venerdì 16 marzo 2018

La verità sulle elezioni 2018


Al contrario di quanto affermato dai premier politici e da quasi tutti i media, nessuno dei candidati (partiti politici e coalizioni) ha vinto le recenti elezioni.

Non ha certamente vinto la coalizione di centro sinistra che non ha neppure raggiunto il trenta per cento dei consensi ed ha dovuto prendere atto della crisi del partito democratico, suo componente più rappresentativo.

Non ha vinto il movimento cinque stelle che con circa il trentadue per cento dei voti non è in grado di formare da solo un governo, così come aveva ipotizzato prima dei risultati elettorali.

Neppure ha vinto la coalizione di centro destra che, pur avendo ottenuto il miglior risultato, circa il trentasette per cento dei voti, si trova nella stessa situazione del movimento cinque stelle, ai fini pratici, anche la ottima performance della componente lega nord non è stata sufficiente a garantire la governabilità senza ulteriori apporti esterni alla stessa coalizione.

Non hanno quindi vinto i partiti, non hanno vinto le coalizioni, ma in particolare non hanno vinto i cittadini.

I politici non vincitori di cui sopra continuano a restare arroccati nelle loro attuali posizioni di chiusura che non prevedono la possibile formazione di un governo di vera e propria coalizione né di un governo tecnico o di scopo.

Dopo la nomina dei presidenti di Camera e Senato e la formazione dei gruppi parlamentari, in mancanza di ulteriori ipotesi di accordi politicamente praticabili, il Quirinale sarebbe costretto a indire nuove elezioni, ferma restando la attuale legge elettorale, il che, come detto e paventato da noi stessi e da molti altri, potrebbe facilmente consentire la reiterazione della stessa situazione.

D’altra parte la responsabilità dei politici nei confronti della nazione, già sollecitata dal Presidente della Repubblica, non sembra sia l’obiettivo primario dei nostri rappresentanti, che certo non si sono comportati responsabilmente quando, pur di acchiappare più voti, hanno presentato agli elettori programmi e promesse che non sarebbe stato possibile realizzare, così come illustrato e propagandato nei vari comizi e manifesti elettorali, con qualsiasi maggioranza di governo.

Risulta facile prevedere che, magari dopo lunghe ed estenuanti trattative, se un governo si farà, questo governerà, come ovvio, sulla base di un programma concordato contenente obiettivi minori, magari attinenti alla problematica della sicurezza, degli immigrati clandestini o non, alla lotta contro la povertà combattuta con generiche elargizioni (a spot?) di ulteriori bonus, modeste integrazioni o simili ecc.

Se non si riuscirà a formare un governo e se si dovessero ripetere a breve le elezioni sarà interessante verificare la presenza, nei programmi che saranno predisposti nuovamente dai contendenti, di nuovi diversi obiettivi che potrebbero essere più realisticamente realizzabili.

Il reddito di cittadinanza, la eliminazione della legge Fornero sulle pensioni, la creazione della flat tax, il reddito di dignità ecc., a posteriori lo si detto, ribadito e forse finalmente ben compreso, sono promesse, non facilmente mantenibili e sicuramente non rapidamente attuabili come prospettato, che hanno raggiunto in prima battuta lo scopo di attirare gli elettori, ma non avrebbero la stessa valenza se semplicemente reiterate in seconda battuta.

I partiti sono consci del fatto che, se si dovessero ripetere le elezioni, potrebbero non ottenere lo stesso risultato raggiunto e pertanto gli italiani possono stare tranquilli che, salvo imprevisti intoppi, un governo si farà, anche se lo scopo primario sarà in fondo quello di far serenamente godere dei propri privilegi i neo eletti.

Bisogna certamente far presto per evitare che i misteriosi e onnipresenti poteri forti (come paventato ad arte da alcuni commentatori) possano approfittare della situazione di incertezza per trarne vantaggio a danno dei comuni cittadini.

Già si è accennato, da molti politici ed esperti, ai sei mesi che sono stati necessari per arrivare alla nascita di un governo di coalizione in Germania, ma la realtà dell’Italia è completamente diversa e non ci possiamo permettere un così lungo periodo di gestazione che causerebbe al nostro paese perdita di credibilità e in conseguenza svantaggi monetari incalcolabili. 

Il presidente della Repubblica sarà certamente in grado di sollecitare una pronta risposta dai partiti e si spera che proprio il senso di responsabilità, dallo stesso ricordato più volte, lo induca a limitare al massimo i tempi per le procedure burocratiche previste in occasione della formazione di nuovi governi.