco possiede
cavalli, gioielli, greggi, terreni, boschi, laghi, fiumi, ha una moglie e qualche
concubina (anche se non sarebbe ciò gradito alla Chiesa), intrattiene rapporti
con altri Signori par suo, dorme in un grande letto a baldacchino con morbide
lenzuola, e dispone persino di una biblioteca con dei veri libri, pieni di
splendide figure d’oro e d’argento, che vengono curati da un chierico suo
consigliere nonché amanuense – bibliotecario, questi ha anche l’incarico di
seguire una regolare corrispondenza con i feudi vicini, per poter conoscere e
vigilare su quel che avviene nel mondo.
Solo in caso di pestilenza
si possono considerare paritetiche le condizioni tra Marco ed il suo nobile
Signore, giacché la scarsa efficacia dei rimedi suggeriti dai medici di corte
in caso di malattia rendono equivalente le probabilità di sopravvivenza per i
due.
Se si ipotizzano una serie
di indicatori( ad esempio: aspettativa di vita, salute, quantità di proteine e
vitamine disponibili, indice di felicità, quantità di endorfine prodotte,
calorie consumate durante la vita, divertimenti, soddisfazioni e quanto altro
si possa immaginare) dando a ciascuno un valore numerico, le condizioni di vita
comparate di Marco e del suo Signore così
misurate evidenzierebbero probabilmente i seguenti risultati:
Qualità di vita di Marco: indice a quota 3.000,00
Qualità di vita del suo Signore: indice
a quota 100.000,00
Anno del Signore 2016 o giù di lì, mattino di un giorno qualsiasi
Il ragioniere Marco è un giovane impiegato bancario addetto allo sviluppo.
Egli non è sposato e vive da
solo in un appartamento di due locali e servizi in un paesino dell’hinterland
milanese e lavora presso la sede della banca, al centro della grande metropoli.
L’alloggio del ragioniere
Marco è luminoso ed abbastanza ampio, dotato di impianto di riscaldamento a gas
autonomo, di molti elettrodomestici e di quanto serve per rendere la vita confortevole
secondo lo standard comune ai nostri tempi.
E’ un mattino invernale particolarmente nebbioso ed il ragioniere
Marco si è svegliato, come al solito, assai presto per non far tardi al lavoro.
Il ragioniere Marco, dopo le
quotidiane abluzioni si reca in cucina apre il frigorifero, prende il latte e
lo mette a bollire sul fornello, prende il pane, la marmellata, i biscotti e
consuma una abbondante colazione, poi si veste rapidamente, esce e si infila in
macchina per recarsi al lavoro.
La nebbia è molto fitta,
tutti procedono a passo d’uomo e presto si forma un colossale ingorgo.
Mentre aspetta di poter
ripartire (se arriverà al lavoro ancora una volta in ritardo rischia una
“penalty” avendo superato nell’ultimo mese, non per sua colpa, ogni possibile
tolleranza nei ritardi), il ragioniere Marco, anche per non innervosirsi,
lascia divagare la sua mente e ricorda con un poco di invidia che il cugino,
della sua stessa età, grazie ad una vincita milionaria del padre, ha potuto
proseguire gli studi e frequentare un “master” in America e grazie anche alla
sua intelligenza e capacità, è stato prescelto come membro del consiglio
direttivo di una grande multinazionale, pertanto ora si muove per il mondo in
jet privato od in elicottero, certamente senza avere problemi di traffico.
Non mancano certo per il
ragioniere Marco anche motivi di soddisfazione, è infatti ancora dolce il
ricordo di come ha trascorso le ferie la scorsa estate quando, grazie ad un
piccolo stratagemma (invero un poco disonesto), operando di straforo sui
pacchetti azionari di alcuni clienti, ha potuto accumulare una bella sommetta
di danaro con cui si è concesso una lussuosa vacanza ai Caraibi in compagnia
della bellissima segretaria del direttore; il ragioniere pensa ovviamente di
non venir mai scoperto e spera poter ripetere prima della prossima estate il
“gioco”.
