martedì 25 settembre 2018

Reddito di cittadinanza e altro


Il comune cittadino che in occasione delle elezioni politiche del marzo scorso si è fatto influenzare dalle variegate promesse elettorali dei nostri politici e ha espresso il suo voto, proprio basandosi su quanto promesso dai leader della attuale maggioranza, fino ad ora non sembra abbia ottenuto quanto atteso.

Il governo è conscio del fatto che entro il prossimo mese dovrà chiaramente indicare quali e quanti saranno i provvedimenti economici che l’Italia intende adottare allo scopo di soddisfare le aspettative degli elettori stessi.

Prevedere che non tutte le promesse fatte potranno essere soddisfatte è abbastanza semplice, vista la oggettiva situazione finanziaria in cui versa il nostro paese.

Ci è parso di comprendere che in occasione di varie interviste e conferenze stampa sia stato di recente meglio specificato come l’attuazione di quanto promesso e previsto nel contratto di governo non sarà immediata, ma potrebbe essere in un certo senso diluita nell'arco di tutto il quinquennio di durata della legislatura.

Similmente, in effetti, si è parlato in origine di una tassa sui redditi piatta (con unica aliquota) ed ora si ventila l’ipotesi di applicare tre o più aliquote, si parlava di abbattere il numero degli italiani che vivono sotto la soglia della povertà (quattro milioni di individui) e ad oggi non si è specificata la tipologia dei provvedimenti che saranno presi per consentire una dignitosa esistenza a costoro: si prenda atto che ancora oggi la pensione per un invalido civile al 100% (cento per cento) è pari a circa € 280,00 (duecento ottanta) mensili.

Il tanto declamato reddito di cittadinanza è divenuto principale argomento per tutti i media, ma sembra che per la sua attuazione sarebbe necessario reperire una disponibilità finanziaria variamente stimata tra quindici e venticinque miliardi di Euro.

Il vice primo ministro Di Maio ed il movimento cinque stelle vorrebbero iniziare da subito l’erogazione di tale reddito per ovvi motivi di convenienza politica (fidelizzare gli elettori che hanno votato M5s nella speranza di ottenerlo) e pressano il ministro Tria (cui spetta la predisposizione del bilancio) affinché cerchi di recuperare la maggior quantità di danaro possibile per finanziare tale provvedimento.

Per parte loro anche il vice premier Salvini e la sua lega (l’altro partito che compone la maggioranza governativa) cercano di ottenere la copertura dei provvedimenti promessi agli elettori (flat tax, pensioni ecc.) e parimenti chiedono allo stesso ministro dell’economia di provvedere in merito.

Secondo il parere dei membri del governo, le cifre necessarie, sembra, si potrebbero stanziare senza stravolgere i conti, ma di diversa opinione sono i tecnici (burocrati) deputati alla materiale compilazione del bilancio stesso ed in merito è sorta anche una polemica tra i politici e questi tecno-burocrati, che da sempre costituiscono una vera e propria lobby potentissima e potenzialmente in grado di condizionare le scelte politiche.

Nella realtà i soldi per mantenere prontamente tutte le promesse fatte agli elettori comunque non ci sono, a meno di voler ricorrere ad ulteriore indebitamento dell’Italia in spregio ai parametri economici, impostici dall'Europa, che alcuni economisti ritengono, forse, troppo prudenti.

Considerando che, a causa dell’altissimo deficit accumulato negli anni, nonché dell’andamento della propria economia, l’Italia è costretta collocare sui mercati finanziari internazionali circa quattrocento miliardi di Euro all'anno di titoli di debito, si comprende come una censura del nostro bilancio da parte della stessa finanza internazionale potrebbe portare ad un aumento degli interessi da pagare per poter (piazzare) tali titoli.

Sarebbe meglio dare sostegno concreto all'azienda Italia (aumentando il PIL), magari riducendo sprechi ed oneri burocratici, ma non sembra che i nostri politici abbiano intenzione di perseguire primariamente e seriamente tale ipotesi.

A parte le questioni relative ai soldi, che presto saranno chiarite (almeno si spera), vi sono da evidenziare altre problematiche di diversa natura, che certamente, qualora fosse immediatamente approvato il provvedimento sul reddito di cittadinanza, ne impediranno la esecutività.

Infatti tale reddito, come sempre specificato, dovrà essere limitato nel tempo e maturerà a favore dei cittadini privi di lavoro e in attesa di occupazione.

Condizione per percepirlo sarebbe la prestazione di lavori socialmente utili per un certo numero di ore mensili e, dopo due o tre rifiuti, l’obbligo di accettazione del lavoro che verrebbe offerto attraverso l’intervento dei vecchi uffici (pubblici) di collocamento, appositamente ristrutturati e riformati.

Se quanto sopra risponde ai criteri indicati dai politici sarà necessario attendere molto tempo per riformare tali uffici di collocamento e per adeguare a tale contesto la normativa relativa alle assunzioni del personale.

Quindi, per concludere, salve maggiori e/o diverse informazioni che potrebbero, in un prossimo futuro, chiarire meglio la volontà politica in merito, si ha ragione di prevedere che concretamente non si potrà realizzare rapidamente, così come prospettato, il punto 19 (diciannove) del contratto di governo, indipendentemente dalle disponibilità economiche del bilancio statale.