martedì 9 gennaio 2018

Partiti Politici concorrenti e programmi

E’ assai probabile che le prossime elezioni, viste anche le regole stabilite con la nuova legge elettorale, non individueranno un vincitore assoluto, pertanto, malgrado i desiderata di tutti, o si formeranno successivamente idonee coalizioni per governare o si dovrà tornare a votare.

Premesso quanto sopra, riassumiamo per chiarezza chi sono i maggiori partiti e le coalizioni concorrenti e quali sono le reali aspettative di ciascuno, considerando prudentemente valida ai fini previsionali una media ponderata tra i vari risultati dei sondaggi già da tempo in corso.

Il primo partito effettivamente accreditabile di una percentuale di preferenze superiore al 40% è stato da sempre quello degli astensionisti, la decisione di unire in un unico election day alcune votazioni regionali è stata quindi ovviamente presa per favorire un maggior afflusso alle urne. Non pare vi siano stati contrasti di idee in merito a tale decisione da parte di alcuno e così si è allontanato il pericolo per tutti i nostri politici di poter essere indicati di fatto come poco rappresentativi.

Esaminando, come detto, quanto scaturisce dai vari sondaggi pre-elettorali, il secondo partito che da solo otterrebbe una percentuale di preferenze attese nell’ordine del 30% è un non partito. Si tratta dell’ormai notissimo Movimento cinque stelle che è riuscito a cavalcare la rabbia dei  cittadini insoddisfatti, ma non sembra sia in grado di gestire con l’auspicata oculatezza e competenza le realtà locali anche importanti nelle quali governa, per tali premesse, secondo gli avversari, non potrebbe assumere alcun onere di governo.

Lo stesso M5s viene tacciato di populismo, ma non se ne capisce la ragione visto che la sua dirigenza è formata più che altro da individui dotati di fondamentale spirito conservatore e che tranne lo strumento operativo (la rete e internet), nulla di veramente nuovo e/o populista è stato perseguito dal movimento, a meno di voler considerare qualcosa di più che semplici slogan elettorali la promessa di diminuzione delle tasse, il taglio dei privilegi economici di alcune categorie di lavoratori per lo più statali e il proposto reddito di cittadinanza.

Sempre in funzione delle aspettative di voto evidenziate dai sondaggi la coalizione di centro destra, formata principalmente da tre partiti principali (in pratica l’asse Meloni, Salvini, Berlusconi) e da alcuni gruppi minori di recente confluiti (alcuni ex alfaniani ed altri che da sempre si definiscono di centro), sembrerebbe avere la possibilità di raggiungere una notevole percentuale di preferenze (intorno al 32/35%), forse la più  alta fra tutti, ma non sufficiente a garantire da sola una stabile maggioranza parlamentare.

Resta poi da vedere quale tra i tre partiti principali della coalizione di centrodestra avrà il maggior numero di voti per poter stabilire chi potrà essere scelto come premier designato, ed inoltre è per ora irrisolto il problema della eventuale indisponibilità giuridica del premier Berlusconi, cui per ora è fatto divieto di assumere cariche pubbliche.

Abbattere le tasse, sterilizzare la legge Fornero sulle pensioni, ampliare l’offerta lavorativa, rispedire a casa i migranti clandestini, semplificare la burocrazia, fanno parte tra le altre del pacchetto delle promesse elettorali che sono assolutamente comuni a tutti i candidati e partiti che si definiscono di centrodestra.

Anche il Partito Democratico, fino ad oggi partito al governo, che vuole definirsi di centrosinistra e sembra possa raggiungere da solo o con l’apporto di piccoli gruppi minori un successo elettorale pari al 22/26%, promette di migliorare le condizioni di vita degli Italiani garantendo meno tasse, più sicurezza, minori oneri burocratici, ecc. ed afferma che i provvedimenti presi durante il suo governo hanno già sensibilmente migliorato le condizioni di vita dei cittadini tutti, anche se parrebbe che di tale miglioramento in troppi forse non abbiano beneficiato affatto. In merito si lascia ai posteri ed alle urne elettorali l’ardua sentenza.