Se sarà possibile, il
ragioniere Marco si ripromette stavolta di visitare l’Africa che lo ha sempre
affascinato; i panorami vastissimi e la fauna: leoni, elefanti, giraffe, zebre,
visti alla televisione, gli sono da sempre piaciuti.
Lo stesso ragioniere Marco
ha pure visto in una recente trasmissione che in Africa stessa, in fondo
distante solo circa cinque ore di aereo, vi sono altre realtà meno affascinanti
e alcuni autoctoni muoiono persino di fame e di sete; il ragioniere pensa di
essere stato fortunato a non nascere in Africa, nero tra i neri e un pochino si
intristisce per la loro condizione, ripromettendosi di fare una offerta ad una
delle associazioni di beneficienza che si occupano di questi problemi prima di
partire per la sua eventuale prossima vacanza, così la sua coscienza si sente
sollevata.
Al ragioniere Marco si
affacciano nella mente anche altri pensieri tristi, quale il ricordo della sua
cara madre che è morta pochi mesi prima perché, pur essendo da anni in attesa
di un trapianto di reni, necessario per la sua sopravvivenza, non ha trovato in
tempo un donatore compatibile; per fortuna il traffico si muove e dovendosi
concentrare sulla guida nella nebbia tutti i pensieri, allegri e tristi, si
ripongono nel suo inconscio.
Così, giorno dopo giorno,
mese dopo mese, anno dopo anno, la vita del ragioniere Marco trascorre più o
meno felicemente nel solito modo.
Il signore e “padrone” del ragioniere Marco non è certamente il suo
direttore generale, ma il titolare della multinazionale che possiede tra le
tante attività la maggioranza delle azioni della banca dove lavora.
Il padrone del ragioniere
Marco muove le fila di immensi “affari”
internazionali, decide se finanziare le guerre tribali nei paesi
sottosviluppati, per impadronirsi delle risorse di intere regioni della terra,
se giocare con i bilanci dei cosiddetti Stati Sovrani attraverso “operazioni
economiche”, magari agendo insieme ad altri suoi pari.
Il padrone del ragioniere
Marco vive tutto l’anno a bordo del suo megayacht insieme alla sua famiglia ed
ai suoi più fidati dirigenti, navigando
lungo le coste più belle del mondo e spostandosi a seconda delle stagioni, l’
elicottero di servizio provvede quasi quotidianamente ad approvvigionare con
fresche prelibatezze, locali e non, la sua dispensa ed all’occorrenza a
condurlo a terra per partecipare a feste, meeting e riunioni, comanda il suo
impero impartendo ordini attraverso sofisticati sistemi di comunicazione
satellitari.
A bordo vi è una attrezzata
sala operatoria e una equipe medica che alcuni mesi prima ha provveduto a
trapiantare un rene, rapidamente “reperito sul mercato”, al nonno, fondatore di
tale impero economico, che aveva la stessa malattia della madre del ragioniere
Marco.
Se, come in precedenza fatto
riferendosi ai tempi del medioevo, si ipotizzano una serie di indicatori (aspettativa di vita,
salute, quantità di proteine, vitamine, indice di felicità, calorie consumate
durante la vita, divertimenti, soddisfazioni e quanto altro si possa
immaginare) dando loro un valore
numerico, la somma di tali valori atta a rappresentare con un numero la
differenza tra le condizioni di vita del ragioniere Marco e del suo “padrone”,
darebbe alla fine quasi certamente i seguenti risultati:
Qualità di vita del ragioniere Marco: indice a quota 5.000,00
Qualità di vita del suo padrone: indice a quota 150.000,00
Concludendo:
Nel paragonare la vita del
servo Marco e del suo discendente ragioniere Marco con quella dei loro
rispettivi padroni ci si accorge così che poco è cambiato nei secoli, invero le
differenze di qualità della vita tra i due si sono forse accentuate.
