martedì 8 maggio 2018

Governo transitorio


Ormai sembra certo la possibilità di un governo transitorio poichè, vista la incompatibilità delle posizioni dei partiti che hanno partecipato alle elezioni e considerati i risultati elettorali, non si potrà formare un nuovo governo cosiddetto politico, che sarebbe dovuto nascere dalla comunanza di valori e in specie di intenti programmatici tra due o più partiti.

Non dovrebbe essere sufficiente a superare l’attuale ormai famoso stallo il recentissimo ripensamento del premier del movimento cinque stelle, che si è dichiarato disposto a rinunciare, per il bene del paese, alla carica di presidente del consiglio, fino ad ora considerata condizione irrinunciabile di ogni ipotesi di accordo con chiunque.

Avremo quindi o nuove (immediate) elezioni o una nuova compagine governativa, di necessità, presumibilmente di breve durata, che si potrà definire di scopo o a termine o provvisorio o di tregua o del presidente o in qualsiasi altro modo la fantasia dei media lo vorrà battezzare.

Quasi tutti i politici sono concordi nel ritenere che tale specie di nuovo governo debba provvedere ad assolvere solo le incombenze non rinviabili e che lo stesso essendo in un certo senso titolare (non specifichiamo come e quanto) della fiducia del nuovo parlamento, possa avere sufficienti credenziali per DIFENDERE a livello europeo e mondiale gli interessi di noi italiani.

L’attuale presidente Gentiloni ed i suoi ministri, hanno continuato sino ad ora a gestire l’apparato statale nonché a rappresentare l’Italia nel contesto internazionale, ma essendo dimissionari, potrebbero in tale sede, per supposti motivi psicologici, non essere in grado di agire efficacemente, anche se formalmente godono ancora delle stesse credenziali.

Esaminiamo quali dovrebbero essere le indilazionabili incombenze specifiche del nuovo governo:
dal punto di vista economico è in primis necessario intervenire per evitare che divengano operative le famigerate clausole di salvaguardia, da tempo concordate con i vertici dell’ Europa, ovvero l’aumento delle aliquote IVA e di numerose accise.

Tutti dichiarano che è assolutamente necessario STERILIZZARE tale aumento e che questo è, per il bene del paese, il primo provvedimento da prendere, ma nessuno ha già chiarito come operare su questo problema.

Considerata la realtà della situazione economica italiana si tratta semplicemente di intervenire mediante un aggiustamento di bilancio tagliando spese già programmate per circa dodici miliardi (e questo solo per il 2019), sarà necessario decidere se togliere fondi alla sanità, alla difesa, al welfare, se istituire nuove imposte patrimoniali o altro: non è questa in realtà una scelta strettamente politica?

Visto che la sterilizzazione di cui sopra non può certo ottenersi con adeguate dosi di alcool od altro disinfettante, ma solo con maggiori sacrifici economici dei cittadini, le diatribe che hanno di fatto bloccato il mondo politico sono certamente servite ad evitare che l’uno o l’altro dei contendenti (partiti) si dovesse assumere direttamente tale responsabilità.

La medesima problematica si pone per ottemperare alla preannunciata necessità di risparmiare circa quattro o cinque miliardi, che rappresentano una MANOVRINA di aggiustamento sul bilancio e che, dato l’attuale andamento della nostra economia, ci è stata raccomandata dai partner europei.

D’altra parte in Italia il PIL (prodotto interno lordo) cresce ad un ritmo che è il più basso tra quelli dei paesi europei e la società civile formata dai comuni cittadini non avverte chiari segnali di effettiva ripresa dell’economia.

Nel frattempo il costo per il mantenimento dell’apparato statale è eccessivo, gli investimenti pubblici produttivi si vanno riducendo al minimo storico, la famigerata spending rewiew non è mai stata resa operativa, eppure gli incaricati di studiare tale revisione delle spese, in teoria ritenuta da tutti indispensabile, avevano stimato possibile ottenere un risparmio di svariati miliardi, senza diminuire la qualità dei servizi pubblici erogati.

Il nuovo governo di tregua, salvo imprevisti dell’ultimo momento, provvederà, con il beneplacito dei nostri partner (avversari?) europei a licenziare una legge di bilancio sterile e asettica, che non presenterà quasi certamente alcuna delle variazioni che sarebbero utili e necessarie, ma possibili solo se ricomprese in un più vasto contesto politico programmatico, certamente pluriennale.

Altra incombenza dello stesso nuovo e provvisorio governo sarà quella di predisporre, sempre se possibile ed in poco tempo, una modifica alla attuale legge elettorale che impedisca il ripetersi di una situazione di stallo post elettorale simile a quella testé evidenziatasi.

Un premio di maggioranza più agevole da conquistare, la previsione di un ballottaggio od altro, vi sono numerosi strumenti possibili, basta che le diatribe, finalizzate al raggiungimento di interessi personali e partitici non si prolunghino all'infinito, perché altrimenti si potrebbe allungare troppo la prevista durata della nuova legislatura.

Tanto, se si continuasse ad amministrare l’Italia senza un chiaro indirizzo politico programmatico e se da tale situazione derivassero dei danni (economici e non), sempre e solo i comuni cittadini dovrebbero alla fine pagare (speriamo in Mattarella!?).