Il comune cittadino che
in occasione delle elezioni politiche del marzo scorso si è fatto influenzare
dalle variegate promesse elettorali dei nostri politici e ha espresso il suo
voto, proprio basandosi su quanto promesso dai leader della attuale maggioranza,
fino ad ora non sembra abbia ottenuto quanto atteso.
Il governo è conscio del
fatto che entro il prossimo mese dovrà chiaramente indicare quali e quanti
saranno i provvedimenti economici che l’Italia intende adottare allo scopo di
soddisfare le aspettative degli elettori stessi.
Prevedere che non tutte
le promesse fatte potranno essere soddisfatte è abbastanza semplice, vista la
oggettiva situazione finanziaria in cui versa il nostro paese.
Ci è parso di comprendere
che in occasione di varie interviste e conferenze stampa sia stato di recente
meglio specificato come l’attuazione di quanto promesso e previsto nel
contratto di governo non sarà immediata, ma potrebbe essere in un certo senso
diluita nell'arco di tutto il quinquennio di durata della legislatura.
Similmente, in effetti,
si è parlato in origine di una tassa sui redditi piatta (con unica aliquota) ed
ora si ventila l’ipotesi di applicare tre o più aliquote, si parlava di
abbattere il numero degli italiani che vivono sotto la soglia della povertà
(quattro milioni di individui) e ad oggi non si è specificata la tipologia dei
provvedimenti che saranno presi per consentire una dignitosa esistenza a
costoro: si prenda atto che ancora oggi la pensione per un invalido civile al
100% (cento per cento) è pari a circa € 280,00 (duecento ottanta) mensili.
Il tanto declamato reddito
di cittadinanza è divenuto principale argomento per tutti i media, ma sembra
che per la sua attuazione sarebbe necessario reperire una disponibilità
finanziaria variamente stimata tra quindici e venticinque miliardi di Euro.
Il vice primo ministro Di
Maio ed il movimento cinque stelle vorrebbero iniziare da subito l’erogazione
di tale reddito per ovvi motivi di convenienza politica (fidelizzare gli elettori
che hanno votato M5s nella speranza di ottenerlo) e pressano il ministro Tria
(cui spetta la predisposizione del bilancio) affinché cerchi di recuperare la
maggior quantità di danaro possibile per finanziare tale provvedimento.
Per parte loro anche il
vice premier Salvini e la sua lega (l’altro partito che compone la maggioranza
governativa) cercano di ottenere la copertura dei provvedimenti promessi agli
elettori (flat tax, pensioni ecc.) e parimenti chiedono allo stesso ministro
dell’economia di provvedere in merito.
Secondo il parere dei
membri del governo, le cifre necessarie, sembra, si potrebbero stanziare senza
stravolgere i conti, ma di diversa opinione sono i tecnici (burocrati) deputati
alla materiale compilazione del bilancio stesso ed in merito è sorta anche una
polemica tra i politici e questi tecno-burocrati, che da sempre costituiscono
una vera e propria lobby potentissima e potenzialmente in grado di condizionare
le scelte politiche.
Nella realtà i soldi per
mantenere prontamente tutte le promesse fatte agli elettori comunque non ci
sono, a meno di voler ricorrere ad ulteriore indebitamento dell’Italia in
spregio ai parametri economici, impostici dall'Europa, che alcuni economisti
ritengono, forse, troppo prudenti.
Considerando che, a causa
dell’altissimo deficit accumulato negli anni, nonché dell’andamento della
propria economia, l’Italia è costretta collocare sui mercati finanziari internazionali
circa quattrocento miliardi di Euro all'anno di titoli di debito, si comprende
come una censura del nostro bilancio da parte della stessa finanza
internazionale potrebbe portare ad un aumento degli interessi da pagare per
poter (piazzare) tali titoli.
Sarebbe meglio dare
sostegno concreto all'azienda Italia (aumentando il PIL), magari riducendo
sprechi ed oneri burocratici, ma non sembra che i nostri politici abbiano
intenzione di perseguire primariamente e seriamente tale ipotesi.
A parte le questioni
relative ai soldi, che presto saranno chiarite (almeno si spera), vi sono da
evidenziare altre problematiche di diversa natura, che certamente, qualora
fosse immediatamente approvato il provvedimento sul reddito di cittadinanza, ne
impediranno la esecutività.
Infatti tale reddito,
come sempre specificato, dovrà essere limitato nel tempo e maturerà a favore
dei cittadini privi di lavoro e in attesa di occupazione.
Condizione per percepirlo
sarebbe la prestazione di lavori socialmente utili per un certo numero di ore
mensili e, dopo due o tre rifiuti, l’obbligo di accettazione del lavoro che
verrebbe offerto attraverso l’intervento dei vecchi uffici (pubblici) di
collocamento, appositamente ristrutturati e riformati.
Se quanto sopra risponde
ai criteri indicati dai politici sarà necessario attendere molto tempo per
riformare tali uffici di collocamento e per adeguare a tale contesto la
normativa relativa alle assunzioni del personale.
Quindi, per concludere,
salve maggiori e/o diverse informazioni che potrebbero, in un prossimo futuro,
chiarire meglio la volontà politica in merito, si ha ragione di prevedere che
concretamente non si potrà realizzare rapidamente, così come prospettato, il
punto 19 (diciannove) del contratto di governo, indipendentemente dalle
disponibilità economiche del bilancio statale.