Proviamo a riassumere,
con dovuta semplificazione ed approssimazione, un paio di quelli che sono gli
argomenti all'ordine del giorno e che vengono posti alla nostra attenzione dai
vari media e sui quali si incentra in massima parte il dibattito politico
elettorale.
La questione più
rilevante sembra riguardi la controversa figura della ministra Boschi sul cui
comportamento deontologicamente corretto o meno si discute ormai da tempo.
Da quanto è emerso dalle
deposizioni di vari personaggi, raccolte dalla commissione parlamentare che
dovrebbe far luce sui recenti disastri bancari accaduti in Italia, non si è
accertato che la stessa ministra abbia direttamente fatto pressione nei
confronti di alcuno per ottenere il salvataggio dell’istituto bancario in cui
il padre è membro del consiglio di amministrazione.
Per evidenti motivi
elettorali, visto che ormai fra un paio di mesi si terranno nuove elezioni,
tutte le opposizioni continuano comunque e solo a richiedere a gran voce le
dimissioni della ministra (anzi ex ministra) che peraltro resterebbe in carica
per questi due mesi all'interno di una compagine governativa dedita ormai per
lo più allo svolgimento di mansioni di ordinaria gestione.
A voler pensare bene ci
si accorge che le migliaia di discussioni sorte in merito alla presunta mala
fede della stessa ministra stanno impegnando i nostri politici assai più di
quanto gli stessi si dedichino a discutere ed approfondire la conoscenza della
vera foresta, questa certamente non vergine, costituita dall'insieme del
sistema bancario sul quale si dovrebbe veramente far luce.
Sorge il sospetto che
tutti, indipendentemente dal partito di appartenenza, approfittino della povera
ministra per farne uno specchietto, notoriamente usato per attirare solo
allodole, evitando così di dover puntare i fucili su altri e più grandi uccelli.
Un altro argomento
portato, per fortuna con grande clamore, alla attenzione di tutti riguarda
specificatamente (solo) circa ventimila lavoratori legati nei loro destini a quello
della acciaieria di Taranto.
Il problema in realtà
evidenzia una normale conflittualità tra i poteri che gestiscono il territorio
localmente e i poteri centrali dello stato, nonché la scarsa comunicazione tra
gli stessi ed è ulteriore indice di un malfunzionamento del sistema di gestione
attuale.
Appare incredibile che
dopo aver esperito tutti gli adempimenti necessari per poter assicurare la
prosecuzione della produzione delle acciaierie ex ILVA, ivi inclusa una gara
internazionale che richiedeva ai privati partecipanti specifiche assicurazioni
sulle necessarie innovazioni ed impegni economici per miliardi di Euro, ora si
rischia che tutto venga vanificato.
E’ pur vero che la scelta
dell’aggiudicatario, di fatto prescelto dai commissari governativi appositamente
nominati per la gestione provvisoria, ha privilegiato gli aspetti economici e
considerato non conveniente la riconversione a gas delle linee di produzione,
che avrebbe diminuito il pericolo costituito dalle emissioni inquinanti, ma di
tutto questo il sindaco di Taranto ed il presidente della regione Puglia
dovevano già essere da tempo al corrente, così come avrebbero dovuto conoscere
perfettamente il programma industriale da prima che si procedesse alla
aggiudicazione di alcunché a chiunque.
Tempi, metodi e modalità
si suppone fossero ben noti a tutti, proprio perché non si tratta solo di
assicurare il lavoro e la sopravvivenza di ventimila famiglie, ma è coinvolta
anche la loro stessa salute e quella degli altri abitanti del territorio.
Ovviamente tutto sarà
risolto vista la importanza economica della operazione che, se abortita,
porterebbe un danno per l’economia generale italiana del valore di circa un
punto percentuale di PIL e quindi i sindacati, i politici ed i tecnici possono
stare tranquilli, si è voluto forse solo creare una specie di partita di poker
a fini di propaganda ed elettorali.
Proprio per far scoprire
le carte a tutti il ministro competente, ha in questo caso giustamente
paventato (in realtà minacciato) la chiusura immediata delle attività e
comunque la eventuale chiusura non comporterebbe per lo stesso ministro alcun
danno, è sperabile si tratti di un bluff e che i lavoratori possano continuare
in futuro a sopravvivere.