giovedì 15 febbraio 2018

Macerata e migranti: un diverso punto di vista


La vicenda che ha sconvolto Macerata, una tranquilla cittadina di provincia, almeno per il momento, è divenuta preminente argomento di discussione politico morale (molto più politico che morale), utilizzato ai fini di propaganda elettorale.


Un cittadino italiano, cresciuto ed educato in patria, che in precedenza non sembra avesse dato segnale di essere affetto da pazzia, si è messo a sparare contro altri esseri umani, colpevoli solo di condividere il colore nero della loro pelle con gli individui che poco tempo prima hanno ucciso e fatto a pezzi una ragazza abbandonandone in campagna i miseri resti, racchiusi in due valige.

Almeno sei sono state le vittime raggiunte dai proiettili della pistola (regolarmente detenuta) del tragico attore della vicenda, che, girovagando con la propria automobile per le strade di Macerata, sparava a vista sui NEGRI che incrociava e per fortuna nessuno è stato colpito mortalmente.

Se si considera l’accaduto come derivante da un improvviso attacco di follia omicida a poco serve indugiare sulla motivazione (una reazione a scopo di vendetta per l’atroce delitto commesso dagli assassini di cui sopra) che, secondo quanto ha affermato lo stesso stragista, ha innescato tale comportamento: la causa scatenante poteva essere una qualsiasi, più o meno tragica e null'altro si potrebbe dire.

Serve anche a poco voler cercare di inquadrare logicamente motivi e dinamica dell’accaduto soffermandosi sulle precedenti abitudini comportamentali del colpevole e sulla sua militanza ideologica e/o politica di tipo estremista, se si impazzisce veramente tutto il resto non conta, individuare ambienti e cause scatenanti ed indizi premonitori, atti a spiegare i fatti, è semplice argomento di disquisizione teorica elaborata a posteriori.

Quanti atroci delitti sono stati improvvisamente commessi da persone che fino a poco prima di uccidere non hanno manifestato alcun comportamento asociale o evidenziato alcun sintomo di devianza?

E’ invero accertato che il soggetto autore della strage da sempre si è professato come appartenente al mondo dell’estrema destra, quella conosciuta come neo (ormai già vetero) fascista, ideologicamente incline a giustificare azioni violente e vendette, anche se trasversali.    

Testimoni hanno riferito che chi ha sparato era solito utilizzare (provocatoriamente?) il gesto del saluto fascista quando entrava nella palestra abitualmente frequentata e la polizia ha rinvenuto nella sua abitazione alcuni libri che propugnano e teorizzano visioni nazifasciste della società civile: sono forse questi particolari da considerare indizi di comportamento asociale e quindi di possibile consequenziale pazzia?

Sarà la magistratura a determinare attraverso un processo se le vittime della strage di Macerata sono state ferite da un MATTO o da un soggetto convintosi ad agire per affermare i propri principi ideologici, condivisi peraltro da migliaia di altri estremisti.

Il ministro degli interni, da parte sua, ha chiaramente dichiarato che si aspettava una qualche azione, anche violenta, da parte di comuni cittadini nei confronti dei troppi migranti, accolti in Italia per nobili motivi umanitari, poi di fatto male assistiti o abbandonati a se stessi e costretti all'accattonaggio e/o a delinquere per sopravvivere.

Molti partiti hanno approfittato dell’accaduto per ribadire il proprio credo di moderati, riproponendo, mediante l’organizzazione di cortei e manifestazioni in diverse città, la mai sopita polemica tra anti fascisti, democratici e non violenti, che si oppongono ai fascisti definiti antidemocratici, razzisti, comunque usualmente violenti.

Gli avvenimenti sopra riassunti sono stati riportati con grande evidenza da tutti i media, ma non appare siano stati illustrati in modo consono ad inquadrare esattamente la essenza e consistenza della problematica reale che incombe a monte dei fatti di cronaca raccontati e che i nostri futuri governanti dovranno cercare di affrontare.

Si tratta di riuscire a risolvere il problema della presenza in Italia di circa seicentomila esseri umani, per lo più di colore, abitudini, comportamenti, religione e sensibilità differenti da quelli dei nostri cittadini.

Si tratta di dar loro la possibilità di mangiare ed abitare dignitosamente in attesa che si possa determinare se avranno il diritto e la possibilità di lavorare ed integrarsi nel nostro paese in quanto veri profughi e non migranti economici o comunque clandestini.

Si tratta di chiarire a noi stessi se la situazione di crisi e stagnazione economica,  nella quale da tempo noi italiani ci dibattiamo, consentirà di procedere a tali integrazioni senza provocare tracolli e maggiori danni.

Si tratta di dover organizzare il rimpatrio di quelle centinaia di migliaia di non aventi diritto a permanere in Italia, operazione assai difficile ed onerosa, o di individuare una diversa categoria e/o modalità di accoglienza.

Si tratta di garantire nel frattempo condizioni di sicurezza per tutti evitando la guerra di contrapposizione, già in atto ed evidenziata dagli avvenimenti di Macerata, tra gli italiani (in specie i più poveri) e i migranti.

In termini economici, per dare a tutti questi stranieri una adeguata assistenza, togliendoli dalla strada, si dovrebbero impegnare forse più di (prevedibili) sei/sette miliardi di Euro annui, almeno per i primi due/tre anni (soldi che non sembrano essere subito totalmente disponibili e, se lo fossero, molti preferirebbero che venissero impiegati in favore dei nostri concittadini sempre più poveri).

I partiti sono probabilmente consci della onerosità del problema, ma nei loro programmi elettorali pur indicando varie soluzioni (più o meno condivisibili) non sembra abbiano chiaramente esplicitato le connesse e necessarie coperture economiche.

Il nostro attuale governo da tempo attribuisce all’ Europa una totale corresponsabilità per il verificarsi di tale situazione e richiede agli organi comunitari fattivi interventi, ma intanto i migranti, da sempre lasciati senza congruo e ben organizzato sostegno,  bivaccano e vagano liberamente per le vie delle nostre città.

Riproporre vecchie diatribe ideologiche, presumendo di poter solo così motivare e capire il perché degli eventi reali di cronaca o ribadire nelle piazze generici slogan contro il razzismo di matrice fascista e la violenza estremista non aiuta fattivamente a risolvere il problema immigrati nel cui contesto è maturata la tragedia di Macerata.

Questa è divenuta, per quasi tutti i candidati alle prossime elezioni, una occasione per concionare su principi assolutamente condivisibili (in primis quello della non violenza) che dovrebbero essere alla base di tutte le organizzazioni sociali.

Si noti bene, nessuno ha mai messo in discussione tali principi e non si comprende perché sia necessario parlarne come se si trattasse di un importante punto programmatico ancora in attuazione.

Forse molti elettori vorrebbero che il tempo precedente l’election day fosse invece più concretamente utilizzato per essere meglio informati sugli altri punti dei vari programmi proposti per decidere se e per chi votare.   

Peraltro le ideologie eticamente corrette non aiutano in pratica a ridurre il naturale imbarazzo di un genitore che, accompagnando i figli a scuola, è spesso costretto a zigzagare sui marciapiedi o nei sottopassi pedonali per evitare i mucchi di cartoni maleodoranti sotto ai quali si riparano degli esseri che sono uomini aventi diritto alla nostra stessa dignità.