Parliamo di democrazia e
poteri forti, dove riscontriamo che molte nazioni, specie nel cosiddetto mondo
occidentale, da tempo hanno organizzato la convivenza dei propri cittadini
secondo regole e principi definiti democratici, considerati universalmente i
più idonei a garantire la pacifica convivenza, la libertà, i diritti e lo
sviluppo degli individui.
Di fatto le norme
regolatrici della convivenza dovrebbero essere emanate da politici legislatori liberamente
eletti e tenuti ad interpretare le volontà della maggioranza del popolo, che
viene periodicamente chiamato a giudicare la rispondenza ai propri desiderata
dei provvedimenti presi da tali prescelti confermando o non rinnovando la loro
elezione.
La separazione tra poteri
legislativi, giudiziari, esecutivi ecc., è inoltre prevista da quasi tutte le
leggi fondamentali dei vari stati democratici come garanzia di omogeneo
trattamento e protezione delle libertà del singolo cittadino al fine di
evitargli ogni ingiusta discriminazione chiamata democrazia.
Vediamo come in Italia vengono nella realtà realizzati gli aulici principi esposti nel connubio democrazia e poteri forti
Innanzitutto si rileva
come ormai l’affluenza alle urne degli italiani sia normalmente inferiore al
50% (ne sono prova i risultati delle recenti consultazioni elettorali che
addirittura hanno evidenziato, sia pure in un particolare territorio una
partecipazione di solo un terzo degli aventi diritto al voto).
I nostri legislatori in
pratica legiferano dovendo tener presente la volontà espressa solo da una
minoranza di cittadini peraltro abbastanza evidentemente condizionati nelle scelte
dalla appartenenza a gruppi di potere e volti alla conservazione dei propri
privilegi alla faccia del bene comune.
Né si può affermare che
una maggiore partecipazione popolare potrebbe modificare tale situazione visto
che la scelta di tutti i rappresentanti politici, futuri legislatori, è
determinata dagli stessi partiti ed anche essi sembrano agire inevitabilmente
sotto l’influenza degli stessi vari ed agguerriti gruppi di potere.
Di fatto la nomina dei
concorrenti alle elezioni non è strettamente legata alle preferenze
dell’elettorato e troppo spesso i sia pur volenterosi cittadini comuni non
conoscono direttamente chi votano e non sanno riconoscersi in alcun candidato,
né oggi, dopo tante delusioni, possono basare la loro scelta su proposizioni
programmatiche generiche che mai sono state storicamente ed esattamente
rispettate. L’unico modo per manifestare la propria insoddisfazione è risultato
l’astenersi.
Anche in merito alla
discriminazione tra cittadini che dovrebbe essere evitata dal sistema
democratico così come concepito, tra il dire ed il fare vi è di mezzo il famoso
mare.
In quanto alla
amministrazione della così detta giustizia, visti i costi da affrontare per
sostenere le proprie giuste ragioni in giudizio, non vi è forse una effettiva
discriminazione tra chi è più e chi è meno abbiente? E questo vale sia in sede
civile che penale.
I migliori avvocati
costano e qualsiasi giudizio controverso che richieda una approfondita
trattazione per la individuazione della verità ha un costo elevatissimo non da tutti
agevolmente sostenibile; il farraginoso ricorso all’istituto del gratuito
patrocinio è invocabile solo da pochi indigenti e di fatto (in sede civile con
espressa previsione) potrebbe accertare agevolmente la verità solo nei casi
definibili più semplici.
Ammesso e non concesso
che sesso, razza, religione ed appartenenza a qualche influente gruppo di
potere o di opinione non incidano nel formare le convinzioni dei giudici in un
giudizio, il portafogli è certamente causa di discriminazione che troppo spesso
conduce all'ingiustizia.
Anche il potere esecutivo
che sarebbe tenuto ad eseguire con chiarezza e celerità quanto demandatogli, da
tempo crea discriminazioni e conseguente malcontento in misura sempre maggiore
e, vista la infinità di regole burocratiche applicabili ed interconnesse, non
si riesce neppure a censurare agevolmente molti dei suoi comportamenti di fatto
illegittimi.
Considerata la quantità e
qualità delle devianze dagli scopi prefissati dal sistema democratico vigente è
lecito pensare seriamente che non basta una più pedissequa ed onesta
applicazione delle previste norme, come da alcuni sostenuto, ma che sia
necessario rivedere e riformare lo stesso sistema; questo potrebbe essere
quanto avvertito in pancia dai cittadini astensionisti, tale istanza non è
apertamente riconosciuta da alcuna delle fazioni politiche esistenti.
Di recente invero alcuni
tentativi per regolamentare almeno il problema della influenza esercitata sui
partiti e sui singoli rappresentanti da parte delle varie minoranze organizzate
in lobby sono stati esperiti, ma con scarsi risultati, anche perché, a
differenza di altre nazioni, in Italia, forse per un particolare approccio
mentale, difficilmente si riconosce una differenza sostanziale tra il lobbing
ed il cugino traffico di influenza da considerare come reato.
Gli stessi organi di
informazione, che dovrebbero anch'essi favorire l’assetto democratico (si parla
di mass media e giornali), garantendo a tutti la conoscenza oggettiva degli
avvenimenti, il più delle volte si dedicano a riferire artatamente solo la
estrapolazione parziale di un fatto o evento, al fine di pubblicizzare interpretazioni
e analisi favorevoli alle opinioni del gruppo (clan, parte politica ecc.) cui
appartengono.
La situazione sopra
descritta sembra non proprio ideale dal punto di vista della democrazia, ma
ancor più ci si dovrebbe preoccupare se si fa riferimento al principio basilare
della trasparenza ed a quanto recentissimamente comunicato dai partner europei
dell’Italia che hanno apertamente chiesto ai nostri governanti di non
raccontare bugie alla popolazione!
Una elencazione e
descrizione della valenza di democrazia e dei cosiddetti poteri forti dovrà
essere ovviamente oggetto di futuri approfondimenti.