sabato 15 settembre 2018

Interventi economici del nuovo governo


I nuovi governanti, che fino ad ora non hanno ancora messo seriamente mano alle questioni economiche, si trovano a dover finalmente decidere quali interventi dovranno essere eseguiti per cercare di dare concreta realizzazione al noto contratto di governo, a suo tempo proposto agli elettori.

Cerchiamo di descrivere la attuale situazione esaminando nel modo più semplice possibile i vari dati ed input che vengono comunicati attraverso i soliti mass media.
Innanzitutto è chiaro che, negli ultimi mesi, l’andamento dell’economia in Italia ed anche in Europa non è stato così brillante come ci si augurava in precedenza.

A livello internazionale, in particolare, la famigerata guerra dei dazi, imposti dagli Stati Uniti sulle loro importazioni e le relative contromisure adottate dai paesi che esportano abitualmente negli USA, ha sicuramente causato, insieme ad altre motivazioni, un rallentamento della produzione dei prodotti finiti e dei semilavorati destinati all'enorme mercato di questo paese.

In merito gli organi di informazione hanno reso noto che a luglio la produzione industriale in Italia è significativamente diminuita.

Nel contempo, forse ad arte, gli stessi organi di informazione hanno reso noto che i dati relativi alla disoccupazione nel primo semestre risultano assai migliorati.

Quindi parrebbe evidente, almeno per tutti coloro che non sono dediti allo studio delle leggi economiche, che nel nostro paese abbiamo avuto un aumento degli occupati ed una diminuzione della produzione industriale e (forse?) delle relative vendite: sorge il dubbio che le due notizie si riferiscano a periodi non esattamente concomitanti, o altro.

In effetti il comune cittadino italiano, se fosse stato particolarmente attento a quanto da sempre gli viene ufficialmente od ufficiosamente comunicato in merito all'andamento economico, si sarebbe accorto che normalmente ad una notizia non proprio confortante viene affiancata una diversa e più rassicurante ed ottimistica novella.

Tra pochi giorni dovrebbero essere rese note le decisioni relative alla finanza pubblica (nonché alle nostre tasche) ed i provvedimenti che saranno presi per attuare il contratto di governo.

Si noti che, in merito alla propagandata necessità di provvedere ad impostare finalmente un serio programma di risparmi, nulla di incisivo è stato fino ad ora determinato e la famosa spending review non si è mai attivata.

A meno che si voglia considerare come determinante e definitivo il provvedimento autonomo della camera dei deputati che prevede la diminuzione degli importi dei vitalizi ai suoi parlamentari, con conseguente risparmio di pochi milioni annui.

Ben poca cosa (ammesso che i ricorsi giudiziari degli interessati non vengano accolti) rispetto alla miriade di inutili spese non produttive di tutti gli organi governativi.

Eppure si era parlato, ci sembra, di un taglio degli sprechi e privilegi degli apparati burocratici che avrebbe consentito di trovare risorse per finanziare buona parte dei provvedimenti a favore dei più deboli.

A tali azioni se ne dovevano affiancare altre che avrebbero semplificato le procedure burocratiche agevolando lo sviluppo economico, ma questo non è stato fatto e si continua come sempre, in qualsiasi occasione, a dover sottostare ad una miriade di oneri spesso inutili (per esempio si consideri la normativa, non certo veramente e definitivamente semplificata, relativa ai lavori di ristrutturazione delle abitazioni).

Una reale e seria semplificazione avrebbe reso possibile che il personale degli uffici tecnici di vario livello, che si occupano del settore edilizio privato, si potesse dedicare ad attività esterne di controllo, forse anche dei ponti e viadotti cittadini, senza dover stanziare somme aggiuntive per tale attività.

Sembra addirittura che nuove normative, regolamenti e conseguenti oneri burocratici saranno varati dai nostri governanti ai fini di disciplinare alcune materie anche se da poco liberalizzate (come ad esempio il commercio al minuto) e gli uffici legislativi dei vari ministeri impazzeranno come sempre nel creare complicazioni e nuovi vincoli, in ogni campo, alle azioni dei privati.

In definitiva sorge il dubbio che a parole si discuta di libertà e liberalizzazione, ma in realtà si voglia realizzare un modello di Stato assolutista o quanto meno tendenzialmente dirigista.

La annunciata volontà di creazione di una nuova agenzia governativa statale dedita al controllo delle infrastrutture fa temere che i nostri politici vorranno riformare creando un nuovo ente burocratico (carrozzone) in aggiunta ai tanti già esistenti. 

Se non si provvederà a far riprendere la nostra economia attraverso lo snellimento burocratico, la concreta razionalizzazione dei controlli e degli organi di controllo, il taglio delle spese inutili ecc., non si avranno le disponibilità per attuare gli interventi sociali auspicati.

Consideriamo poi la debolezza della stessa nostra economia ed i vincoli di bilancio internazionali che già da ora, in teoria, ci impediscono di accrescere il nostro rilevantissimo debito pubblico (di fatto già di recente aumentato di altri diciotto miliardi circa).

La eventuale concessione all’Italia di una maggiore elasticità nell’applicazione dei vincoli europei, da sempre deve solo essere considerata come una soluzione provvisoria destinata ad aggravare gli oneri che prima o poi i cittadini saranno chiamati a supportare con nuovi aumenti di tariffe, tasse, imposte, accise ecc. ecc.