I nuovi governanti, che
fino ad ora non hanno ancora messo seriamente mano alle questioni economiche,
si trovano a dover finalmente decidere quali interventi dovranno essere
eseguiti per cercare di dare concreta realizzazione al noto contratto di
governo, a suo tempo proposto agli elettori.
Cerchiamo di descrivere
la attuale situazione esaminando nel modo più semplice possibile i vari dati ed
input che vengono comunicati attraverso i soliti mass media.
Innanzitutto è chiaro
che, negli ultimi mesi, l’andamento dell’economia in Italia ed anche in Europa
non è stato così brillante come ci si augurava in precedenza.
A livello internazionale,
in particolare, la famigerata guerra dei dazi, imposti dagli Stati Uniti sulle
loro importazioni e le relative contromisure adottate dai paesi che esportano
abitualmente negli USA, ha sicuramente causato, insieme ad altre motivazioni,
un rallentamento della produzione dei prodotti finiti e dei semilavorati
destinati all'enorme mercato di questo paese.
In merito gli organi di
informazione hanno reso noto che a luglio la produzione industriale in Italia è
significativamente diminuita.
Nel contempo, forse ad
arte, gli stessi organi di informazione hanno reso noto che i dati relativi
alla disoccupazione nel primo semestre risultano assai migliorati.
Quindi parrebbe evidente,
almeno per tutti coloro che non sono dediti allo studio delle leggi economiche,
che nel nostro paese abbiamo avuto un aumento degli occupati ed una diminuzione
della produzione industriale e (forse?) delle relative vendite: sorge il dubbio
che le due notizie si riferiscano a periodi non esattamente concomitanti, o
altro.
In effetti il comune
cittadino italiano, se fosse stato particolarmente attento a quanto da sempre
gli viene ufficialmente od ufficiosamente comunicato in merito all'andamento
economico, si sarebbe accorto che normalmente ad una notizia non proprio
confortante viene affiancata una diversa e più rassicurante ed ottimistica
novella.
Tra pochi giorni
dovrebbero essere rese note le decisioni relative alla finanza pubblica (nonché
alle nostre tasche) ed i provvedimenti che saranno presi per attuare il
contratto di governo.
Si noti che, in merito
alla propagandata necessità di provvedere ad impostare finalmente un serio
programma di risparmi, nulla di incisivo è stato fino ad ora determinato e la
famosa spending review non si è mai attivata.
A meno che si voglia
considerare come determinante e definitivo il provvedimento autonomo della
camera dei deputati che prevede la diminuzione degli importi dei vitalizi ai
suoi parlamentari, con conseguente risparmio di pochi milioni annui.
Ben poca cosa (ammesso
che i ricorsi giudiziari degli interessati non vengano accolti) rispetto alla
miriade di inutili spese non produttive di tutti gli organi governativi.
Eppure si era parlato, ci
sembra, di un taglio degli sprechi e privilegi degli apparati burocratici che
avrebbe consentito di trovare risorse per finanziare buona parte dei
provvedimenti a favore dei più deboli.
A tali azioni se ne
dovevano affiancare altre che avrebbero semplificato le procedure burocratiche
agevolando lo sviluppo economico, ma questo non è stato fatto e si continua
come sempre, in qualsiasi occasione, a dover sottostare ad una miriade di oneri
spesso inutili (per esempio si consideri la normativa, non certo veramente e
definitivamente semplificata, relativa ai lavori di ristrutturazione delle
abitazioni).
Una reale e seria
semplificazione avrebbe reso possibile che il personale degli uffici tecnici di
vario livello, che si occupano del settore edilizio privato, si potesse
dedicare ad attività esterne di controllo, forse anche dei ponti e viadotti
cittadini, senza dover stanziare somme aggiuntive per tale attività.
Sembra addirittura che
nuove normative, regolamenti e conseguenti oneri burocratici saranno varati dai
nostri governanti ai fini di disciplinare alcune materie anche se da poco
liberalizzate (come ad esempio il commercio al minuto) e gli uffici legislativi
dei vari ministeri impazzeranno come sempre nel creare complicazioni e nuovi
vincoli, in ogni campo, alle azioni dei privati.
In definitiva sorge il
dubbio che a parole si discuta di libertà e liberalizzazione, ma in realtà si voglia
realizzare un modello di Stato assolutista o quanto meno tendenzialmente
dirigista.
La annunciata volontà di
creazione di una nuova agenzia governativa statale dedita al controllo delle
infrastrutture fa temere che i nostri politici vorranno riformare creando un
nuovo ente burocratico (carrozzone) in aggiunta ai tanti già esistenti.
Se non si provvederà a
far riprendere la nostra economia attraverso lo snellimento burocratico, la
concreta razionalizzazione dei controlli e degli organi di controllo, il taglio
delle spese inutili ecc., non si avranno le disponibilità per attuare gli
interventi sociali auspicati.
Consideriamo poi la
debolezza della stessa nostra economia ed i vincoli di bilancio internazionali
che già da ora, in teoria, ci impediscono di accrescere il nostro
rilevantissimo debito pubblico (di fatto già di recente aumentato di altri
diciotto miliardi circa).
La eventuale concessione
all’Italia di una maggiore elasticità nell’applicazione dei vincoli europei, da
sempre deve solo essere considerata come una soluzione provvisoria destinata ad
aggravare gli oneri che prima o poi i cittadini saranno chiamati a supportare
con nuovi aumenti di tariffe, tasse, imposte, accise ecc. ecc.