In vista delle ormai
prossime consultazioni elettorali in Italia, sono già cominciate le grandi
manovre. Tutti i politici già si affannano a illustrare con toni trionfalistici
una serie di provvedimenti legislativi che in caso di vittoria intendono
attuare, o quanto meno promuovere, per rendere più piacevole la vita degli
elettori.
Cerchiamo di inquadrare
quanto ci viene e ci verrà detto nell'ambito della realtà attuale del nostro
paese, giusto per non essere trascinati nel vortice di illusorie aspettative.
Consultazioni elettorali in Italia: le promesse
Ovviamente per prima cosa
tutti dichiarano e dichiareranno di voler ottenere per i cittadini il miglioramento
della condizione economica, della sicurezza, della salute, della cultura ecc.
ecc.
Dal punto di vista
economico (argomento che in fondo viene considerato prevalente) tutti
concordano nel voler ridurre in generale il carico fiscale e contemporaneamente
nel voler supportare con maggiori integrazioni gli individui e le famiglie meno
abbienti.
Dal punto di vista della
sicurezza tutti intendono assicurare un maggiore e miglior controllo delle
frontiere nazionali e del territorio attraverso appositi pacchetti, anche
normativi, che ovviamente prevedono maggiori investimenti per supportare
l’incremento delle tradizionali forze dell’ordine e per dotarle di migliori
strumenti tecnologici (ad esempio maggiore estensione delle reti di
videosorveglianza in città).
Dal punto di vista della
salute tutti ribadiscono come fondamentale il diritto alla salute ed alle cure
per tutti i cittadini e la necessità di ampliare l’offerta di prestazioni
sanitarie e di migliorarne gli standard.
Dal punto di vista della
cultura e quindi della connessa scuola tutti vogliono agevolare lo sviluppo culturale
degli italiani (anche portando l’obbligo scolastico fino ai 18 anni), investire
in mirabolanti ed interattivi poli museali nonché in progetti di integrazione
scolastica con il mondo del lavoro.
Ad oggi, dopo le recenti
elezioni tenutesi in Sicilia, non vi è ancora stato tempo per verificare se le
alleanze e/o coalizioni che si presenteranno alle consultazioni nazionali
saranno le stesse concordate in quella sede regionale, ma si può facilmente
supporre che, tranne improbabili eccezioni, a concorrere per il potere, con
speranza di successo, saranno principalmente tre competitor.
Di fatto fra pochi mesi
nei comizi e nei dibattiti si daranno battaglia una coalizione di centro
destra, una coalizione di centro sinistra ed in solitario il Movimento cinque
stelle.
Consultazioni elettorali in Italia: la realtà
Accertato che tutti
vorranno intervenire, almeno per migliorare come sopra detto i fattori
economici, della sicurezza, della salute, della cultura, salvo altri e che per operare
fattivamente è necessario spendere: quanti soldi serviranno per attuare i
programmi elettorali e, visto che nessuno dichiara di voler aumentare le tasse
(anzi il contrario), da dove si trarranno le risorse?
Al momento sembrerebbe
che la principale concreta fonte di finanziamento per nuovi programmi di spesa
sia rappresentata dai maggiori introiti fiscali che potrebbero derivare dalla
prevista crescita del PIL nazionale.
Tale crescita, che a fine
del 2017 dovrebbe assestarsi intorno all’uno virgola cinque per cento
assicurerebbe, fermo il resto, una maggiore disponibilità per finanziare i nuovi
programmi di spesa e lo sviluppo industriale.
Ogni altra fonte che non
preveda un aumento di imposte, o comunque di entrate, comporterebbe un aumento
del debito pubblico e la rinegoziazione, con modifica, dei parametri
fondamentali del nostro bilancio statale a suo tempo concordati con le
istituzioni europee.
Ma in definitiva
l’aumento percentuale stimato del PIL di quanto farà incrementare gli introiti
fiscali? Nella ricerca della verità dovremo assistere al solito balletto delle
cifre?
Ed inoltre, visto che si
sta parlando di dati e proiezioni statistiche, che comunque potrebbero
presentare qualche scostamento dalla realtà, verificabile solo a consuntivo dopo
il prossimo 31 dicembre, come è possibile ad oggi impostare un programma ed un corretto
ed esaustivo bilancio preventivo veramente plausibile sulla base di mere
previsioni senza tenere in debito conto la possibilità di eventuali piccole o
grandi variazioni?
Non è forse probabile
che, ovviamente dopo le prossime elezioni, si potrebbe rendere necessario
procedere ad una manovra di assestamento per tamponare eventuali falle previsionali
che comporterà evidentemente il sacrificio economico dei comuni cittadini?
La ricerca volta a
reperire risorse economiche attraverso la eliminazione degli inutili ed enormi
sprechi gestionali di stato, regioni, comuni, municipalizzate ecc. ecc. sembra
non abbia dato (o voluto dare) risultati apprezzabili e la cosiddetta spending
review, che poteva assicurare notevoli risparmi, fino ad oggi non ha dato i
risultati attesi e appare ormai relegata a componente marginale dell’azione di
ogni governo, perché?
La stessa legge che
prevedeva la eliminazione delle province e che avrebbe dovuto rappresentare
l’inizio di una più generale riforma burocratica, non è stata di fatto
completata, la burocrazia per ora ha vinto nei confronti dello stesso governo
del paese per ignavia dei governanti.
In realtà il potere delle
forze che si oppongono alla reale modifica del vecchio è ben supportato dai
circa 13 milioni di voti che sono di fatto espressione della volontà
conservatrice dei vari burocrati e boiardi di stato, regioni, provincie, enti
vari ecc. (inclusi ovviamente le loro famiglie ed accoliti).
Tale bacino elettorale,
assai compatto ed attento, è stato da sempre considerato determinante per
assicurare la possibilità di vittoria di ogni forza politica e la sua valenza
si è ancor più accresciuta se si considera la sempre più scarsa affluenza alle
urne elettorali.
La paura del singolo
cittadino di perdere i piccoli o grandi privilegi ottenuti, destinati comunque
a vanificarsi col tempo se non si verificheranno decisivi cambiamenti, è altro
serio motivo che impedisce il vero rinnovamento e la effettiva riforma delle
istituzioni, necessari per intraprendere un virtuoso cammino verso uno sviluppo
più concreto, ma anche più attento al rispetto dei valori etici che dovrebbero
rappresentare le basi per lo sviluppo di una società umana.