Kim Jong-un è il
cosiddetto dittatore della Corea del nord che la sua famiglia governa da circa
settanta anni e da tempo occupa un posto di primo piano nelle discussioni di
politica internazionale, ma chi o cosa è la Corea del nord?
Si tratta di un paese
che ha circa 24 (ventiquattro) milioni di abitanti, con una percentuale di
alfabetizzazione del 100%, la cui economia cresce al ritmo del 3% annuo e che è
stato in grado di sviluppare una tecnologia atomica malgrado da decenni sia
stato soggetto a sanzioni e pressioni internazionali.
Corea del nord e Kim Jong-un: lo scacchiere internazionale
A parte le varie critiche
riferite al suo personale fantasioso comportamento (peraltro poco conosciuto
dato il regime di censura globale che vige nel paese), bisogna prendere atto
che l’operato di Kim nella pratica non sembra proprio quello di uno strano e
bislacco dittatore, ma piuttosto quello di un abile giocatore di scacchi in
grado di misurarsi alla pari anche contro tutte le altre nazioni nello
scacchiere mondiale.
La paventata esplosione
di un conflitto atomico causata da un improvviso attacco della Corea del nord,
di fatto contro il resto del mondo, non sussiste, al contrario tale pericolo si
potrebbe concretizzare nel caso in cui la comunità internazionale volesse
intervenire militarmente per eliminare lo scomodo Kim.
La stessa comunità
internazionale ha infatti già storicamente operato con interventi armati o utilizzo
di sanzioni economiche nei confronti di alcuni suoi membri, definendoli
fantasiosamente stati canaglia.
Tale comportamento interventista è da sempre giustificato o da motivi etici (ripristino dei principi
umanitari e democratici che devono considerarsi imprescindibili componenti di
ogni ordinamento statale) o dal timore che lo stesso stato canaglia, si
consolidi fino a poter rendere inefficaci gli interventi più comuni (sanzioni
economiche) ed aumenti le sue capacità militari fino a divenire un pericolo per
altri stati.
In realtà una infinità di
altre cause condizionano le azioni della comunità internazionale: motivazioni
economiche per prime e poi la opportunità di mantenimento degli attuali assetti
ed equilibri mondiali della cui etica e democraticità si potrebbe discutere a
lungo.
Sembra che nel caso della
Corea del Nord la comunità internazionale si sia resa conto troppo tardi della
“necessità” di intervenire anche militarmente e che tale intervento è ormai
inopportuno visto il deterrente nucleare effettivamente già a disposizione di
tale paese “canaglia”.
In caso di attacco
militare alla Corea del nord questa si potrebbe difendere, magari riuscendo
solo a far esplodere sul suo stesso territorio un ordigno nucleare molto
potente e di conseguenza ne verrebbero coinvolti i vicini territori confinanti
di Russia e Cina, contrarie ad ogni intervento armato e di fatto alleate di
Kim.
Corea del nord e Kim Jong-un: conclusioni
Le aperte minacce degli
U.S.A., l’allarmismo della Francia e di altri paesi europei e non, risultano in
tale situazione inutili manifestazioni di paura, come è parzialmente inutile
rinforzare con armamenti e sistemi anti missile ad alta tecnologia le difese
dei paesi orientali più vicini alla Corea del Nord, difficilmente in grado di
scongiurare da soli il pericolo di una escalation bellica a livello mondiale.
Indipendentemente dal
credo politico ci si deve augurare che il dittatore Kim Jong-un non sia il
buffone pazzoide come descritto spesso dai media, ma sia l’abile giocatore di
scacchi che sta cercando di contrastare da solo i membri più potenti ed
influenti della comunità internazionale da sempre privilegiati perché in grado
di ricorrere anche alla guerra contro il singolo stato restio ad adeguarsi ai
principi morali ed economici da loro stessi sostenuti.