Al contrario di quanto
affermato dai premier politici e da quasi tutti i media, nessuno dei candidati
(partiti politici e coalizioni) ha vinto le recenti elezioni.
Non ha certamente vinto
la coalizione di centro sinistra che non ha neppure raggiunto il trenta per
cento dei consensi ed ha dovuto prendere atto della crisi del partito
democratico, suo componente più rappresentativo.
Non ha vinto il movimento
cinque stelle che con circa il trentadue per cento dei voti non è in grado di
formare da solo un governo, così come aveva ipotizzato prima dei risultati
elettorali.
Neppure ha vinto la
coalizione di centro destra che, pur avendo ottenuto il miglior risultato,
circa il trentasette per cento dei voti, si trova nella stessa situazione del
movimento cinque stelle, ai fini pratici, anche la ottima performance della
componente lega nord non è stata sufficiente a garantire la governabilità senza
ulteriori apporti esterni alla stessa coalizione.
Non hanno quindi vinto i
partiti, non hanno vinto le coalizioni, ma in particolare non hanno vinto i
cittadini.
I politici non vincitori
di cui sopra continuano a restare arroccati nelle loro attuali posizioni di
chiusura che non prevedono la possibile formazione di un governo di vera e
propria coalizione né di un governo tecnico o di scopo.
Dopo la nomina dei
presidenti di Camera e Senato e la formazione dei gruppi parlamentari, in
mancanza di ulteriori ipotesi di accordi politicamente praticabili, il
Quirinale sarebbe costretto a indire nuove elezioni, ferma restando la attuale
legge elettorale, il che, come detto e paventato da noi stessi e da molti altri,
potrebbe facilmente consentire la reiterazione della stessa situazione.
D’altra parte la
responsabilità dei politici nei confronti della nazione, già sollecitata dal
Presidente della Repubblica, non sembra sia l’obiettivo primario dei nostri
rappresentanti, che certo non si sono comportati responsabilmente quando, pur
di acchiappare più voti, hanno presentato agli elettori programmi e promesse
che non sarebbe stato possibile realizzare, così come illustrato e propagandato
nei vari comizi e manifesti elettorali, con qualsiasi maggioranza di governo.
Risulta facile prevedere
che, magari dopo lunghe ed estenuanti trattative, se un governo si farà, questo
governerà, come ovvio, sulla base di un programma concordato contenente
obiettivi minori, magari attinenti alla problematica della sicurezza, degli
immigrati clandestini o non, alla lotta contro la povertà combattuta con
generiche elargizioni (a spot?) di ulteriori bonus, modeste integrazioni o
simili ecc.
Se non si riuscirà a
formare un governo e se si dovessero ripetere a breve le elezioni sarà
interessante verificare la presenza, nei programmi che saranno predisposti
nuovamente dai contendenti, di nuovi diversi obiettivi che potrebbero essere
più realisticamente realizzabili.
Il reddito di
cittadinanza, la eliminazione della legge Fornero sulle pensioni, la creazione
della flat tax, il reddito di dignità ecc., a posteriori lo si detto, ribadito
e forse finalmente ben compreso, sono promesse, non facilmente mantenibili e
sicuramente non rapidamente attuabili come prospettato, che hanno raggiunto in
prima battuta lo scopo di attirare gli elettori, ma non avrebbero la stessa
valenza se semplicemente reiterate in seconda battuta.
I partiti sono consci del
fatto che, se si dovessero ripetere le elezioni, potrebbero non ottenere lo
stesso risultato raggiunto e pertanto gli italiani possono stare tranquilli
che, salvo imprevisti intoppi, un governo si farà, anche se lo scopo primario
sarà in fondo quello di far serenamente godere dei propri privilegi i neo
eletti.
Bisogna certamente far
presto per evitare che i misteriosi e onnipresenti poteri forti (come paventato
ad arte da alcuni commentatori) possano approfittare della situazione di
incertezza per trarne vantaggio a danno dei comuni cittadini.
Già si è accennato, da
molti politici ed esperti, ai sei mesi che sono stati necessari per arrivare
alla nascita di un governo di coalizione in Germania, ma la realtà dell’Italia
è completamente diversa e non ci possiamo permettere un così lungo periodo di
gestazione che causerebbe al nostro paese perdita di credibilità e in
conseguenza svantaggi monetari incalcolabili.
Il presidente della
Repubblica sarà certamente in grado di sollecitare una pronta risposta dai
partiti e si spera che proprio il senso di responsabilità, dallo stesso
ricordato più volte, lo induca a limitare al massimo i tempi per le procedure
burocratiche previste in occasione della formazione di nuovi governi.