E’ assai probabile che le
prossime elezioni, viste anche le regole stabilite con la nuova legge
elettorale, non individueranno un vincitore assoluto, pertanto, malgrado i
desiderata di tutti, o si formeranno successivamente idonee coalizioni per
governare o si dovrà tornare a votare.
Premesso quanto sopra,
riassumiamo per chiarezza chi sono i maggiori partiti e le coalizioni
concorrenti e quali sono le reali aspettative di ciascuno, considerando
prudentemente valida ai fini previsionali una media ponderata tra i vari
risultati dei sondaggi già da tempo in corso.
Il primo partito
effettivamente accreditabile di una percentuale di preferenze superiore al 40%
è stato da sempre quello degli astensionisti, la decisione di unire in un unico
election day alcune votazioni regionali è stata quindi ovviamente presa per
favorire un maggior afflusso alle urne. Non pare vi siano stati contrasti di
idee in merito a tale decisione da parte di alcuno e così si è allontanato il
pericolo per tutti i nostri politici di poter essere indicati di fatto come
poco rappresentativi.
Esaminando, come detto,
quanto scaturisce dai vari sondaggi pre-elettorali, il secondo partito che da
solo otterrebbe una percentuale di preferenze attese nell’ordine del 30% è un
non partito. Si tratta dell’ormai notissimo Movimento cinque stelle che è
riuscito a cavalcare la rabbia dei
cittadini insoddisfatti, ma non sembra sia in grado di gestire con
l’auspicata oculatezza e competenza le realtà locali anche importanti nelle quali
governa, per tali premesse, secondo gli avversari, non potrebbe assumere alcun
onere di governo.
Lo stesso M5s viene tacciato
di populismo, ma non se ne capisce la ragione visto che la sua dirigenza è
formata più che altro da individui dotati di fondamentale spirito conservatore
e che tranne lo strumento operativo (la rete e internet), nulla di veramente
nuovo e/o populista è stato perseguito dal movimento, a meno di voler
considerare qualcosa di più che semplici slogan elettorali la promessa di diminuzione
delle tasse, il taglio dei privilegi economici di alcune categorie di
lavoratori per lo più statali e il proposto reddito di cittadinanza.
Sempre in funzione delle
aspettative di voto evidenziate dai sondaggi la coalizione di centro destra,
formata principalmente da tre partiti principali (in pratica l’asse Meloni,
Salvini, Berlusconi) e da alcuni gruppi minori di recente confluiti (alcuni ex
alfaniani ed altri che da sempre si definiscono di centro), sembrerebbe avere
la possibilità di raggiungere una notevole percentuale di preferenze (intorno
al 32/35%), forse la più alta fra tutti,
ma non sufficiente a garantire da sola una stabile maggioranza parlamentare.
Resta poi da vedere quale
tra i tre partiti principali della coalizione di centrodestra avrà il maggior
numero di voti per poter stabilire chi potrà essere scelto come premier
designato, ed inoltre è per ora irrisolto il problema della eventuale
indisponibilità giuridica del premier Berlusconi, cui per ora è fatto divieto
di assumere cariche pubbliche.
Abbattere le tasse,
sterilizzare la legge Fornero sulle pensioni, ampliare l’offerta lavorativa, rispedire
a casa i migranti clandestini, semplificare la burocrazia, fanno parte tra le
altre del pacchetto delle promesse elettorali che sono assolutamente comuni a
tutti i candidati e partiti che si definiscono di centrodestra.
Anche il Partito
Democratico, fino ad oggi partito al governo, che vuole definirsi di
centrosinistra e sembra possa raggiungere da solo o con l’apporto di piccoli
gruppi minori un successo elettorale pari al 22/26%, promette di migliorare le
condizioni di vita degli Italiani garantendo meno tasse, più sicurezza, minori
oneri burocratici, ecc. ed afferma che i provvedimenti presi durante il suo
governo hanno già sensibilmente migliorato le condizioni di vita dei cittadini
tutti, anche se parrebbe che di tale miglioramento in troppi forse non abbiano
beneficiato affatto. In merito si lascia ai posteri ed alle urne elettorali
l’ardua sentenza.
