Riassumiamo in breve le
motivazioni economiche che potrebbero in realtà considerarsi anche quale
incentivo alla formazione di un governo, malgrado le oggettive difficoltà
politiche dovute al risultato delle elezioni.
Compensi Parlamentari: vediamo i numeri
I deputati sono 630
(seicentotrenta) e dal momento del loro insediamento hanno diritto a percepire
(quale stipendio, diaria, spese telefoniche, spese di trasporto ed altro) circa
€ 14.000,00 mensili netti.
I senatori sono 320
(trecentoventi) e il loro compenso mensile formato dalle stesse voci
(stipendio, diaria ecc.) è di circa € 14.700,00 mensili netti.
Vi sono poi ulteriori
indennità in funzione di vari ruoli di presidenza ecc. su cui è meglio stendere
il classico velo pietoso.
Altri politici
percepiscono a carico dell’erario (quindi nostro) lauti compensi, a partire dai
consiglieri regionali, che sono circa 1.120 (millecentoventi) e percepiscono da
10 a 18.000,00 Euro mensili, oltre a rimborsi spese viaggio e gettoni di
presenza.
I sindaci e i consiglieri
comunali sono compensati a seconda del numero degli abitanti del comune
governato e sono una miriade di persone, pari a circa 120.000,00 (cento ventimila)
ed i compensi mensili netti variano da poco più di € 1.200,00 (milleduecento) a
circa € 10.000,00 (diecimila), a tutti spettano inoltre a vario titolo rimborsi
e gettoni di presenza che in qualche caso sono stati incassati anche dagli
assenti (gettoni di assenza).
Nelle grandi città sono
adeguatamente compensati anche i presidenti ed i consiglieri circoscrizionali,
in genere con stipendi mensili inferiori a quelli dei rappresentanti comunali,
ma permane la possibilità di arrotondare con i soliti gettoni di presenza e con
qualche rimborso.
Ovviamente, al termine
del mandato, molti dei nostri politici percepiscono laute indennità di fine
rapporto o comunque hanno la facoltà di usufruire per almeno un ulteriore decennio
di benefit vari e pensare che nei tempi antichi la carica politica era considerata
una onorificenza, riservata ai cosiddetti probi viri, che non prevedeva
remunerazioni!
Anche la questione
relativa ai generosi vitalizi e/o pensioni percepite ovviamente da non rieletti,
seppur oggetto di proposta di legge modificativa, è rimasta irrisolta e per ora
non ha avuto seguito essendone mancata la approvazione da parte dei due rami
del parlamento prima dello scioglimento delle camere.
Inoltre, qualora si
potesse riuscire a diminuire per legge l’onere dei vitalizi e pensioni maturati,
non è certo che tale provvedimento possa operare per tutti fattivamente, perché
chi già gode di tali benefici potrebbe opporsi in base al principio dei diritti
acquisiti, ufficialmente riconosciuto dalla magistratura (altro organo dello
stato i cui componenti sono alquanto privilegiati dal punto di vista
economico).
Se si paragonano in
generale i costi ed i compensi di senatori e deputati italiani con quelli di
altri paesi europei si rileva che sono tra i più alti, addirittura superano di
circa cinque volte quelli percepiti dai colleghi spagnoli.
Di ulteriori privilegi
indiretti hanno sempre goduto i nostri parlamentari che possono usufruire di
vari servizi (bar, ristorante, barbiere, sartoria ecc.) a costi contenuti,
grazie al contributo di tutti noi e inoltre molti di quelli che fanno parte di
uffici di presidenza e di commissioni parlamentari hanno la facoltà di
spostarsi utilizzando le famigerate auto blu, per motivi di sicurezza,
rappresentanza od altro.
E pensare che, non molti
anni orsono, si poteva incontrare nelle strade della sua capitale il re di
Olanda che quasi quotidianamente percorreva in bicicletta (si suppone anche per
motivi salutistici) il percorso tra la propria dimora e il luogo di lavoro,
altri tempi, ma soprattutto altro concetto di democrazia!
Compensi parlamentari inizia dall'alto la disuguaglianza sociale
Il vero problema per
l’Italia non è invero quello dei costi della politica, ma quello della
eccessiva disuguaglianza (non solo dal punto di vista economico) tra i
cittadini, cui si aggiunge la conseguente questione della necessità di riforme
degli stessi principi che regolano oggi la nostra società.
Si consideri il permanere
della situazione di degrado della scuola pubblica, il cui ordinamento è stato
più volte inutilmente riformato e che non riesce, malgrado gli enormi costi, ad
essere, come dovrebbe quel gioiello qualitativo idoneo ad assicurare paritariamente
a tutti la fruizione del diritto allo studio, talchè un giovane laureato ha
maggiori possibilità di crescita solo per aver potuto frequentare, in quanto
ricco, una delle costose e prestigiose università private.
Si consideri più in
generale l’enorme farraginosità e i relativi alti costi diretti ed indiretti
della nostra burocrazia, dedita al mantenimento del proprio potere piuttosto
che ad adeguarsi flessibilmente alle necessità di una società che dovrebbe
evolversi seguendo regole, linee e principi volti a conseguire traguardi di
snellezza e modernità.
Si consideri infine che
la diminuzione delle sperequazioni sociali ed economiche tra i cittadini, principio
che si vorrebbe riaffermare tagliando i privilegi alla casta dei politici, non
può ottenersi solo diminuendo quanto percepiscono, giustamente o ingiustamente,
alcune minoranze, al contrario bisognerebbe riuscire ad accrescere possibilità
di lavoro, capacità e reddito di tutti gli altri (noi altri!).
I nostri nuovi governanti
saranno veramente così bravi da ottenere attraverso adeguate riforme anche
sistemiche il corretto sviluppo sociale ed economico dell’Italia?
Se i nuovi rappresentanti
(circa mille come i famosi uomini di Garibaldi) fossero in grado di assicurare
al paese un corretto percorso verso quanto veramente serve, sarebbe allora
inutile diminuirne i compensi e le onorifiche prebende, avendo essi veramente e
nuovamente fatto l’Italia, nessuno potrebbe lamentarsi.
Purtroppo, per ora, dai
primi prodromici discorsi e proclami ed in particolare dall’attento esame dei
contenuti dei programmi sostenuti dai vari partiti, non sembra che tra i nostri
nuovi governanti alberghino la capacità e forse anche gli ideali per procedere
a perseguire necessari e veri cambiamenti, indipendentemente dalla onestà
morale e materiale dei singoli eletti.