venerdì 17 novembre 2017

Consultazioni elettorali in Italia tra promesse e realtà


In vista delle ormai prossime consultazioni elettorali in Italia, sono già cominciate le grandi manovre. Tutti i politici già si affannano a illustrare con toni trionfalistici una serie di provvedimenti legislativi che in caso di vittoria intendono attuare, o quanto meno promuovere, per rendere più piacevole la vita degli elettori.

Cerchiamo di inquadrare quanto ci viene e ci verrà detto nell'ambito della realtà attuale del nostro paese, giusto per non essere trascinati nel vortice di illusorie aspettative.

Consultazioni elettorali in Italia: le promesse

Ovviamente per prima cosa tutti dichiarano e dichiareranno di voler ottenere per i cittadini il miglioramento della condizione economica, della sicurezza, della salute, della cultura ecc. ecc.

Dal punto di vista economico (argomento che in fondo viene considerato prevalente) tutti concordano nel voler ridurre in generale il carico fiscale e contemporaneamente nel voler supportare con maggiori integrazioni gli individui e le famiglie meno abbienti.

Dal punto di vista della sicurezza tutti intendono assicurare un maggiore e miglior controllo delle frontiere nazionali e del territorio attraverso appositi pacchetti, anche normativi, che ovviamente prevedono maggiori investimenti per supportare l’incremento delle tradizionali forze dell’ordine e per dotarle di migliori strumenti tecnologici (ad esempio maggiore estensione delle reti di videosorveglianza in città).

Dal punto di vista della salute tutti ribadiscono come fondamentale il diritto alla salute ed alle cure per tutti i cittadini e la necessità di ampliare l’offerta di prestazioni sanitarie e di migliorarne gli standard.

Dal punto di vista della cultura e quindi della connessa scuola tutti vogliono agevolare lo sviluppo culturale degli italiani (anche portando l’obbligo scolastico fino ai 18 anni), investire in mirabolanti ed interattivi poli museali nonché in progetti di integrazione scolastica con il mondo del lavoro.

Ad oggi, dopo le recenti elezioni tenutesi in Sicilia, non vi è ancora stato tempo per verificare se le alleanze e/o coalizioni che si presenteranno alle consultazioni nazionali saranno le stesse concordate in quella sede regionale, ma si può facilmente supporre che, tranne improbabili eccezioni, a concorrere per il potere, con speranza di successo, saranno principalmente tre competitor.

Di fatto fra pochi mesi nei comizi e nei dibattiti si daranno battaglia una coalizione di centro destra, una coalizione di centro sinistra ed in solitario il Movimento cinque stelle.

Consultazioni elettorali in Italia: la realtà

Accertato che tutti vorranno intervenire, almeno per migliorare come sopra detto i fattori economici, della sicurezza, della salute, della cultura, salvo altri e che per operare fattivamente è necessario spendere: quanti soldi serviranno per attuare i programmi elettorali e, visto che nessuno dichiara di voler aumentare le tasse (anzi il contrario), da dove si trarranno le risorse?

Al momento sembrerebbe che la principale concreta fonte di finanziamento per nuovi programmi di spesa sia rappresentata dai maggiori introiti fiscali che potrebbero derivare dalla prevista crescita del PIL nazionale.

Tale crescita, che a fine del 2017 dovrebbe assestarsi intorno all’uno virgola cinque per cento assicurerebbe, fermo il resto, una maggiore disponibilità per finanziare i nuovi programmi di spesa e lo sviluppo industriale.

Ogni altra fonte che non preveda un aumento di imposte, o comunque di entrate, comporterebbe un aumento del debito pubblico e la rinegoziazione, con modifica, dei parametri fondamentali del nostro bilancio statale a suo tempo concordati con le istituzioni europee.

Ma in definitiva l’aumento percentuale stimato del PIL di quanto farà incrementare gli introiti fiscali? Nella ricerca della verità dovremo assistere al solito balletto delle cifre?

Ed inoltre, visto che si sta parlando di dati e proiezioni statistiche, che comunque potrebbero presentare qualche scostamento dalla realtà, verificabile solo a consuntivo dopo il prossimo 31 dicembre, come è possibile ad oggi impostare un programma ed un corretto ed esaustivo bilancio preventivo veramente plausibile sulla base di mere previsioni senza tenere in debito conto la possibilità di eventuali piccole o grandi variazioni?

Non è forse probabile che, ovviamente dopo le prossime elezioni, si potrebbe rendere necessario procedere ad una manovra di assestamento per tamponare eventuali falle previsionali che comporterà evidentemente il sacrificio economico dei comuni cittadini?

La ricerca volta a reperire risorse economiche attraverso la eliminazione degli inutili ed enormi sprechi gestionali di stato, regioni, comuni, municipalizzate ecc. ecc. sembra non abbia dato (o voluto dare) risultati apprezzabili e la cosiddetta spending review, che poteva assicurare notevoli risparmi, fino ad oggi non ha dato i risultati attesi e appare ormai relegata a componente marginale dell’azione di ogni governo, perché?

La stessa legge che prevedeva la eliminazione delle province e che avrebbe dovuto rappresentare l’inizio di una più generale riforma burocratica, non è stata di fatto completata, la burocrazia per ora ha vinto nei confronti dello stesso governo del paese per ignavia dei governanti.

In realtà il potere delle forze che si oppongono alla reale modifica del vecchio è ben supportato dai circa 13 milioni di voti che sono di fatto espressione della volontà conservatrice dei vari burocrati e boiardi di stato, regioni, provincie, enti vari ecc. (inclusi ovviamente le loro famiglie ed accoliti).

Tale bacino elettorale, assai compatto ed attento, è stato da sempre considerato determinante per assicurare la possibilità di vittoria di ogni forza politica e la sua valenza si è ancor più accresciuta se si considera la sempre più scarsa affluenza alle urne elettorali.

La paura del singolo cittadino di perdere i piccoli o grandi privilegi ottenuti, destinati comunque a vanificarsi col tempo se non si verificheranno decisivi cambiamenti, è altro serio motivo che impedisce il vero rinnovamento e la effettiva riforma delle istituzioni, necessari per intraprendere un virtuoso cammino verso uno sviluppo più concreto, ma anche più attento al rispetto dei valori etici che dovrebbero rappresentare le basi per lo sviluppo di una società umana.