In attesa di apprendere
ciò che i nostri politici ci vorranno definitivamente comunicare in merito agli
schieramenti che si daranno battaglia per
il governo dei prossimi cinque anni, attualmente oggetto di complesse e
teatrali trattative, cerchiamo di azzardare una previsione di massima su quanto
dovrà avvenire basandoci in buona parte anche su una semplice analisi psicologica
degli elettori.
Schieramenti politici: prima analisi
Premesso che la attuale
crisi economica, assai preoccupante per quasi tutti, sembra ancora non
scongiurata ma destinata a durare a lungo e che molti italiani temono di dover
affrontare ulteriori sacrifici o comunque di dover continuare a perdere parte
dei molti, pochi o pochissimi privilegi eventualmente ottenuti è facile
individuare la paura come componente forse maggioritaria tra le motivazioni
delle scelte di voto.
Altra componente
rilevante è la rabbia dovuta al generale scontento avvertito nei confronti
degli stessi politici (passati e presenti), a torto o a ragione ormai da molti ritenuti
quanto meno corresponsabili dei nostri problemi, non certo da loro condivisi,
visti i privilegi di cui notoriamente godono.
La stessa rabbia può
indurre da un lato a votare contro i partiti attualmente al potere, ma, specie
se accompagnata da un sentimento di sfiducia generica, porta a pratiche
astensioniste ed al rifiuto di sostenere una qualsiasi delle parti in gioco.
Di certo il risultato
delle prossime consultazioni, secondo i campioni di elettori ad oggi sondaggiati, dovrebbe favorire un generale cambiamento ed un conseguente miglioramento del
tenore di vita dei cittadini, lo stesso cambiamento peraltro è auspicato da
tutti i concorrenti, nessuno escluso.
Schieramenti politici il vento dei voti
La motivazione che
porterà l’elettore a votare per l’uno o l’altro dei politici che si presentano
al giudizio delle urne non è più da tempo condizionata prevalentemente dalla pura
e semplice componente ideologica e ben consci di questo i vari leader già hanno
anticipato la distribuzione delle esche utili per pescare la maggior quantità
possibile di voti.
Ed allora: chi promette
un reddito di cittadinanza, chi una pensione minima di mille Euro, chi una
serie di incentivazioni per le imprese, chi uno sgravio dei costi del lavoro e
chi più ne ha più ne metta!
Si presuppone che
l’insieme di quanto promesso sia stato ovviamente valutato sotto l’aspetto
economico, in relazione alla possibilità del nostro bilancio statale di affrontarne
le conseguenze economiche, malgrado i vincoli internazionali e che magari la sostenibilità
di ulteriori spese derivi da una nascosta plusvalenza o da un tesoretto
individuati grazie ad un attento esame dei cosiddetti uffici studio dei singoli
partiti, una volta spesso citati dai nostri onorevoli ed ora non più.
Ma tali
organismi esistono ancora o si procede per sola approssimazione e/o per sentito
dire?
Restando ancorati all'evidenza della realtà e considerate le osservazioni e premesse di cui sopra
si rileva che, sulla base dei pochi dati ormai certi, fra pochi mesi alle
prossime elezioni andranno a votare circa il 50% dei cittadini aventi diritto,
e lo schieramento così detto di centrodestra dovrebbe comunque prevalere, anche
se non in larghissima misura, su tutti gli altri.
Solo nuovi eclatanti avvenimenti
(qualche rinvio a giudizio eccellente, qualche nuovo scandalo tirato fuori all'ultimo momento proprio per convenienza elettorale, una improvvisa e
devastante crisi a livello mondiale ecc.) ovvero una imprevista più corposa
partecipazione al voto potrebbero riservare qualche significativa sorpresa.
Quanto sta avvenendo
sotto i nostri occhi ed avverrà, ancora una volta come in passato, nell'insieme
non appare certamente idoneo a promuovere lo sviluppo degli stessi principi
etici e di libertà, fraternità ed eguaglianza che ormai da secoli dovrebbero
essere la base dello ordinamento democratico delle società civili, pensiamoci!