Parliamo del DEF Documento Economia e Finanza e cerchiamo, al solito, di descrivere
semplicemente e senza pregiudizi quanto sta accadendo, esaminando alcune cifre
e cercando di tralasciare pregiudizi o tecnicismi.
I nostri attuali governanti stanno cercando di ottenere sufficiente copertura finanziaria per poter realizzare (magari solo in parte) alcuni punti del contratto di governo, a suo tempo stipulato, che da loro stessi sono ritenuti necessari per poter garantire ai cittadini un più alto livello di benessere e progresso sociale (modifica della legge Fornero, flat tax, reddito di cittadinanza ecc.).
Per prima cosa sia chiaro
che modificare in sede di bilancio il rapporto deficit – PIL portandolo
dall'uno virgola sei per cento (raccomandato come sufficientemente virtuoso dai
nostri partner comunitari) al due virgola quattro per cento, è il modo più
semplice e rapido per ricavare somme da gestire.
Operando tale modifica
gli attuali governanti ricaverebbero una maggiore disponibilità di bilancio per
circa 30 (trenta) miliardi da impegnare nella realizzazione di quanto promesso
in sede elettorale e previsto dal contratto di governo stesso.
L’opposizione politica,
la stampa in generale, le istituzioni finanziarie europee, gli organi
indipendenti quali Bankitalia e BCE, le agenzie di rating, la stessa presidenza
della repubblica, hanno manifestato la loro contrarietà a qualsiasi decisione
che comporti l’ampliamento del rapporto deficit – PIL oltre la percentuale a
suo tempo indicata dell’uno virgola sei per cento (o meno).
Le motivazioni reali di
chi critica le mosse del governo (a parte quelle politiche) sono riassumibili
nel fatto che non vi sono sufficienti certezze di poter recuperare questi circa
trenta miliardi grazie alla crescita dell’economia italiana nei prossimi due o
tre anni, tale crescita, invece, è ritenuta certa dall'attuale maggioranza che
prevede nei prossimi tre anni un congruo aumento del PIL, del gettito erariale
e in definitiva anche il conseguente miglioramento del tenore di vita (capacità
di spesa) dei cittadini.
In effetti il mercato
globale e quindi il commercio e l’economia mondiale sembrano mostrare sintomi
di recessione più che di sviluppo e ogni timore sulla valenza di quanto
ipotizzato dal governo italiano è più che legittimo.
Tutte le discussioni di
politica economica (per lo più ancora allo stato di chiacchiere) che hanno
coinvolto il nostro amato paese hanno causato abnormi reazioni nei mercati
finanziari.
Il giorno stesso in cui
il governo ha annunciato la volontà di inserire nel DEF l’aumento del rapporto
deficit PIL al 2,4% quasi tutte le azioni quotate alla borsa di Milano sono
regredite e circa 22 miliardi di capitalizzazione sono andati in fumo.
Se si considerano anche
alcune altre successive sedute chiuse in perdita, l’aumento del famigerato
SPREAD, ecc. bisogna riconoscere che è avvenuto quanto segue:
da un lato vi è stato un
annuncio del governo italiano che affermava di volersi indebitare per ulteriori
circa trenta miliardi, al fine di distribuirli, per lo più, in favore di alcune
categorie di cittadini socialmente svantaggiati,
da un altro lato ed in
contemporanea un gruppo di cittadini meno svantaggiati e detentori di risparmi
(investiti in azioni) pagava di fatto circa 40 miliardi a causa delle perdite
in borsa.
Bisogna in vero ricordare
che non tutte le perdite di borsa di quest’ultimo periodo saranno state
sopportate da semplici cittadini italiani, ma anche da investitori esteri o
banche, anche se queste, poi, sui soliti clienti e cittadini si rifaranno,
magra resta però la consolazione.
Il clima allarmistico
causato dai descritti eventi, si è incrementato attraverso gli interventi dei
media, ma dovrebbe essere mitigato, così come dovrebbero essere mitigati gli
attacchi ai singoli soggetti ed ai rappresentanti delle istituzioni.
Solo con calma e ponderazione
si potranno superare le attuali difficoltà economico – finanziarie che
purtroppo coinvolgono il nostro paese e non solo e ci preoccupano forse
eccessivamente (o forse no?).