Ha assunto rilevanza
nazionale la notizia che a Roma l’azienda di trasporto pubblico locale ATAC è
ricorsa al tribunale per ottenere l’ammissione alla procedura del concordato
preventivo, non potendo più far fronte al pagamento di debiti accumulati per
ben 1,38 miliardi.
Di fatto, considerato che
l’ultimo bilancio ATAC evidenzia un passivo di circa 220 milioni, senza la
possibilità di reperire risorse nemmeno per far fronte ai numerosi decreti
ingiuntivi dei fornitori pregressi, nulla altro si poteva fare per continuare
ad operare.
Con rapidissimo
provvedimento si è avuto parere favorevole (visto l’enorme interesse pubblico
in ballo) si è così evitato il fallimento dell’azienda ed assicurato, per ora,
ai romani il trasporto quotidiano e si è anche evidenziato che quando serve il
connubio tra potere politico e potere giudiziario funziona egregiamente.
Atac il fallimento dei contribuenti
Tutti riconoscono che le
cause del dissesto della azienda romana dei trasporti sono da attribuirsi a
cattiva gestione e sovradimensionamento dell’organico dovuto ad assunzioni
clientelari protrattesi negli anni, tralasciamo pertanto di infierire in merito.
Non tutti si sono ben
resi conto che, dal punto di vista pratico, poiché il comune e la regione
elargiscono ogni anno 500 milioni all’ATAC, quale corrispettivo del contratto
di servizio a suo tempo stipulato, in realtà le modeste prestazioni fornite ai
cittadini, al netto dei ricavi, sono state passive per almeno 720 milioni.
Se si fosse evidenziato
questo aspetto il fallimento sarebbe stato forse più appropriatamente
dichiarato; in proposito e per la cronaca, i 500 milioni li pagano i
contribuenti con le imposte locali ed il passivo di bilancio di 220 milioni,
pure!
In una situazione del genere
anche il più esperto amministratore non potrà agire agevolmente nel riordino
del caos burocratico né potrà ottenere congrui risparmi a carico dei fornitori
vecchi già scottati o di quelli nuovi oltremodo timorosi. Qualsiasi intervento
venga deciso si verrà a riproporre la medesima situazione fra qualche tempo.
Atac la
speranza di non vedere un futuro fallimento; Alitalia insegna
Per dimenticare la
desolazione di quanto sopra descritto si potrebbe anche sognare una ipotesi di
pura fantasia prevedente una separata gestione del trasporto su rotaia ed una
privatizzazione e frazionamento del trasporto su gomma in 1250 micro aziende
(tanti sono i veicoli giornalmente circolanti) o più.
Ciascuna azienda
stipulerebbe un contratto di servizio relativo ad uno o più percorsi in grado
di garantire, a parità di esborso per i contribuenti locali, circa € 400.000,00
annui di introito per ogni autobus circolante (un sogno per i privati noleggiatori
di grandi veicoli).
Il problema serio
riguarderebbe quella parte di personale amministrativo o burocratico che non
venisse riciclato nelle nuove mini aziende o in una residua snella struttura di
coordinamento né sarebbe adeguatamente assistito se posto in esubero.
Che la situazione dell’ATAC
e del concordato preventivo sia disastrosamente aggravata dal
sopradimensionamento dell’organico e dai costi eccessivi lo si evince anche dal
fatto che, come sopra esposto, i 500 milioni del contratto di servizio potrebbero
essere da soli addirittura sufficienti a compensare il costo annuo dei mezzi
pubblici circolanti a disposizione dei romani.
Possibile che nessuno si
sia mai accorto che negli ultimi dieci anni il trasporto pubblico romano ha
accumulato perdite gestionali per quasi 8 miliardi (realtà evidenziata solo da
pochissimi commentatori e mai apertamente riconosciuta dai politici).
Chiunque possa ipotizzare
una reale possibilità di soluzione ai problemi del trasporto pubblico locale
senza prevedere un ulteriore enorme aumento dei costi per i cittadini sarebbe
un genio che dovrebbe prestare da subito il suo aiuto.
Ad oggi non sono
individuabili indolori vie di uscita dalla disastrosa situazione dell’ ATAC, ma
solo fantasiose ipotesi come quelle sopra illustrate o mendaci previsioni di
riassetto attraverso artifizi contabili di bilancio.
Purtroppo anche numerose
altre aziende municipalizzate che in tutta Italia forniscono servizi vari ai
cittadini paiono soffrire degli stessi mali e stanno creando ulteriori debiti a
carico dei cittadini, chi ci potrà salvare?