Sembra che il problema
derivato dal secessionismo della catalogna
sia
improvvisamente divenuto argomento di enorme rilevanza nelle cronache di tutti
i giornali e che le vicende di questa regione spagnola possano avere
ripercussioni sugli equilibri europei ed italiani.
Cerchiamo di esaminare
gli avvenimenti con estrema oggettività riferendoci a quanto è stato scritto o
detto in questi giorni.
Secessionismo della catalogna: realtà o imposizione?
Innanzitutto bisogna
ricordare che la catalogna non è una regione
particolarmente oppressa dallo stato centrale, né risulta vi siano particolari
discriminazioni per i suoi abitanti che di fatto godono di tutte le libertà
garantite a tutti i cittadini spagnoli dalla costituzione della loro nazione.
Tutti (o quasi tutti)
sono concordi nell'attribuire la volontà separatista dei catalani
a
motivi economici e pongono in evidenza il fatto che la creazione di una nazione
separata porterebbe ad un notevole incremento della ricchezza disponibile,
venendo meno l’obbligo di contribuire a ripianare i debiti di altre regioni
meno produttive.
Ma di che cosa si parla?
E’ davvero conveniente addivenire alla creazione di una nuova nazione? Vediamo
di esaminare i numeri resi noti ad oggi.
Se è vero che al netto
delle prestazioni fornite dallo stato centrale il differenziale in favore di
quest’ultimo è pari a circa dodici miliardi, che cioè i catalani pagano ogni
anno per tasse ed altri accessori 12 miliardi in più di quanto ricevono, quale
cittadino di una nuova nazione un catalano potrebbe contare su circa € 150
(centocinquanta) mensili di risparmio fiscale.
Tale somma è da
considerare in buona parte al lordo di quelle spese organizzative e di
rappresentanza che, divenuta nazione, la catalogna dovrebbe comunque sostenere
ex novo e che potrebbero riservare notevoli sorprese.
Ovviamente eventuali
risparmi non verrebbero ripartiti con criteri assolutamente egualitari e il
comune cittadino in rivolta contro il centralismo di Madrid dovrebbe ben sapere
che il suo impegno e la sua guerra personale potranno forse esser premiati con
un futuribile aumento di reddito di circa € 80,00 (ottanta) mensili.
Secessionismo in italia e maggiore autonomia: conviene?
In Italia gli ottanta
Euro mensili già li abbiamo avuti senza dover troppo manifestare e quindi
dovremmo essere contenti, però anche da noi, sia pure in termini diversi,
alcune regioni chiedono di poter acquisire maggiori responsabilità nella
gestione delle prestazioni statali erogate ai cittadini e hanno promosso in
merito appositi referendum.
La richiesta di gestire
autonomamente la spesa di tali prestazioni dovrebbe favorire un consistente
risparmio fiscale, in pratica parte delle imposte che attualmente sono
assorbite dalla organizzazione centrale dovrebbero restare a disposizione del
governo regionale che in teoria spenderebbe meno e meglio.
Già oggi regioni e comuni
gestiscono alcune entrate (tasse regionali e comunali) fornendo come
contropartita beni e servizi a suo tempo già garantiti dallo stato.
Per quanto si è visto non
si sono comunque avuti notevoli risparmi o miglioramenti in favore del singolo
cittadino, anzi appare spesso il contrario.
Cercare di ottenere
maggiore autonomia fiscale e gestionale non conviene neppure alle regioni più
produttive, è invece necessario ricercare un rimedio alla sperequazione della
capacità produttiva e del reddito fra cittadini di diverse regioni.
Resta una chimera da
tutti perseguita a parole la individuazione delle azioni (che dovrebbero
necessariamente essere coordinate centralmente) per rendere omogenea la
distribuzione del reddito tra tutti i cittadini di tutte le regioni.
Non pare che vi siano in
merito programmi globali effettivamente praticabili e sarebbe necessario l’apporto
di tutti per individuare e predisporre metodologie pratiche e strategie
realmente funzionali allo sviluppo omogeneo dei territori.
I nostri politici, negli
anni, hanno distribuito a pioggia incentivi e favorito interventi che poi si
sono rivelati inutili perché non sembra si siano incardinati nell'ambito di una
programmazione regionale e globale da tutti condivisa.
Cattedrali nel deserto
Si deve ricordare la
assoluta non valenza della creazione di molte infrastrutture regionali
realizzate con il contributo europeo o dello stato centrale (le famigerate
cattedrali nel deserto) che sono state volute per motivi politici e non
nell'ambito di un serio piano di sviluppo.
Sarebbe interessante studiare
e verificare se si possa partire dal recupero funzionale degli interventi
risultati inefficaci o quasi, in effetti non risulta consultabile a livello
regionale o statale un elenco completo e dettagliato delle opere inutili, forse
qualche politico illuminato potrebbe interessarsi all'argomento, ma ne
dubitiamo.