E’ infine necessario
ricordare che la recente scissione della componente più operaista del partito
democratico ha portato alla formazione di un nuovo partito, dichiaratamente di
sinistra, denominato Liberi e Uguali, che parteciperà alla contesa elettorale
ed è accreditato di una percentuale di voti pari a circa il 7%.
Il suo programma
elettorale prevede in particolare, a livello ideologico, un sistema di
redistribuzione del reddito più favorevole ai meno abbienti e a livello pratico
ed immediato l’abolizione delle tasse universitarie, un miglioramento delle
tutele sociali per i lavoratori dipendenti che si ritiene siano state compromesse
dalla nuova normativa sul lavoro (Jobs act), stranamente proposta ed approvata
ad opera dello stesso Partito Democratico di cui all’epoca erano parte anche i
fondatori di Liberi e Uguali.
Per i prossimi due mesi,
fino al giorno delle elezioni, si parlerà quindi del favoloso benessere in cui
si troveranno immersi gli Italiani, grazie ai provvidi provvedimenti presi o comunque promessi da tutti i
rappresentanti politici.
Gli istituti pubblici e
privati che si occupano di statistica, nel frattempo, registrano concreti
progressi e miglioramenti della nostra società e ci gratificano con bei numeri
indicanti crescita o decrescita, ma sempre comunque favorevoli se raffrontati
su basi diverse (annua, mensile, trimestrale, fiduciaria ecc. ecc.).
In effetti tutto questo
benessere nuovo e concreto non tutti lo avvertono, anzi sono pochi quelli che
si sentono soddisfatti per come procedono le COSE!
L’equilibrio precario su
cui si regge il sistema economico italiano non sembra poter reggere l’urto di nuove
spese atte a migliorare il benessere degli italiani.
L’aumento del minimo
delle pensioni a mille Euro mensili, la abolizione delle tasse universitarie,
la distribuzione di un reddito di cittadinanza di circa ottocento Euro al mese
ecc., richiedono una adeguata copertura finanziaria che può essere assicurata
solo da un deciso aumento della produttività e del relativo PIL nazionale o
da una effettiva contrazione delle spese
di gestione della cosa pubblica, da tutti considerate eccessive, ma mai oggetto
di una seria revisione, malgrado la creazione di appositi commissari che
avrebbero dovuto compilare un elenco esaustivo degli attuali sprechi gestionali
e proporre adeguate soluzioni del problema.
Nel frattempo aumentano i
costi per le bollette energetiche, per i sacchetti della spesa e varie tariffe
autostradali, salvo altro; è già aumentato il prelievo fiscale sulle vincite al
gioco e si è complicata la vita ai poveri lavoratori stagionali che per
rispetto alla norma sulla tranciabilità dei pagamenti dovranno pagare ad una
banca le spese di apertura e gestione un conto corrente ove farsi accreditare i
sei o settecento Euro mensili che costituiscono il totale del loro misero guadagno,
ammesso che riescano a farsi aprire tale conto.
Nel frattempo si
consolidano aumenti di costo del petrolio e del gas metano a livello
internazionale che potrebbero crearci non pochi problemi e danni economici.
Nel frattempo non si è
più discusso, come in precedenza, della riforma del sistema bancario e del
necessario rinnovamento dei metodi di controllo ad oggi applicati.
Nel frattempo auguriamoci
che siano ormai state sterilizzate le famose clausole di salvaguardia
concordate a suo tempo con i partner europei.
Sia che il nostro voto si
orienti verso formazioni di destra, di sinistra o di centro, dovremmo comunque
essere soddisfatti del risultato, avremo infatti la certezza della
disponibilità di circa mille Euro mensili per sopravvivere, pagheremo meno
tasse ed imposte, potremo frequentare gratuitamente l’università e tutto andrà
bene.
Ma se le COSE non
stessero o fossero esattamente così come ci vengono descritte!?
Allora il voto
sarebbe proprio inutile perché concesso, di fatto, al buio.
Preoccupa un poco quanto accennato
dallo stesso presidente della repubblica in merito alla dovuta correttezza,
chiarezza e completezza di informazione che i politici dovrebbero perseguire in
tutte le loro comunicazioni agli elettori.