martedì 28 agosto 2018

Ponti e Politica


Dopo aver espresso il nostro sentito cordoglio per tutte le vittime degli imprevisti, o meglio dei non previsti, eventi (crolli di ponti, inondazioni ecc.) che hanno funestato il recente periodo estivo, cerchiamo di esaminare cosa abbia evidenziato dal punto di vista politico e generale quanto accaduto, magari da un diverso punto di vista.

Innanzitutto si è reso palese che lo stato e i nostri politici (tutti) sono soggetti a varie sollecitazioni da parte di numerosi centri di potere (lobby) e troppo spesso si è legiferato e si legifera per soddisfare primariamente gli interessi di tali centri di potere anche a scapito degli interessi dei cittadini comuni.

È ormai palese il fatto che il contratto di concessione stipulato tra stato e società autostrade consentiva al concessionario di introitare, in cambio della propria opera di gestione, utili pari a circa il sessanta per cento di quanto ricavato e fatturato (si spera) per il pagamento dei pedaggi autostradali.

In pratica, come riferito anche dai media, Autostrade S.p.A. avrebbe incassato annualmente tre miliardi e seicento milioni di Euro e speso solo un miliardo e cento milioni per gestire e manutenere le strade oggetto della concessione.

In merito alla scoperta della realtà non è poi stata approfondita la questione relativa a chi e a quali imprese usualmente venissero affidati i contratti di manutenzione, quali fossero i criteri con cui si determinava la necessità di manutenzione e quali fossero gli azionisti e titolari di dette imprese di manutenzione.

Troppo spesso e nell'arco di vari anni l’automobilista, che giornalmente percorreva lunghi tratti autostradali, era costretto a snervanti code dovute a cantieri di rifacimento della carreggiata, che peraltro quando era stata percorsa dallo stesso utente pochi giorni prima, non era poi apparsa così degradata; ovviamente tali cantieri operavano di preferenza in corrispondenza di lunghi tratti rettilinei e pianeggianti ove era agevolato il rendimento di tutti i macchinari impiegati.

In alcuni paesi le lobby sono riconosciute come espressione della libertà di organizzazione ed operano, apertamente e secondo codici di comportamento, per difendere gli interessi di determinate categorie di cittadini imprenditori, da noi la loro esistenza è conosciuta, ma la loro azione non è pubblicizzata né regolamentata da chiare leggi.

In Italia, ad esempio, per quanto riguarda ai rapporti tra enti statali e soggetti privati associati e organizzati in lobby, o meno, si è venuti solo ora a conoscenza che la convenzione tra stato e gestori di autostrade, per alcuni (ignoti) accordi convenzionali è stata addirittura in parte secretata!

Bisogna osservare che non tutte le varie associazioni settoriali di imprenditori possono aver realmente influito sull'azione dei vari governi, ma in realtà questa in buona parte parrebbe risultare condizionata da molti interessati che possono contare sulla scarsa chiarezza normativa, sul farraginoso e non sempre equanime controllo del rispetto delle leggi, sulla non cristallina moralità dei nostri politici e sulla volontà di mantenimento della gestione del potere da parte dei vari organi burocratici.

La possibilità di un privato (ente, associazione, lobby ecc.) di intervenire fattivamente per influenzare le scelte normative ed operative del nostro stato è proporzionale alle sue capacità economiche e ad altri fattori tra i quali la sua stessa rispettabilità.

Con il crollo del ponte di Genova la rispettabilità della società di gestione è venuta a mancare e solo dopo si è cominciato a discutere di molti aspetti e clausole contrattuali, a suo tempo sottaciuti e/o nascosti.

Chi altro mantiene oggi la capacità di influire, o meglio quali sono i potentati che molto probabilmente possono influire sulla gestione della nostra piccola Italia?

Ovviamente per prime le banche, riunite o meno in associazione, sono in grado di imporre al governo la creazione di normative e provvedimenti a loro favorevoli e, come noto, lo hanno fatto di certo.

Vi sono molte altre singole imprese, lobby ed associazioni, che comunque risultano aver cercato e ottenuto privilegi per sé o per i propri adepti senza riguardo al primario interesse morale e sociale di tutta la comunità, si tratta di costruttori di armamenti, fabbricanti di medicinali, aziende già a partecipazione statale quale Fincantieri, multinazionali di vari settori ecc.

Focalizzare, con l’aiuto dei media, l’attenzione sui morti di Genova e sulla deficiente manutenzione posta a carico di uno o più operatori non giova a chiarire che è il sistema di gestione e controllo della cosa pubblica a non funzionare a dovere, lo stesso sistema che nel caso specifico consente di prevedere che la ricostruzione del viadotto della Serenissima sarà affidata alla nota società Fincantieri (o simile dello stesso gruppo) e alle influenti……ecc. ecc., da sempre sulla breccia grazie all’operato dei propri lobbisti e referenti politici!