Il ministro degli interni esponente della lega, nonché vice premier, Matteo Salvini ha iniziato subito ad operare con riguardo al punto 13 del contratto medesimo (immigrazione: rimpatri e stop al business) e sta cercando di rimettere in discussione i criteri di accoglienza a suo tempo stabiliti con i partner europei nell’accordo di Dublino.
È bastato bloccare, come noto, l’ingresso ai porti italiani di un paio di battelli di salvataggio gestiti da ONG per costringere i vertici europei a dover ammettere il fatto, già evidente, che l’Italia non può essere lasciata da sola a sostenere l’impatto del flusso migratorio diretto in Europa e proveniente per lo più da paesi africani sottosviluppati.
Alla fine delle trattative aperte e sollecitate da tale azione di blocco le decisioni prese
(di comune accordo) dai vari governi europei sembrerebbero aver recepito, in linea di
principio, le richieste fatte in merito dall’Italia, bisognerà verificarne in seguito la
pratica applicazione.
L’altro vice premier, esponente del movimento cinque stelle, nonché ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, si è affrettato nel frattempo a ribadire la volontà di rispettare quanto previsto nel contratto di governo in relazione alle sue competenze e in unione col presidente della camera, collega di partito (on. Fico) ha contribuito a definire un provvedimento per la riduzione dei trattamenti pensionistici (detti vitalizi) degli ex parlamentari.
Molti dubbi sono stati espressi sulla costituzionalità di un tale provvedimento anche dal presidente del senato on. Casellati, che ha richiamato i principi relativi ai diritti acquisiti ed alla equa retribuzione per il lavoro svolto; si potranno risparmiare, come calcolato, circa quaranta milioni di Euro annui?
In definitiva, per quanto si può prevedere, vista l’imminenza incombente del periodo festivo, il governo non dovrebbe produrre a breve altri atti destinati ad incidere (si spera favorevolmente) sulla quotidiana vita dei cittadini.
D’altra parte il ministro delle finanze (on. Tria) ha chiaramente preso atto della non brillante situazione economica del nostro paese affermando che almeno per tutto il 2018 non si dovranno emettere provvedimenti in deroga alle previsioni di spesa attuali, neppure per venire in soccorso a motivate e giuste istanze sociali.
Nella realtà il debito pubblico dell’Italia continua a salire costantemente e ad aprile ha superato il massimo storico, raggiungendo la cifra di oltre 2.310 (duemila trecentodieci) miliardi di Euro.
Per cercare di superare le attuali difficoltà, al di fuori di improponibili provvedimenti monetari, i nostri governanti dovrebbero dedicarsi ad attuare (veramente!) quei provvedimenti di snellimento della burocrazia statale, regionale e comunale, genericamente previsti nel contratto di governo, che consentirebbero una ripresa delle attività produttive ed un miglioramento del rapporto deficit / PIL.