Tralasciamo i commenti
sulla questione economica generale e sulla eventuale deficienza di copertura
finanziaria, che costringeranno molto probabilmente a ridurre la platea dei
destinatari o a ridurre comunque gli importi del sussidio destinati ai
percettori ed esaminiamo, attraverso un teorico esempio, come si dovrebbe
procedere.
Un attuale disoccupato (unico componente di nucleo familiare, o coniugato senza figli) e avente diritto avrà quindi a disposizione, per mangiare e pagare l’affitto la somma di € 780,00 mensili.
Questo è un bene, anche perché in tale ipotesi si verrebbe in aiuto di un onesto cittadino che fino ad oggi ha, per così dire, sofferto la fame non avendo neppure tale modesta somma a disposizione per sopravvivere e probabilmente la sopravvivenza se la è assicurata grazie all'aiuto di parenti ed amici, grazie all'utilizzo gratuito di un alloggio messo a disposizione da suoceri o genitori e grazie a qualche prestazione lavorativa (in nero) saltuaria.
Una volta stabilito a suo favore tale diritto al reddito i problemi cominceranno a manifestarsi più chiaramente.
E’ previsto che, grazie alle virtù divinatorie del legislatore e grazie allo auspicato sviluppo economico della nostra società, nel più breve tempo possibile, al percettore del reddito di cittadinanza venga offerto un impiego da un impresa (generica) che si trova ad un massimo di cento Kilometri dal luogo della sua residenza.
Sembra semplice, ma in realtà non lo è perché bisognerebbe anche tenere conto del fatto che cento Kilometri di distanza non sono la stessa cosa per tutti.
Una cosa è percorrere cento kilometri, anzi duecento tra andata e ritorno, su di un treno di pendolari nell'ambito di una regione che fornisce adeguati servizi di mobilità ai propri cittadini.
Un’altra cosa è dover percorrere quotidianamente duecento Kilometri partendo ad esempio da un paesino sperduto tra le montagne dell’Aspromonte calabrese. Per affrontare tale evenienza sarà necessario prevedere un impegno di almeno altre sei ore quotidiane (tre all'andata e tre al ritorno) oltre alle normali otto ore lavorative.
Si può poi facilmente ipotizzare che la congruità del lavoro offerto debba giustificare tale impegno, ovvero che lo stipendio offerto sia superiore alla media degli attuali stipendi iniziali che per ora si assesta a circa milleduecento Euro mensili (o meno) e/o che vi siano effettive possibilità di sviluppo professionale in futuro.
Molti declineranno la prima proposta di lavoro e se la dovessero accettare entrerebbero a far parte, di quel numero di poveri alla ricerca di un posto letto vicino al luogo di lavoro da utilizzare per almeno cinque giorni la settimana (insieme ai senza tetto ed ai barboni), specie se si tratterà di un lavoro manuale e affaticante.
Tra l’altro solo sistemando così la questione alloggio tali lavoratori potrebbero anche arrotondare le proprie entrate con eventuali straordinari, se richiesti.
Il criterio della distanza, per quanto sopra illustrato, non dovrebbe essere così stringente come decretato dal legislatore e non dovrebbe essere ammissibile un provvedimento che risulta nei fatti diverso a seconda del luogo di applicazione.
Ovviamente è inutile esemplificare le ipotesi successive (Km. 250 e territorio nazionale) per le quali, alla fine, si perderà il diritto al beneficio del reddito di cittadinanza da parte di molti degli iniziali percettori.
Nel frattempo altre fasce di poveri, veramente poveri, quali ad esempio i disabili e gli invalidi civili, che continuano (pur se invalidi al 100%) a percepire pensioni quasi irrisorie, forse perché non sufficientemente rappresentate, malgrado si sia creato per tutelare le loro esigenze un apposito ministero, non sembra abbiano avuto significativi miglioramenti della loro situazione.
E’ triste dover riconoscere che forse frettolosi scopi di propaganda politica (le elezioni europee di maggio) più che la volontà di soccorrere veramente i cittadini più deboli economicamente hanno affrettato l’iter decisionale del provvedimento di decreto legislativo relativo al reddito di cittadinanza.
Questo doveva essere meglio e più efficacemente definito, magari assegnando diverse facoltà (anche di giudizio sullo specifico caso) alla figura del navigator che è destinato a seguire direttamente i singoli cittadini alla ricerca di un lavoro o altro.
Si può certamente prevedere, viste le premesse, che il governo non otterrà quanto teoricamente perseguito attraverso la creazione del reddito di cittadinanza (così come previsto) e dovrà modificare, medio termine, le norme del proprio decreto.