Da tempo molti cittadini
si sono armati poiché lamentano di aver perso la sicurezza personale, ritenendo
di non essere adeguatamente protetti nei confronti della sopravvenienza di
criminalità che sembra affollare il nostro paese e attentare quotidianamente al
patrimonio ed alla stessa vita dei comuni cittadini
Le critiche rivolte alle
autorità preposte a garantire la sicurezza dei cittadini vengono ormai espresse
usualmente attraverso dibattiti televisivi e sono rafforzate dai commenti di
tutti i giornali che riportano con grande clamore le notizie di cronaca nera.
Cerchiamo di esaminare
oggettivamente la situazione della sicurezza dei cittadini tenendo presenti gli
aspetti reali, fantasiosi e politici che sempre condizionano ogni discussione
in merito.
Sicurezza dei cittadini: la politica ci viene in aiuto?
Una serie di difficoltà
pratiche, non tempestivamente affrontate dai nostri governanti, hanno
appesantito gli oneri di gestione dell’ordine pubblico e proprio perché a suo
tempo sottovalutate si sono accentuate nel corso degli ultimi anni.
Era ed è ovvio che è
divenuto di certo più complicato garantire la sicurezza dei cittadini anche a
causa della presenza, nel tempo divenuta sempre più massiccia, di una moltitudine
di cosiddetti migranti, provenienti da stati ove vigono regole (talvolta opposte
a quelle da noi praticate per consentire la civile convivenza) ed eccezionali
norme di dissuasione e/o coercizione da noi inapplicabili.
In effetti un immigrato,
specie se clandestino e in stato di bisogno, più facilmente può essere indotto
a rubare sapendo che in caso di arresto sarebbe condannato a scontare un
periodo di privazione della libertà e non rischierebbe certo, come nel paese di
origine, sanzioni assai dure e feroci (per assurdo il taglio di una mano).
D’altra parte l’Italia,
culla di civiltà, è un paese garantista che considera la pena da scontare per
la violazione delle regole di convivenza, più che come sanzione, come occasione
rieducativa, a differenza dei sistemi giuridici assolutisti e punitivi che
regolano la convivenza in molti stati del cosiddetto terzo mondo da cui buona
parte dei profughi proviene.
Per parte sua lo stato,
in carenza di mezzi finanziari, già da anni ha riformato l’organizzazione di controllo
e prevenzione della criminalità procedendo alla modifica ed all'accorpamento di
numerosi servizi di vigilanza ed in tale ottica di risparmio sono stati
coinvolti anche i presidi territoriali (caserme) dei carabinieri da sempre
delegati ad assicurare capillarmente la presenza dei tutori della legge.
Esiste quindi una
esigenza di miglior controllo del territorio da parte degli organi di vigilanza
ed è cosa nota sin da prima che si manifestasse attraverso eclatanti episodi
l’ulteriore problematica derivante dalla invasione del nostro paese ad opera dei
numerosissimi profughi.
I vani tentativi dello stato di garantire la sicurezza dei cittadini
La figura del vigile di
quartiere, a suo tempo creata e pubblicizzata con grande enfasi, che avrebbe
dovuto proprio vigilare, prevenire e proteggere, sembra sia stata inefficace ai
fini del rafforzamento del sentimento di sicurezza negli abitanti delle grandi
città.
A nulla è servita anche
la creazione di servizi di soccorso a comunicazione diretta: numeri unici, verdi,
azzurri, rosa ecc., atti a favorire l’immediato contatto fra i singoli in
pericolo e le autorità di vigilanza, perché nella pratica si è dimostrato che
ben poco si era cambiato in relazione ai tempi ed alle modalità di intervento e
soccorso.
E’ logico pensare che ci
vorrebbero più agenti, più mezzi e in definitiva molti più soldi per offrire
servizi che diano maggior sicurezza e rassicurino veramente i cittadini.
Specifici stanziamenti di
somme abbastanza rilevanti, in via di approvazione definitiva, sono previsti e
genericamente inquadrabili nel campo della sicurezza, ma riguardano solo il
contrasto al terrorismo internazionale, sorge il dubbio che buona parte dei
soldi serviranno per pagare i vigilantes libici e le spese per i campi di
detenzione (veri e propri lager infernali) in quel paese predisposti (su nostra
richiesta?) al fine di evitare l’aumento del flusso migratorio verso l’Italia.
Le statistiche che
vengono citate dai responsabili del nostro ministero degli interni indicano una
costante diminuzione degli episodi delittuosi, ma non servono a rassicurare, anche
perché, saranno pure diminuiti i delitti, ma le modalità di esecuzione degli
stessi sembrano divenire di giorno in giorno sempre più efferate e la paura
aumenta anziché diminuire.
Lo stato fallisce e si affida all'uso di armi da parte dei cittadini: la legittima difesa
Non sentendosi difesi molti
cercano di proteggersi da soli provvedendo a dotarsi di mezzi ritenuti
dissuasivi nei confronti dei cosiddetti delinquenti: blindature ed allarmi
elettronici per la protezione delle proprietà e armi per la protezione della
persona.
Sono sorte posizioni
contrastanti in merito al possesso ed all'uso delle armi da parte dei cittadini
comuni che hanno alimentato una vivace polemica tra chi ritiene sia legittimo
possederle e usarle per difesa e chi vorrebbe vietarne assolutamente la
diffusione.
Nella pratica la legge
non vieta di acquistare un’arma e pacificamente ammette che questa possa essere
usata a fini sportivi in appositi poligoni di tiro e detenuta entro la propria
abitazione, circolare in pubblico armati è privilegio di pochi che devono
esperire appositi e complessi procedimenti.
Secondo l’attuale
normativa usare un’arma contro un qualsiasi individuo introdottosi senza motivo
in casa e che si ritiene rappresenti una minaccia per l’incolumità propria o
dei propri familiari risulta come azione da valutare e comporta un giudizio di
accertamento dei fatti in genere lungo e costoso.
La norma che ammette la
legittima difesa esiste da sempre nei nostri codici e consente di sparare per
difendersi da un grave pericolo, ma è difficile per un cittadino dimostrare di
essersi comportato esattamente in modo conforme alla fattispecie legislativa
prevista.
Tralasciamo le
discussioni a sfondo morale e anche religioso sorte tra favorevoli e contrari
ad armarsi ed osserviamo che alla fine se lo stato non sarà un grado di
ottenere visibili miglioramenti del livello di sicurezza, moltissimi cercheranno
di armarsi, magari solo per sentirsi rassicurati a livello psicologico.
Possiamo suggerire, se
altro non si potrà o vorrà fare, di approfittare della situazione sopra
descritta istituendo una imposta o tassa straordinaria sull'acquisto di armi
destinandone il ricavato ad implementare le disponibilità delle forze di polizia
che così renderebbero alla fine inutile la stessa corsa agli armamenti.
Tutti i politici,
riconoscono che esiste una problematica sulla sicurezza e che bisogna porvi
rimedio, ma in particolar modo, a proporre di adottare norme assai più
permissive per consentire di praticare una vera e propria autodifesa sono
quelli che non hanno attualmente l’onere di gestione dell’ordine pubblico.
Nel frattempo è ovvio, i
malavitosi italiani e/o stranieri non si preoccupano, da quanto è apparso
evidente a seguito degli ultimi episodi verificatisi, loro le armi le hanno e
pure le munizioni, in abbondanza!