mercoledì 22 novembre 2017

Democrazia e poteri forti capitolo primo


Parliamo di democrazia e poteri forti, dove riscontriamo che molte nazioni, specie nel cosiddetto mondo occidentale, da tempo hanno organizzato la convivenza dei propri cittadini secondo regole e principi definiti democratici, considerati universalmente i più idonei a garantire la pacifica convivenza, la libertà, i diritti e lo sviluppo degli individui.

Di fatto le norme regolatrici della convivenza dovrebbero essere emanate da politici legislatori liberamente eletti e tenuti ad interpretare le volontà della maggioranza del popolo, che viene periodicamente chiamato a giudicare la rispondenza ai propri desiderata dei provvedimenti presi da tali prescelti confermando o non rinnovando la loro elezione.

La separazione tra poteri legislativi, giudiziari, esecutivi ecc., è inoltre prevista da quasi tutte le leggi fondamentali dei vari stati democratici come garanzia di omogeneo trattamento e protezione delle libertà del singolo cittadino al fine di evitargli ogni ingiusta discriminazione chiamata democrazia.

Vediamo come in Italia vengono nella realtà realizzati gli aulici principi esposti nel connubio democrazia e poteri forti

Innanzitutto si rileva come ormai l’affluenza alle urne degli italiani sia normalmente inferiore al 50% (ne sono prova i risultati delle recenti consultazioni elettorali che addirittura hanno evidenziato, sia pure in un particolare territorio una partecipazione di solo un terzo degli aventi diritto al voto).

I nostri legislatori in pratica legiferano dovendo tener presente la volontà espressa solo da una minoranza di cittadini peraltro abbastanza evidentemente condizionati nelle scelte dalla appartenenza a gruppi di potere e volti alla conservazione dei propri privilegi alla faccia del bene comune.

Né si può affermare che una maggiore partecipazione popolare potrebbe modificare tale situazione visto che la scelta di tutti i rappresentanti politici, futuri legislatori, è determinata dagli stessi partiti ed anche essi sembrano agire inevitabilmente sotto l’influenza degli stessi vari ed agguerriti gruppi di potere.

Di fatto la nomina dei concorrenti alle elezioni non è strettamente legata alle preferenze dell’elettorato e troppo spesso i sia pur volenterosi cittadini comuni non conoscono direttamente chi votano e non sanno riconoscersi in alcun candidato, né oggi, dopo tante delusioni, possono basare la loro scelta su proposizioni programmatiche generiche che mai sono state storicamente ed esattamente rispettate. L’unico modo per manifestare la propria insoddisfazione è risultato l’astenersi.

Anche in merito alla discriminazione tra cittadini che dovrebbe essere evitata dal sistema democratico così come concepito, tra il dire ed il fare vi è di mezzo il famoso mare.
In quanto alla amministrazione della così detta giustizia, visti i costi da affrontare per sostenere le proprie giuste ragioni in giudizio, non vi è forse una effettiva discriminazione tra chi è più e chi è meno abbiente? E questo vale sia in sede civile che penale.

I migliori avvocati costano e qualsiasi giudizio controverso che richieda una approfondita trattazione per la individuazione della verità ha un costo elevatissimo non da tutti agevolmente sostenibile; il farraginoso ricorso all’istituto del gratuito patrocinio è invocabile solo da pochi indigenti e di fatto (in sede civile con espressa previsione) potrebbe accertare agevolmente la verità solo nei casi definibili più semplici.

Ammesso e non concesso che sesso, razza, religione ed appartenenza a qualche influente gruppo di potere o di opinione non incidano nel formare le convinzioni dei giudici in un giudizio, il portafogli è certamente causa di discriminazione che troppo spesso conduce all'ingiustizia.

Anche il potere esecutivo che sarebbe tenuto ad eseguire con chiarezza e celerità quanto demandatogli, da tempo crea discriminazioni e conseguente malcontento in misura sempre maggiore e, vista la infinità di regole burocratiche applicabili ed interconnesse, non si riesce neppure a censurare agevolmente molti dei suoi comportamenti di fatto illegittimi.

Considerata la quantità e qualità delle devianze dagli scopi prefissati dal sistema democratico vigente è lecito pensare seriamente che non basta una più pedissequa ed onesta applicazione delle previste norme, come da alcuni sostenuto, ma che sia necessario rivedere e riformare lo stesso sistema; questo potrebbe essere quanto avvertito in pancia dai cittadini astensionisti, tale istanza non è apertamente riconosciuta da alcuna delle fazioni politiche esistenti. 

Di recente invero alcuni tentativi per regolamentare almeno il problema della influenza esercitata sui partiti e sui singoli rappresentanti da parte delle varie minoranze organizzate in lobby sono stati esperiti, ma con scarsi risultati, anche perché, a differenza di altre nazioni, in Italia, forse per un particolare approccio mentale, difficilmente si riconosce una differenza sostanziale tra il lobbing ed il cugino traffico di influenza da considerare come reato.

Gli stessi organi di informazione, che dovrebbero anch'essi favorire l’assetto democratico (si parla di mass media e giornali), garantendo a tutti la conoscenza oggettiva degli avvenimenti, il più delle volte si dedicano a riferire artatamente solo la estrapolazione parziale di un fatto o evento, al fine di pubblicizzare interpretazioni e analisi favorevoli alle opinioni del gruppo (clan, parte politica ecc.) cui appartengono.

La situazione sopra descritta sembra non proprio ideale dal punto di vista della democrazia, ma ancor più ci si dovrebbe preoccupare se si fa riferimento al principio basilare della trasparenza ed a quanto recentissimamente comunicato dai partner europei dell’Italia che hanno apertamente chiesto ai nostri governanti di non raccontare bugie alla popolazione!


Una elencazione e descrizione della valenza di democrazia e dei cosiddetti poteri forti dovrà essere ovviamente oggetto di futuri approfondimenti.