mercoledì 29 novembre 2017

Sicurezza dei cittadini: armati si risolve?

Da tempo molti cittadini si sono armati poiché lamentano di aver perso la sicurezza personale, ritenendo di non essere adeguatamente protetti nei confronti della sopravvenienza di criminalità che sembra affollare il nostro paese e attentare quotidianamente al patrimonio ed alla stessa vita dei comuni cittadini


Le critiche rivolte alle autorità preposte a garantire la sicurezza dei cittadini vengono ormai espresse usualmente attraverso dibattiti televisivi e sono rafforzate dai commenti di tutti i giornali che riportano con grande clamore le notizie di cronaca nera.

Cerchiamo di esaminare oggettivamente la situazione della sicurezza dei cittadini tenendo presenti gli aspetti reali, fantasiosi e politici che sempre condizionano ogni discussione in merito.

Sicurezza dei cittadini: la politica ci viene in aiuto?

Una serie di difficoltà pratiche, non tempestivamente affrontate dai nostri governanti, hanno appesantito gli oneri di gestione dell’ordine pubblico e proprio perché a suo tempo sottovalutate si sono accentuate nel corso degli ultimi anni.

Era ed è ovvio che è divenuto di certo più complicato garantire la sicurezza dei cittadini anche a causa della presenza, nel tempo divenuta sempre più massiccia, di una moltitudine di cosiddetti migranti, provenienti da stati ove vigono regole (talvolta opposte a quelle da noi praticate per consentire la civile convivenza) ed eccezionali norme di dissuasione e/o coercizione da noi inapplicabili.

In effetti un immigrato, specie se clandestino e in stato di bisogno, più facilmente può essere indotto a rubare sapendo che in caso di arresto sarebbe condannato a scontare un periodo di privazione della libertà e non rischierebbe certo, come nel paese di origine, sanzioni assai dure e feroci (per assurdo il taglio di una mano).

D’altra parte l’Italia, culla di civiltà, è un paese garantista che considera la pena da scontare per la violazione delle regole di convivenza, più che come sanzione, come occasione rieducativa, a differenza dei sistemi giuridici assolutisti e punitivi che regolano la convivenza in molti stati del cosiddetto terzo mondo da cui buona parte dei profughi proviene.

Per parte sua lo stato, in carenza di mezzi finanziari, già da anni ha riformato l’organizzazione di controllo e prevenzione della criminalità procedendo alla modifica ed all'accorpamento di numerosi servizi di vigilanza ed in tale ottica di risparmio sono stati coinvolti anche i presidi territoriali (caserme) dei carabinieri da sempre delegati ad assicurare capillarmente la presenza dei tutori della legge.

Esiste quindi una esigenza di miglior controllo del territorio da parte degli organi di vigilanza ed è cosa nota sin da prima che si manifestasse attraverso eclatanti episodi l’ulteriore problematica derivante dalla invasione del nostro paese ad opera dei numerosissimi profughi.

I vani tentativi dello stato di garantire la sicurezza dei cittadini

La figura del vigile di quartiere, a suo tempo creata e pubblicizzata con grande enfasi, che avrebbe dovuto proprio vigilare, prevenire e proteggere, sembra sia stata inefficace ai fini del rafforzamento del sentimento di sicurezza negli abitanti delle grandi città.

A nulla è servita anche la creazione di servizi di soccorso a comunicazione diretta: numeri unici, verdi, azzurri, rosa ecc., atti a favorire l’immediato contatto fra i singoli in pericolo e le autorità di vigilanza, perché nella pratica si è dimostrato che ben poco si era cambiato in relazione ai tempi ed alle modalità di intervento e soccorso.

E’ logico pensare che ci vorrebbero più agenti, più mezzi e in definitiva molti più soldi per offrire servizi che diano maggior sicurezza e rassicurino veramente i cittadini.

Specifici stanziamenti di somme abbastanza rilevanti, in via di approvazione definitiva, sono previsti e genericamente inquadrabili nel campo della sicurezza, ma riguardano solo il contrasto al terrorismo internazionale, sorge il dubbio che buona parte dei soldi serviranno per pagare i vigilantes libici e le spese per i campi di detenzione (veri e propri lager infernali) in quel paese predisposti (su nostra richiesta?) al fine di evitare l’aumento del flusso migratorio verso l’Italia.

Le statistiche che vengono citate dai responsabili del nostro ministero degli interni indicano una costante diminuzione degli episodi delittuosi, ma non servono a rassicurare, anche perché, saranno pure diminuiti i delitti, ma le modalità di esecuzione degli stessi sembrano divenire di giorno in giorno sempre più efferate e la paura aumenta anziché diminuire.

Lo stato fallisce e si affida all'uso di armi da parte dei cittadini: la legittima difesa

Non sentendosi difesi molti cercano di proteggersi da soli provvedendo a dotarsi di mezzi ritenuti dissuasivi nei confronti dei cosiddetti delinquenti: blindature ed allarmi elettronici per la protezione delle proprietà e armi per la protezione della persona.

Sono sorte posizioni contrastanti in merito al possesso ed all'uso delle armi da parte dei cittadini comuni che hanno alimentato una vivace polemica tra chi ritiene sia legittimo possederle e usarle per difesa e chi vorrebbe vietarne assolutamente la diffusione.

Nella pratica la legge non vieta di acquistare un’arma e pacificamente ammette che questa possa essere usata a fini sportivi in appositi poligoni di tiro e detenuta entro la propria abitazione, circolare in pubblico armati è privilegio di pochi che devono esperire appositi e complessi procedimenti.

Secondo l’attuale normativa usare un’arma contro un qualsiasi individuo introdottosi senza motivo in casa e che si ritiene rappresenti una minaccia per l’incolumità propria o dei propri familiari risulta come azione da valutare e comporta un giudizio di accertamento dei fatti in genere lungo e costoso.

La norma che ammette la legittima difesa esiste da sempre nei nostri codici e consente di sparare per difendersi da un grave pericolo, ma è difficile per un cittadino dimostrare di essersi comportato esattamente in modo conforme alla fattispecie legislativa prevista.

Tralasciamo le discussioni a sfondo morale e anche religioso sorte tra favorevoli e contrari ad armarsi ed osserviamo che alla fine se lo stato non sarà un grado di ottenere visibili miglioramenti del livello di sicurezza, moltissimi cercheranno di armarsi, magari solo per sentirsi rassicurati a livello psicologico.

Possiamo suggerire, se altro non si potrà o vorrà fare, di approfittare della situazione sopra descritta istituendo una imposta o tassa straordinaria sull'acquisto di armi destinandone il ricavato ad implementare le disponibilità delle forze di polizia che così renderebbero alla fine inutile la stessa corsa agli armamenti.

Tutti i politici, riconoscono che esiste una problematica sulla sicurezza e che bisogna porvi rimedio, ma in particolar modo, a proporre di adottare norme assai più permissive per consentire di praticare una vera e propria autodifesa sono quelli che non hanno attualmente l’onere di gestione dell’ordine pubblico.


Nel frattempo è ovvio, i malavitosi italiani e/o stranieri non si preoccupano, da quanto è apparso evidente a seguito degli ultimi episodi verificatisi, loro le armi le hanno e pure le munizioni, in abbondanza!