E’ infine necessario ricordare che la recente scissione della componente più operaista del partito democratico ha portato alla formazione di un nuovo partito, dichiaratamente di sinistra, denominato Liberi e Uguali, che parteciperà alla contesa elettorale ed è accreditato di una percentuale di voti pari a circa il 7%.

Il suo programma elettorale prevede in particolare, a livello ideologico, un sistema di redistribuzione del reddito più favorevole ai meno abbienti e a livello pratico ed immediato l’abolizione delle tasse universitarie, un miglioramento delle tutele sociali per i lavoratori dipendenti che si ritiene siano state compromesse dalla nuova normativa sul lavoro (Jobs act), stranamente proposta ed approvata ad opera dello stesso Partito Democratico di cui all’epoca erano parte anche i fondatori di Liberi e Uguali.

Per i prossimi due mesi, fino al giorno delle elezioni, si parlerà quindi del favoloso benessere in cui si troveranno immersi gli Italiani, grazie ai provvidi provvedimenti presi o comunque promessi da tutti i rappresentanti politici.

Gli istituti pubblici e privati che si occupano di statistica, nel frattempo, registrano concreti progressi e miglioramenti della nostra società e ci gratificano con bei numeri indicanti crescita o decrescita, ma sempre comunque favorevoli se raffrontati su basi diverse (annua, mensile, trimestrale, fiduciaria ecc. ecc.).

In effetti tutto questo benessere nuovo e concreto non tutti lo avvertono, anzi sono pochi quelli che si sentono soddisfatti per come procedono le COSE!

L’equilibrio precario su cui si regge il sistema economico italiano non sembra poter reggere l’urto di nuove spese atte a migliorare il benessere degli italiani.
L’aumento del minimo delle pensioni a mille Euro mensili, la abolizione delle tasse universitarie, la distribuzione di un reddito di cittadinanza di circa ottocento Euro al mese ecc., richiedono una adeguata copertura finanziaria che può essere assicurata solo da un deciso aumento della produttività e del relativo PIL nazionale o da  una effettiva contrazione delle spese di gestione della cosa pubblica, da tutti considerate eccessive, ma mai oggetto di una seria revisione, malgrado la creazione di appositi commissari che avrebbero dovuto compilare un elenco esaustivo degli attuali sprechi gestionali e proporre adeguate soluzioni del problema.

Nel frattempo aumentano i costi per le bollette energetiche, per i sacchetti della spesa e varie tariffe autostradali, salvo altro; è già aumentato il prelievo fiscale sulle vincite al gioco e si è complicata la vita ai poveri lavoratori stagionali che per rispetto alla norma sulla tranciabilità dei pagamenti dovranno pagare ad una banca le spese di apertura e gestione un conto corrente ove farsi accreditare i sei o settecento Euro mensili che costituiscono il totale del loro misero guadagno, ammesso che riescano a farsi aprire tale conto.

Nel frattempo si consolidano aumenti di costo del petrolio e del gas metano a livello internazionale che potrebbero crearci non pochi problemi e danni economici.
Nel frattempo non si è più discusso, come in precedenza, della riforma del sistema bancario e del necessario rinnovamento dei metodi di controllo ad oggi applicati.
Nel frattempo auguriamoci che siano ormai state sterilizzate le famose clausole di salvaguardia concordate a suo tempo con i partner europei.

Sia che il nostro voto si orienti verso formazioni di destra, di sinistra o di centro, dovremmo comunque essere soddisfatti del risultato, avremo infatti la certezza della disponibilità di circa mille Euro mensili per sopravvivere, pagheremo meno tasse ed imposte, potremo frequentare gratuitamente l’università e tutto andrà bene.
Ma se le COSE non stessero o fossero esattamente così come ci vengono descritte!?

Allora il voto sarebbe proprio inutile perché concesso, di fatto, al buio.

Preoccupa un poco quanto accennato dallo stesso presidente della repubblica in merito alla dovuta correttezza, chiarezza e completezza di informazione che i politici dovrebbero perseguire in tutte le loro comunicazioni agli elettori.