sabato 23 dicembre 2017

Banche e Ilva due brevi argomenti natalizi

Proviamo a riassumere, con dovuta semplificazione ed approssimazione, un paio di quelli che sono gli argomenti all'ordine del giorno e che vengono posti alla nostra attenzione dai vari media e sui quali si incentra in massima parte il dibattito politico elettorale.

La questione più rilevante sembra riguardi la controversa figura della ministra Boschi sul cui comportamento deontologicamente corretto o meno si discute ormai da tempo.

Da quanto è emerso dalle deposizioni di vari personaggi, raccolte dalla commissione parlamentare che dovrebbe far luce sui recenti disastri bancari accaduti in Italia, non si è accertato che la stessa ministra abbia direttamente fatto pressione nei confronti di alcuno per ottenere il salvataggio dell’istituto bancario in cui il padre è membro del consiglio di amministrazione.

Per evidenti motivi elettorali, visto che ormai fra un paio di mesi si terranno nuove elezioni, tutte le opposizioni continuano comunque e solo a richiedere a gran voce le dimissioni della ministra (anzi ex ministra) che peraltro resterebbe in carica per questi due mesi all'interno di una compagine governativa dedita ormai per lo più allo svolgimento di mansioni di ordinaria gestione.

A voler pensare bene ci si accorge che le migliaia di discussioni sorte in merito alla presunta mala fede della stessa ministra stanno impegnando i nostri politici assai più di quanto gli stessi si dedichino a discutere ed approfondire la conoscenza della vera foresta, questa certamente non vergine, costituita dall'insieme del sistema bancario sul quale si dovrebbe veramente far luce.

Sorge il sospetto che tutti, indipendentemente dal partito di appartenenza, approfittino della povera ministra per farne uno specchietto, notoriamente usato per attirare solo allodole, evitando così di dover puntare i fucili su altri e più grandi uccelli.

Un altro argomento portato, per fortuna con grande clamore, alla attenzione di tutti riguarda specificatamente (solo) circa ventimila lavoratori legati nei loro destini a quello della acciaieria di Taranto.

Il problema in realtà evidenzia una normale conflittualità tra i poteri che gestiscono il territorio localmente e i poteri centrali dello stato, nonché la scarsa comunicazione tra gli stessi ed è ulteriore indice di un malfunzionamento del sistema di gestione attuale.

Appare incredibile che dopo aver esperito tutti gli adempimenti necessari per poter assicurare la prosecuzione della produzione delle acciaierie ex ILVA, ivi inclusa una gara internazionale che richiedeva ai privati partecipanti specifiche assicurazioni sulle necessarie innovazioni ed impegni economici per miliardi di Euro, ora si rischia che tutto venga vanificato.

E’ pur vero che la scelta dell’aggiudicatario, di fatto prescelto dai commissari governativi appositamente nominati per la gestione provvisoria, ha privilegiato gli aspetti economici e considerato non conveniente la riconversione a gas delle linee di produzione, che avrebbe diminuito il pericolo costituito dalle emissioni inquinanti, ma di tutto questo il sindaco di Taranto ed il presidente della regione Puglia dovevano già essere da tempo al corrente, così come avrebbero dovuto conoscere perfettamente il programma industriale da prima che si procedesse alla aggiudicazione di alcunché a chiunque.

Tempi, metodi e modalità si suppone fossero ben noti a tutti, proprio perché non si tratta solo di assicurare il lavoro e la sopravvivenza di ventimila famiglie, ma è coinvolta anche la loro stessa salute e quella degli altri abitanti del territorio.

Ovviamente tutto sarà risolto vista la importanza economica della operazione che, se abortita, porterebbe un danno per l’economia generale italiana del valore di circa un punto percentuale di PIL e quindi i sindacati, i politici ed i tecnici possono stare tranquilli, si è voluto forse solo creare una specie di partita di poker a fini di propaganda ed elettorali.

Proprio per far scoprire le carte a tutti il ministro competente, ha in questo caso giustamente paventato (in realtà minacciato) la chiusura immediata delle attività e comunque la eventuale chiusura non comporterebbe per lo stesso ministro alcun danno, è sperabile si tratti di un bluff e che i lavoratori possano continuare in futuro a sopravvivere.