martedì 31 ottobre 2017

Storie di peste e banche: esaminiamo il caso banca d’italia

Il caso Visco relativo alla banca d’Italia ha sollevato molte polemiche: il caso banche si può rapportare alla peste, malattia che ha flagellato il nostro paese.    

Molti secoli orsono, quando l’Italia non si era ancora costituita in nazione gli uomini, in specie i comuni cittadini che vivevano in contesti urbani, non godevano certo di ottime condizioni igieniche generali.
Una grande metropoli, come ad esempio Milano, presentava notevoli carenze nei servizi di pulizia e di smaltimento dei rifiuti, le fogne per lo più non esistevano e ove presenti spesso scorrevano a cielo aperto.
Eppure i governanti di quei tempi pretendevano il pagamento di vari balzelli e tasse che comunque avevano tra l’altro il fine di assicurare una maggiore cura del decoro urbano e dell’ambiente, ma troppo spesso ci si limitava alla erezione di monumenti in genere equestri ed alla manutenzione delle mura di cinta cittadine.
Accadeva quindi che periodicamente si manifestassero epidemie più o meno gravi, in particolare la cosiddetta peste, favorita dalla presenza di numerosissimi ratti e propagata dalla promiscuità in cui vivevano i ceti meno abbienti, tristemente famosa per causare un gran numero di decessi tra la popolazione.
Ovviamente le conoscenze medico scientifiche del tempo non potevano individuare esattamente le cause del fenomeno, ma comunque era usanza che i signori in caso di pestilenza, allo scopo di proteggersi, si ritirassero nelle loro ville di campagna fuori dalla confusione, dalla promiscuità cittadina e in parte dalla sporcizia, riuscendo così spesso a salvarsi.
Il grande Alessandro Manzoni nel suo più famoso e più letto romanzo che narra le peripezie di un certo Renzo pone in evidenza che il diffondersi delle epidemie veniva comunemente imputato alla azione delittuosa dei cosiddetti untori ai quali davano la caccia popolani e governanti, questi ultimi ben felici di aver facilmente individuato dei capri espiatori da punire anche con la morte.

Storie di peste e banche: dal passato al presente

In tempi moderni le grandi città sono sempre afflitte dagli stessi problemi: insufficiente cura del decoro urbano, pessima manutenzione di strade e fogne, problematiche varie attinenti allo smaltimento dei rifiuti ed altro.
Per fortuna, grazie alla migliorata condotta igienica dei cittadini e al progresso della medicina non si verificano più epidemie di peste o simili, anche se qualche caso sporadico di pandemia, sia pur d’altro vario tipo e meno pericolosa, talvolta si continua a manifestare proprio per mancanza di adeguate condizioni igienico sanitarie.
Il ricorso alla figura dell’untore cui imputare la colpa di ogni conseguenza delle malefatte attribuibili all'operato dei governanti in carica è peraltro rimasto come pratica gradita a tutto il nostro establishment.
Di recente in campo economico, o meglio nel settore bancario, si sono evidenziate epidemie gravissime che hanno distrutto i risparmi e le capacità economiche di migliaia di individui, clienti di alcune banche fallite.
Per curare tali epidemie che rischiavano di far morire quasi tutte le banche il governo (quindi noi contribuenti) ha per ora dovuto spendere 20 o più miliardi, ma non tutti sono guariti e molte piaghe restano da curare.
Il nostro ex premier Renzi, che poteva apparire coinvolto, per vari noti motivi, nelle vicissitudini di almeno uno degli istituti incriminati si è affrettato, di fatto, a formulare l’accusa di untore ad un altro soggetto: la Banca d’Italia, ente autonomo che con i suoi poteri di controllo è appositamente incaricato di vigilare sulla salute e sull'operato degli stessi istituti di credito e quindi quanto meno dovrebbe essere corresponsabile dell’accaduto.
Nessuna gogna e nessun patibolo ha subito l’untore additato, anzi il rappresentante a capo di tale ente di controllo è stato rapidissimamente e senza dubbi delegato per altri sei anni quale controllore del sistema bancario italiano.

Ci si può solamente immaginare di quale potere siano realmente titolari la banca d’Italia e le banche in genere che, in accordo con tutte le massime cariche dello stato, hanno potuto di fatto infischiarsene di accuse formulate apertamente da un ex primo ministro capo del governo e attuale segretario del partito di maggioranza.
E’ pur vero che, forse solo per calmare le proteste delle migliaia di risparmiatori rovinati, è stata nominata una commissione di inchiesta parlamentare delegata ad indagare sulle attività delle banche coinvolte, ma nessuna accusa specifica è stata formulata e, visti i precedenti, si ha ragione di temere che la ratio di tale nomina abbia semplicemente scopo dilatorio, atto a far cessare il clamore attuale.

Non dimentichiamoci poi che la funzione giudicante della commissione potrebbe di fatto assorbire quella della magistratura sottraendo alla giustizia ordinaria gli autori di eventuali malefatte.

L’autorità di vigilanza si è affrettata a depositare agli atti della stessa commissione parlamentare una relazione di ben 4.000 (quattromila) pagine, certamente illustrante la regolarità ed il numero dei controlli eseguiti, le pagine non sembra siano state comunque rese pubbliche e i tempi per esaminarle non saranno certamente brevi.
Ci aspettano a breve nuove elezioni, uno stop forzato delle indagini parlamentari è prevedibile, indipendentemente dalla volontà di proseguirle seriamente e di giungere a delle conclusioni plausibili, chissà quando (o meglio se) sarà fatta chiarezza?
Ma se tutte le ispezioni ed i controlli previsti sono stati regolarmente eseguiti, come a priori in linea di massima sembrerebbe essere stato fatto, vista la immediata riconferma alla cieca dei vertici dell’organo controllante, non sorge allora il dubbio che il sistema di controllo non funzioni e sia da cambiare?

Oppure è stata la interessata volontà politica (in questo caso probabilmente bipartisan) che ha favorito i dissesti nei bilanci delle banche?

Tutti gli organi di informazione, anche quelli specializzati nelle questioni economiche si limitano considerare come per lo più dovuto alla massa di crediti deteriorati il momento di difficoltà in cui versano di fatto tutti gli istituti di credito.
Non si tiene conto peraltro che queste sofferenze sono per lo più una conseguenza della cattiva gestione sulla quale doveva vigilare l’organo di controllo; è come se in un caso di assassinio le indagini si limitassero ad accertare che a provocare la morte della vittima è stato un proiettile, senza ritenere di dover indagare oltre per individuare chi e perché abbia sparato!