I racconti delle storie
di vita parallele dei comuni cittadini medievali e di quelli moderni, presenti nel sito di Marco, dimostrano in definitiva che nessun cambiamento reale o significativo
progresso si sono avuti nei rapporti istintivi tra gli esseri umani e che quasi
tutti non sono ancora riusciti a prendere coscienza della loro “vera e nobile”
essenza.
Questa, se adeguatamente perseguita e considerata come base comune, con l’ausilio del normale raziocinio, l’integrità morale e l’educazione al suo utilizzo, è idealmente sufficiente a regolare tutti i rapporti di convivenza tra gli uomini.
Questa, se adeguatamente perseguita e considerata come base comune, con l’ausilio del normale raziocinio, l’integrità morale e l’educazione al suo utilizzo, è idealmente sufficiente a regolare tutti i rapporti di convivenza tra gli uomini.
Da sempre l’organizzazione
della società si è solo ottenuta attraverso regole stabilite ed imposte da una
maggioranza o da una minoranza in grado di prevaricare e aventi efficacia più o
meno cogente a seconda della valenza della stessa maggioranza o minoranza; di
fatto tutti i sistemi fino ad oggi adottati per agevolare la convivenza hanno
influito sui singoli privilegiandone alcuni a danno di altri e hanno dato per
scontato il fatto che i rapporti tra umani dovessero essere naturalmente
conflittuali, vista la falsamente presunta immutabile natura “bellicosa” di
tutti gli individui.
Per quanto attiene agli
aspetti morali dei sistemi normativi regolatori di rapporti sociali creati sino
ad oggi basti pensare che le leggi, vigenti in quasi tutte le nazioni,
ammettevano fino alla fine del diciannovesimo secolo l’istituto della schiavitù
(che peraltro ancora oggi pare sopravvivere in alcuni “particolari” ambiti
territoriali) e le leggi odierne contribuiscono a favorire ovunque un eccesso
di sperequazione sociale.
Esaminando come oggi si
interagisce nell'ambito della società, in Italia ed ovviamente in tutto il
mondo “civile” si deve ammettere che la cosiddetta democrazia partecipata, che
prevede la esistenza di un certo numero di rappresentanti politici eletti dal
popolo ai quali è demandato il compito di legiferare in merito alle regole di
convivenza per il bene di tutti, non è stata in grado di favorire un vero
sviluppo del potenziale morale e sociale di ciascuno e ha in pratica trascurato
il fine primario di educare l’uomo a comportarsi come tale nei confronti di
tutti i suoi simili. Si è pertanto riusciti solo ad utilizzare la minaccia di
pena come deterrente dei comportamenti aggressivi e quasi nulla si è fatto per
favorire concretamente la condivisione e applicazione di principi etici da
tutti auspicati, ma ricordati e raramente perseguiti solo da alcuni individui
per lo più appartenenti a determinate organizzazioni definite “religiose”
aventi scopi morali e quindi considerati solo come principi ispiratori e non
regolatori (perché forse gli scopi morali non sono concretamente civili e non
possono essere recepiti quale vera base normativa?).
La stessa pretesa di
libertà ed eguaglianza del singolo considerata valore assoluto è di certo non
garantita affatto dalla rigida separazione dei poteri (per esempio quella tra
il potere legislativo e quello giudiziario) che si è troppo spesso ridotta ad una
continua e monotona affermazione di principi e ad una lotta per la affermazione
dei privilegi dei singoli organismi esercitanti i poteri; forse oltre che di
una separazione si sarebbe dovuto prevedere e statuire una qualche regola di
concreta e continua cooperazione e che lo “Stato” non si limitasse solo
genericamente a “favorire lo sviluppo” sociale ma che si impegnasse
parallelamente a modificare e se necessario abbattere, anche più volte, ogni
sistema, organismo o norma che risulti rallentare, ignorare o ostacolare lo
sviluppo etico delle singole coscienze. Da troppo tempo si è operato solo
promuovendo riforme e modifiche parziali
dello schema organizzativo sociale che, pur tendendo ad ottenere qualche
miglioramento funzionale nell'ambito delle singole materie o dei rapporti fra
gruppi omogenei di cittadini, sono in pratica servite a sprecare energie, a
creare illusioni e di fatto ad impedire ogni forma di “benefica” e costante
rivoluzione “globale” del sistema vigente.
Quando gran parte dei
singoli cittadini, conviventi in un qualsiasi ambito territoriale (comune,
regione, nazione ecc.) non ritiene opportuno partecipare esprimendo attraverso
il voto la propria indicazione relativa ai politici ed ai loro programmi di
modifiche legislative (in favore del bene comune?) si deve dedurre che il
vigente “sistema” regolatore dei rapporti tra gli uomini nel suo insieme ha
fallito: questa è la attuale realtà.