Vi è peraltro da prendere in
considerazione che nell’anno mille il servo Marco, scorgendo all’orizzonte una nuvola di polvere
sollevata dai cavalli di qualche tribù barbara in caccia di bottino, si sarebbe
subito rifugiato dentro le mura del castello ed in tale circostanza il suo
signore, insieme ai nobili e ai cavalieri avrebbe indossato l’armatura, pronto a pugnare e a rischiare la vita per difendere
il suo territorio ed i suoi servi.
Se invece ai giorni d’oggi
spirassero venti di guerra nel paese del ragioniere Marco, costui sarebbe
chiamato alle armi per difendere se stesso, la patria ed il patrimonio del suo
padrone, mentre quest’ultimo si allontanerebbe navigando serenamente lontano
dalla zona del pericolo.
Ma allora dal medio evo ad oggi quale è stato il reale progresso
sociale della così detta “umanità”?
Forse solo un progresso quantitativo e tecnologico?:
Dispensa –
frigorifero.
Fuoco – fornello.
Cavallo – automobile.
Caccia di frodo – imbrogli, per
ottenere miglioramenti del tenore di vita.
Uomini (nostri simili) morti
per fame a cinque giorni di cavallo – oggi a cinque ore di aereo.
Marco il servo non era certo
pienamente soddisfatto e felice della sua condizione, intrappolato in una
organizzazione parassitaria e statica ha
vissuto tutta la sua vita cercando di rincorrere le sue esigenze primarie (fame
e freddo) e poco più, vuoi per bruta ignoranza o per mancanza di stimoli non ha
forse mai intrapreso a ragionare sul vero progresso e sugli aspetti sociali
della vita.
Marco il ragioniere, uomo
moderno, capace e abbastanza colto, potrebbe invece rendersi conto della
realtà, ma non è certo stimolato in tal senso dalla attuale organizzazione
sociale che specie attraverso il massiccio uso dei media lo spinge a vivere
tutta la sua vita rincorrendo il possesso di una molteplicità di oggetti
materiali e lo induce persino a illudersi di avere una coscienza sociale,
invitandolo di continuo a “sragionare” su singoli, modesti, poco utili e talvolta falsi problemi morali.
Come ottenere un vero progresso dell’uomo in quanto tale e come opporci
fattivamente alla attuale situazione di stallo del progresso sociale?
Quali azioni possono intraprendere gli UMANI volenterosi di cambiare
effettivamente tale stato delle cose?
E’ utile per primo
riesaminare attraverso una analisi critica tutte le informazioni che mirano ad
indirizzare univocamente il nostro agire e sentire e per questo si comincerà a
pubblicare sul sito una specie di rassegna critica delle notizie che ci vengono
propinate di continuo allo scopo di poter mantenere dormienti le nostre vere
coscienze sociali e si cercheranno di individuare i relativi input subconsci.
Non pretendiamo di indicare
metodi e scopi come in un manifesto programmatico di un qualsiasi movimento
politico o morale, sin dall’inizio obsoleto proprio perché si basa sulla
volontà di cambiare (non di innovare) lo stato attuale: vogliamo solo poter sviluppare
le nostre coscienze critiche per cercare di creare insieme qualcosa di
finalmente nuovo!!!!
Se nelle storie di Marco
riconoscete anche solo una parte della realtà quotidiana, se siete comunque
insoddisfatti, aiutateci anche economicamente, per consentirci di proseguire a
raccontarvi nuove storie e a commentare criticamente quanto oggi accade e
perché si vuole che accada, cerchiamo insieme di oltrepassare i limiti posti
dalla nostra organizzazione sociale.
Sosteneteci e comunicateci
il vostro pensiero, da tutte le vostre, veramente libere e non condizionate,
osservazioni e proposte potrà nascere un nuovo modo di ragionare sul concetto
stesso di progresso sociale e finalmente un nuovo programma per perseguire tale
progresso.