sabato 7 ottobre 2017

Il secessionismo della Catalogna effetti nel nostro paese


Sembra che il problema derivato dal secessionismo della catalogna sia improvvisamente divenuto argomento di enorme rilevanza nelle cronache di tutti i giornali e che le vicende di questa regione spagnola possano avere ripercussioni sugli equilibri europei ed italiani.
Cerchiamo di esaminare gli avvenimenti con estrema oggettività riferendoci a quanto è stato scritto o detto in questi giorni.

Secessionismo della catalogna: realtà o imposizione?

Innanzitutto bisogna ricordare che la catalogna non è una regione particolarmente oppressa dallo stato centrale, né risulta vi siano particolari discriminazioni per i suoi abitanti che di fatto godono di tutte le libertà garantite a tutti i cittadini spagnoli dalla costituzione della loro nazione.

Tutti (o quasi tutti) sono concordi nell'attribuire la volontà separatista dei catalani a motivi economici e pongono in evidenza il fatto che la creazione di una nazione separata porterebbe ad un notevole incremento della ricchezza disponibile, venendo meno l’obbligo di contribuire a ripianare i debiti di altre regioni meno produttive.

Ma di che cosa si parla? E’ davvero conveniente addivenire alla creazione di una nuova nazione? Vediamo di esaminare i numeri resi noti ad oggi.

Se è vero che al netto delle prestazioni fornite dallo stato centrale il differenziale in favore di quest’ultimo è pari a circa dodici miliardi, che cioè i catalani pagano ogni anno per tasse ed altri accessori 12 miliardi in più di quanto ricevono, quale cittadino di una nuova nazione un catalano potrebbe contare su circa € 150 (centocinquanta) mensili di risparmio fiscale.

Tale somma è da considerare in buona parte al lordo di quelle spese organizzative e di rappresentanza che, divenuta nazione, la catalogna dovrebbe comunque sostenere ex novo e che potrebbero riservare notevoli sorprese.

Ovviamente eventuali risparmi non verrebbero ripartiti con criteri assolutamente egualitari e il comune cittadino in rivolta contro il centralismo di Madrid dovrebbe ben sapere che il suo impegno e la sua guerra personale potranno forse esser premiati con un futuribile aumento di reddito di circa € 80,00 (ottanta) mensili. 

Secessionismo in italia e maggiore autonomia: conviene?

In Italia gli ottanta Euro mensili già li abbiamo avuti senza dover troppo manifestare e quindi dovremmo essere contenti, però anche da noi, sia pure in termini diversi, alcune regioni chiedono di poter acquisire maggiori responsabilità nella gestione delle prestazioni statali erogate ai cittadini e hanno promosso in merito appositi referendum.

La richiesta di gestire autonomamente la spesa di tali prestazioni dovrebbe favorire un consistente risparmio fiscale, in pratica parte delle imposte che attualmente sono assorbite dalla organizzazione centrale dovrebbero restare a disposizione del governo regionale che in teoria spenderebbe meno e meglio.

Già oggi regioni e comuni gestiscono alcune entrate (tasse regionali e comunali) fornendo come contropartita beni e servizi a suo tempo già garantiti dallo stato.

Per quanto si è visto non si sono comunque avuti notevoli risparmi o miglioramenti in favore del singolo cittadino, anzi appare spesso il contrario.

Cercare di ottenere maggiore autonomia fiscale e gestionale non conviene neppure alle regioni più produttive, è invece necessario ricercare un rimedio alla sperequazione della capacità produttiva e del reddito fra cittadini di diverse regioni.

Resta una chimera da tutti perseguita a parole la individuazione delle azioni (che dovrebbero necessariamente essere coordinate centralmente) per rendere omogenea la distribuzione del reddito tra tutti i cittadini di tutte le regioni.

Non pare che vi siano in merito programmi globali effettivamente praticabili e sarebbe necessario l’apporto di tutti per individuare e predisporre metodologie pratiche e strategie realmente funzionali allo sviluppo omogeneo dei territori.

I nostri politici, negli anni, hanno distribuito a pioggia incentivi e favorito interventi che poi si sono rivelati inutili perché non sembra si siano incardinati nell'ambito di una programmazione regionale e globale da tutti condivisa. 

Cattedrali nel deserto

Si deve ricordare la assoluta non valenza della creazione di molte infrastrutture regionali realizzate con il contributo europeo o dello stato centrale (le famigerate cattedrali nel deserto) che sono state volute per motivi politici e non nell'ambito di un serio piano di sviluppo.
Sarebbe interessante studiare e verificare se si possa partire dal recupero funzionale degli interventi risultati inefficaci o quasi, in effetti non risulta consultabile a livello regionale o statale un elenco completo e dettagliato delle opere inutili, forse qualche politico illuminato potrebbe interessarsi all'argomento, ma ne dubitiamo.