venerdì 29 settembre 2017

Politica e vaticano Papa Francesco degli stupidi


Di recente un membro influente della comunità politica internazionale del vaticano (Papa Francesco), ha affermato, in presenza di numerosi giornalisti, che l’uomo è stupido.
Tale affermazione, sia pur riferita specificatamente al comportamento tenuto nei confronti della natura che circonda ed accoglie noi mortali, merita di essere approfondita.

Innanzitutto è evidente che la nostra stupidità si sia manifestata da tempo, invero la Chiesa Cattolica esiste come organizzazione ed espressione di un potere da duemila anni e nei secoli ha spesso censurato delle azioni definite incivili e immorali di uomini e nazioni.

Tali azioni il più delle volte alla fine non hanno giovato a nessuno e hanno solo danneggiato molti e quindi dalla stessa chiesa possono essere state considerate con chiarezza e semplicità comportamenti da stupidi.

Politica e Vaticano: comportamenti scorretti

Che la causa dei nostri comportamenti scorretti sia da attribuire in toto o in parte alla nostra stupidità non è solo una teoria, ma sembrerebbe una realtà.

Sarebbe utile capire quanto noi uomini siamo stupidi e se lo siamo tutti allo stesso modo, o se i comportamenti sociali più o meno censurabili derivano dal diverso grado di stupidità degli attori.

Insomma sarebbe interessante individuare chi è più stupido e chi lo è meno e studiare i possibili rimedi per scongiurare tale difetto.

Evidentemente risulta difficile per ciascuno ammettere che nessuno è esente da stupidità, ma forse è proprio così.

Tutti sono concordi nel voler perseguire scopi di eguaglianza, di equità e di redistribuzione delle risorse attraverso l' organizzazione sociale.

In realtà la disuguaglianza e la disparità di condizione di vita tra gli uomini sono ancora il risultato pratico ottenuto.

Politica sociale in Italia

La nazione Italia, non ha raggiunto gli obiettivi etici anche quelli costituzionalmente prefissati come in pratica tutte le altre.

Eppure il nostro paese si posiziona come partner virtuoso di organizzazioni internazionali che sono state a loro volta incapaci di ottenere con rapida concretezza il raggiungimento dei nobili scopi prefissati.

 Combattere la fame, tutelare dagli abusi le minoranze etniche, promuovere una vera democrazia, favorire principi umanitari in genere ecc. sono azioni riconosciute da tutti etiche e doverose.

Alla guida del nostro stivale si sono alternati negli ultimi sessanta anni decine di personaggi e di partiti politici che sempre hanno affermato di voler ridurre le disuguaglianze e di voler perseguire lo sviluppo sociale.

Purtroppo le disuguaglianze restano e lo sviluppo è da sempre in contrasto con prescrizioni e limiti economici che troppo spesso, secondo i nostri governanti di oggi, sono imposti da prevalenti motivazioni internazionali.

Una componente di stupidità dei comuni cittadini ha sicuramente contribuito ad assicurare la pace sociale in una situazione da così tanto tempo così poco soddisfacente ed è indubbio interesse di “chi comanda” mantenere tale componente per continuare a godere dei propri privilegi.

Chi ha detenuto e/o detiene oggi il cosiddetto potere politico, al fine di giustificare le carenze etiche presenti nella società italiana, non riuscendo a definire un chiaro percorso per recuperare le risorse necessarie a risolverle senza dover mettere in crisi il vigente sistema, ha di fatto scelto di considerare le problematiche nazionali come se fossero parte dei problemi internazionali (o almeno Europei).

Ma ora, di fatto, solo in ambito nazionale deve trovare le risorse economiche per gli ormai necessari ed urgenti cambiamenti sociali, ma è per di più vincolato dalle stesse limitazioni internazionali; non è forse un poco stupido tale agire.

Curare, nei fatti e non a parole, la nostra stupidità, perseguire la verità eliminando dai dibattiti di tipo politico le bugie, le omissioni e i voluti condizionamenti, favorire
l’aumento del livello della cultura e della consapevolezza potrebbero risultare utile ausilio per programmare ed attuare i necessari cambiamenti del sistema.

Forse solo così le necessarie riforme risulterebbero non condizionate da istanze prevaricatrici di una o dell’altra parte sociale; pensiamoci