Ormai sembra certo la possibilità di un governo transitorio poichè,
vista la incompatibilità delle posizioni dei partiti che hanno partecipato alle
elezioni e considerati i risultati elettorali, non si potrà formare un nuovo
governo cosiddetto politico, che sarebbe dovuto nascere dalla comunanza di
valori e in specie di intenti programmatici tra due o più partiti.
Non dovrebbe essere sufficiente a superare l’attuale ormai famoso stallo il recentissimo ripensamento del premier del movimento cinque stelle, che si è dichiarato disposto a rinunciare, per il bene del paese, alla carica di presidente del consiglio, fino ad ora considerata condizione irrinunciabile di ogni ipotesi di accordo con chiunque.
Avremo quindi o nuove
(immediate) elezioni o una nuova compagine governativa, di necessità,
presumibilmente di breve durata, che si potrà definire di scopo o a termine o
provvisorio o di tregua o del presidente o in qualsiasi altro modo la fantasia
dei media lo vorrà battezzare.
Quasi tutti i politici
sono concordi nel ritenere che tale specie di nuovo governo debba provvedere ad
assolvere solo le incombenze non rinviabili e che lo stesso essendo in un certo
senso titolare (non specifichiamo come e quanto) della fiducia del nuovo
parlamento, possa avere sufficienti credenziali per DIFENDERE a livello europeo
e mondiale gli interessi di noi italiani.
L’attuale presidente
Gentiloni ed i suoi ministri, hanno continuato sino ad ora a gestire l’apparato
statale nonché a rappresentare l’Italia nel contesto internazionale, ma essendo
dimissionari, potrebbero in tale sede, per supposti motivi psicologici, non essere
in grado di agire efficacemente, anche se formalmente godono ancora delle
stesse credenziali.
Esaminiamo quali
dovrebbero essere le indilazionabili incombenze specifiche del nuovo governo:
dal punto di vista
economico è in primis necessario intervenire per evitare che divengano
operative le famigerate clausole di salvaguardia, da tempo concordate con i
vertici dell’ Europa, ovvero l’aumento delle aliquote IVA e di numerose accise.
Tutti dichiarano che è
assolutamente necessario STERILIZZARE tale aumento e che questo è, per il bene
del paese, il primo provvedimento da prendere, ma nessuno ha già chiarito come
operare su questo problema.
Considerata la realtà
della situazione economica italiana si tratta semplicemente di intervenire
mediante un aggiustamento di bilancio tagliando spese già programmate per circa
dodici miliardi (e questo solo per il 2019), sarà necessario decidere se
togliere fondi alla sanità, alla difesa, al welfare, se istituire nuove imposte
patrimoniali o altro: non è questa in realtà una scelta strettamente politica?
Visto che la
sterilizzazione di cui sopra non può certo ottenersi con adeguate dosi di
alcool od altro disinfettante, ma solo con maggiori sacrifici economici dei
cittadini, le diatribe che hanno di fatto bloccato il mondo politico sono
certamente servite ad evitare che l’uno o l’altro dei contendenti (partiti) si
dovesse assumere direttamente tale responsabilità.
La medesima problematica si
pone per ottemperare alla preannunciata necessità di risparmiare circa quattro
o cinque miliardi, che rappresentano una MANOVRINA di aggiustamento sul
bilancio e che, dato l’attuale andamento della nostra economia, ci è stata
raccomandata dai partner europei.
D’altra parte in Italia
il PIL (prodotto interno lordo) cresce ad un ritmo che è il più basso tra
quelli dei paesi europei e la società civile formata dai comuni cittadini non
avverte chiari segnali di effettiva ripresa dell’economia.
Nel frattempo il costo
per il mantenimento dell’apparato statale è eccessivo, gli investimenti
pubblici produttivi si vanno riducendo al minimo storico, la famigerata
spending rewiew non è mai stata resa operativa, eppure gli incaricati di
studiare tale revisione delle spese, in teoria ritenuta da tutti
indispensabile, avevano stimato possibile ottenere un risparmio di svariati
miliardi, senza diminuire la qualità dei servizi pubblici erogati.
Il nuovo governo di
tregua, salvo imprevisti dell’ultimo momento, provvederà, con il beneplacito
dei nostri partner (avversari?) europei a licenziare una legge di bilancio
sterile e asettica, che non presenterà quasi certamente alcuna delle variazioni
che sarebbero utili e necessarie, ma possibili solo se ricomprese in un più
vasto contesto politico programmatico, certamente pluriennale.
Altra incombenza dello
stesso nuovo e provvisorio governo sarà quella di predisporre, sempre se
possibile ed in poco tempo, una modifica alla attuale legge elettorale che
impedisca il ripetersi di una situazione di stallo post elettorale simile a
quella testé evidenziatasi.
Un premio di maggioranza
più agevole da conquistare, la previsione di un ballottaggio od altro, vi sono
numerosi strumenti possibili, basta che le diatribe, finalizzate al raggiungimento
di interessi personali e partitici non si prolunghino all'infinito, perché
altrimenti si potrebbe allungare troppo la prevista durata della nuova
legislatura.
Tanto, se si continuasse
ad amministrare l’Italia senza un chiaro indirizzo politico programmatico e se
da tale situazione derivassero dei danni (economici e non), sempre e solo i
comuni cittadini dovrebbero alla fine pagare (speriamo in Mattarella!?).