Cerchiamo di riassumere
quanto ci viene di recente descritto come se fosse attività politica primaria
dai nostri governanti, ovviamente mantenendo una razionale e disincantata
visione dei fatti.
Con grande risonanza da
parte dei soliti media ci viene ora di continuo illustrata la problematicità
dei rapporti con i nostri cugini francesi con i cui rappresentanti politici (in
particolare presidente e ministro degli interni) sembrano essere sorti notevoli
motivi di contrasto.
Premesso che la Francia è
in pratica la stessa Italia in quanto parte del medesimo (futuro) stato
dell’Europa vediamo quali sono i fatti.
In effetti da qualche
tempo il comportamento degli organi francesi che si occupano del controllo
delle frontiere (la gendarmerie per intenderci) si è irrigidito e addirittura
vi sono state delle interferenze illegali da parte della polizia di confine
francese, che in occasione di usuali operazioni di controllo e prevenzione ha
addirittura INVASO il nostro amato paese.
In pratica i (poliziotti
francesi) hanno ispezionato un locale di una stazione ferroviaria di confine
(usualmente sottoposto a vigilanza dai nostri doganieri) alla ricerca di
profughi o comunque di clandestini e hanno sconfinato in Italia di alcune
centinaia di metri durante una operazione di respingimento di altri (quattro o
cinque) clandestini che cercavano di recarsi dall’Italia alla Francia, privi di
documenti e di identità non nota.
A parte il sospetto della
ripetizione di simili episodi non ben documentati e/o posti alla attenzione
pubblica, null’altro di particolarmente grave è successo sul fronte occidentale
franco – italiano.
Vi è invero da prendere
in considerazione la querelle che è sorta tra i massimi esponenti dei due paesi
(fratelli) a causa di alcune battute, non proprio asettiche e rispettose
dell’etichetta formale che dovrebbe contraddistinguere le discussioni fra due paesi
democratici e alleati.
Il presidente francese,
probabilmente per manifestare la propria preoccupazione sullo stato di salute della
economia italiana che in caso di default potrebbe portare danno a tutti gli
stati europei, ha definito (si spera solo potenzialmente) lebbroso (nel senso
di contagioso?) il nostro paese.
A parte i commenti e le
battute in risposta dei nostri massimi dirigenti, la goccia che in un certo
senso ha fatto traboccare il vaso è stata causata dalla visita in Francia di un
vice premier italiano che di fatto si è ivi recato solo per intrattenersi a
colloquio con un esponente del movimento dei gilet gialli, che da numerose
settimane scendono in piazza per dimostrare il proprio dissenso politico e
richiedere a gran voce le dimissioni dello stesso presidente francese.
Pur notando che in realtà
il suddetto cittadino francese, rappresentante del dissenso, non era (e non è
ancora) un rappresentante politico regolarmente eletto, ma solo uno dei
capipopolo che si è distinto, per la sua determinazione e violenza, in
occasione delle manifestazioni di piazza, sembra una reazione eccessiva da
parte del presidente francese Macron l’aver richiamato in patria il proprio
ambasciatore.
In questa circostanza è
d’obbligo, anche con riguardo alla onestà e correttezza dei nostri attuali
governanti, che si chiarisca se le spese, per la trasferta del nostro politico
in territorio francese, siano state pagate dai cittadini italiani o siano state
per intero sostenute privatamente oppure a carico delle casse del partito di
appartenenza dello stesso (nello specifico il M5s).
Sarebbe auspicabile una
chiarificazione, poiché il richiamo di un ambasciatore presuppone una reazione
ad un atto, definibile ostile, perpetrato a cura e spese del paese coinvolto.
In attesa di chiarimenti
(che probabilmente non ci saranno) annotiamo con moderato pessimismo che nel
frattempo tutti i rappresentanti del governo, presenti in gran numero sul posto,
in occasione dell’inizio dei lavori di demolizione dei monconi rimasti in piedi
del famigerato viadotto di Genova, hanno provveduto a celebrare come se fosse
il simbolo della rinnovata grandeur (questa volta italiana) il fatto che si
iniziasse a demolire un ponte, già crollato, a ben sei mesi di distanza dal
crollo.
Si spera che in prosieguo
vi saranno altre e diverse occasioni degne di celebrazione e nel frattempo si
nota che per ora, malgrado tutto, ai soliti cittadini comuni non è ancora
successo niente, tutto langue come prima e tutto deve restare (in un certo
senso) tranquillo in attesa delle ormai prossime elezioni europee.
Anzi no, è aumentato il
costo di alcune marche di sigarette (bene per la nostra salute) e inoltre siamo in trepida attesa di vedere (speriamo
presto ed in tempo) come si potrà e/o dovrà reagire alla ormai effettiva
minaccia di una recessione nel nostro paese.
Ci saranno sicuramente
seri problemi, specie se non si provvederà al più presto a varare non solo
ponti, ma anche riforme veramente sostanziali del nostro sistema gestionale
della cosa pubblica e privata, in assoluto troppo burocratizzato e costoso.
Per ora, purtroppo,
questa è la politica così come viene intesa e gestita dal governo e così come
ci viene illustrata (o meglio confezionata ad arte) dai media.