Bisogna dare atto che
Matteo Salvini, quale leader del partito che il quattro marzo ha ottenuto più
voti nell'ambito della coalizione di centrodestra ed è stato subito
riconosciuto dagli alleati capo indiscusso di tutta la coalizione stessa, così
come da accordo esplicito pre elettorale.
Appare logica conseguenza
che lo stesso premier intenda ritenere del tutto valido quanto previsto da tale
accordo manifestando, con coerenza, la sua volontà di rispettare termini e
modalità del mandato ricevuto ed abbia quindi portato avanti le trattative per
la formazione di un eventuale nuovo governo, volendo operare quale leader di
una coalizione e non di un singolo partito.
Anche il movimento cinque
stelle ha voluto dimostrare la sua coerenza reiterando i propri (talvolta
apodittici) principi, che lo hanno portato ad escludere la possibilità di
formare il governo con l’apporto di persone e partiti, eletti nell'ambito della
coalizione di centrodestra, ma dallo stesso movimento giudicati, a torto o a
ragione, non consoni o comunque indegni ai fini della assunzione del ruolo di
governanti.
Lo stesso partito
democratico, dopo aver valutato attentamente ciò che si poteva dedurre dal
modesto risultato elettorale ottenuto, si è coerentemente preparato a interpretare
il ruolo di opposizione (dichiaratamente attiva e non passiva) e ha ribadito
più volte tale sua posizione, anche attraverso le interviste rilasciate post
voto dai propri dirigenti.
Ebbene, si può affermare
che dal quattro marzo e fino ad oggi i partiti politici italiani hanno
inutilmente discusso solo per dimostrare la loro coerenza rispetto a principi
generali da loro stessi definiti e riconosciuti (non poteva altrimenti essere).
Il movimento cinque
stelle, come detto, per principio, ha posto il veto alle trattative con la
intera coalizione di destra, ritenendo possibile raggiungere eventuali accordi
solo con la lega (che fa parte della stessa coalizione), questa si è rifiutata di
trattare, sempre per principio, volendo mantenere gli accordi presi, in sede
pre elettorale, con gli alleati politici.
Per addivenire ad un
governo, viste le risultanze elettorali, sarebbe necessario che si trovasse un
accordo almeno tra due o più partiti o coalizioni, ma questo, dopo sessanta
giorni di trattative, sembra impossibile ed attualmente permane una situazione
definita di stallo.
Il capo dello stato, on.
le Mattarella, seguendo la prassi, dopo aver conferito un primo incarico
esplorativo alla presidente del senato on. le Casellati, non andato ovviamente
a buon fine, ha incaricato il presidente della camera on. le Fico di successivi
colloqui esplorativi; stranamente da tale nuovo incarico è emerso un flebile
preambolo di accordo tra movimento cinque stelle e partito democratico.
In realtà il preambolo
consiste solo nel fatto che il segretario del partito democratico si è
dichiarato disponibile a discutere in sede di riunione di direzione (che si
terrà il tre maggio) la possibilità di procedere ad esaminare le proposte
programmatiche del movimento cinque stelle.
Dopo aver recepito i risultati
delle elezioni in Friuli Venezia Giulia, debitamente anticipati nel nostro
precedente articolo relativo alle elezioni amministrative in Molise che hanno
di fatto rafforzato la posizione della coalizione di centrodestra, si ritiene che
ogni ulteriore tentativo di accordo tra quest’ultimo e il movimento cinque
stelle sia destinato a fallire.
Il partito democratico
non pare affatto disponibile ad appoggiare i grillini al fine di perseguire i soli
obiettivi previsti nel cosiddetto contratto di governo, dagli stessi
unilateralmente proposto.
Questo contratto ha la
pretesa di individuare quanto necessario al miglioramento delle condizioni dei
normali cittadini, senza peraltro specificare puntualmente in che modo si debba
procedere e quali dovrebbero essere i contenuti delle leggi finanziarie,
attuative di tali punti programmatici.
Si può prevedere ad oggi,
con sufficiente certezza, che l’ulteriore tempo, concesso dal presidente on. le
Mattarella, per SCHIARIRE la situazione tra i partiti, risulterà inutile e
probabilmente si dovranno indire nuove elezioni, come già anticipato da alcuni
esperti politici.
Si dovranno in pratica
spendere altri soldi e d’altra parte ai partiti tutti nulla sembra importare
delle tasche dei cittadini.