sabato 10 marzo 2018

Risultati elezioni 2018: chi ha vinto e chi ha perso?


Come indicato prima delle consultazioni elettorali, i voti degli Italiani si sono espressi per circa il 90% in favore dei tre principali contendenti, centro destra, centro sinistra e movimento 5 stelle e nessuno di questi ha ottenuto sufficienti consensi per poter governare da solo.


La crisi del partito democratico, magna pars del raggruppamento di centro sinistra, che non ha ottenuto neanche il 20% delle preferenze è stata l’unica novità che si è manifestata, affossando le aspettative di tale raggruppamento.

Tutti i commenti degli esperti e dei media si sono quasi esclusivamente dedicati alla ricerca delle motivazioni di tale crisi e a cercare di individuare attraverso quali alleanze si potrà formare una maggioranza capace di sostenere un governo (in grado di governare).

Se, come chiaramente detto e ribadito da tutti i leader dei partiti, nessuno verrà meno agli impegni di lealtà assunti quale partecipante ad una coalizione, la unica possibilità per poter proseguire fino alla formazione di un governo è la comunione di voti tra centrodestra e centrosinistra o tra centrodestra e movimento 5 stelle o tra centrosinistra e movimento cinque stelle.

Al di fuori delle tre ipotesi sopra descritte si dovrebbe far ricorso a nuove votazioni, ma sarebbe assai opportuno ritornare a votare dopo aver modificato la legge elettorale che, per come si è dimostrato nei fatti, ha contribuito a creare la attuale situazione e potrebbe favorire una reiterazione della problematica anche in occasione di un nuovo ricorso alle urne.

Sarà quindi necessario formare un governo di scopo, di durata non ben definibile, che provveda a partorire una nuova legge elettorale e a predisporre quanto necessario al rispetto delle immanenti scadenze europee: compilazione del DEF entro il prossimo 10 aprile, eventuale aumento di IVA e accise varie per il recupero dei trenta miliardi circa che non tornano all'appello dei conti pubblici ecc.

Ovviamente un governo siffatto, indipendentemente da chi formato e sostenuto non è tenuto a realizzare nessuna delle promesse e/o dei punti programmatici presentati in sede elettorale e nessuno perderà la faccia.

Qualora si formasse invece una alleanza in grado di governare, le stesse promesse e gli stessi punti programmatici di ciascun partito dovrebbero essere riformulati e concordati tra gli alleati, di conseguenza il popolo sovrano e tutti quei cittadini, che non sono motivati da sole istanze ideologiche (in effetti la maggioranza) avrebbero votato inutilmente sulla base del NULLA.

Si specifica in merito: il reddito di cittadinanza, l’aumento delle pensioni ad almeno mille Euro, la abolizione della legge Fornero, la rivalutazione del lavoro casalingo, la flat tax, gli effettivi sgravi fiscali ecc., in definitiva tutti i provvedimenti previsti e promessi anche nel rispetto delle istanze di gran parte della popolazione, saranno riconsiderati alla luce di nuove realtà e non saranno nuovamente sottoposti al voto di gradimento degli elettori.

E’ logico supporre che la corretta previsione, fatta da molti estranei al potere sulla probabile equanime tripartizione delle preferenze elettorali e la conseguente ingovernabilità del paese, sia stata da tempo una certezza per gli addetti ai lavori (i nostri politici).

La circostanza imprevedibile che il partito democratico avrebbe perso così tanti consensi non modifica la valenza di quanto già noto e previsto e in realtà solo il segretario di tale partito se ne è dovuto far carico, reagendo peraltro con un comportamento abbastanza strano ed elusivo.

Tutti i politici, nessuno escluso, stanno concordemente recitando la loro parte seguendo il canovaccio concepito e predisposto sin dai tempi della approvazione, quasi unanime, del testo della legge elettorale.

Il capo dello Stato ha già cominciato ad appellarsi alla responsabilità dei neo eletti nei confronti del paese, il leader del movimento cinque stelle si è dichiarato disposto a colloquiare con tutti gli altri partiti così come tutti gli altri leader che hanno preannunciato un comportamento fermo, ma RESPONSABILE.

E’ infine da considerare, nello stesso scenario post elezioni, il possibile intervento della forza (ricattatoria) della finanza internazionale volto a scongiurare eccessivi ritardi e difficoltà nel proclamare un ennesimo governo assolutamente rispettoso dei vincoli economici già imposti dall'Europa all'Italia.

Ancora non si è parlato a livello internazionale di timori per la tenuta dei conti pubblici, ma leggendo i programmi sottoposti al giudizio elettorale è evidente che tutti i partiti hanno previsto l’ottenimento di modifiche o deroghe a tali vincoli ché altrimenti non avrebbero potuto promettere assolutamente nulla.

Per ora, malgrado la incerta situazione politica Italiana, il famigerato spread non si è mosso, si nota comunque che il massimo esponente della banca europea (Draghi) ha provveduto a ricordare e ribadire che l’Euro è irreversibile.

Prevedere il futuro assetto del governo dell’Italia, per quanto sopra illustrato è assai difficile, ma la attuale situazione di stallo politico non favorisce i cittadini italiani.

I nostri politici dovrebbero pertanto affrettarsi nel prendere le loro decisioni e non dilungarsi in inutili bizantinismi a scopo giustificatorio, tanto la gente comune (in specie quella pensante) ormai ha compreso che poche o nulle delle promesse elettorali sarà possibile siano mantenute.