lunedì 15 aprile 2019

Rimborsopoli e le Banche


In questi giorni si discute con grande veemenza sul problema dei rimborsi da riconoscere ai truffati dalle varie banche.

I responsabili della cosa pubblica si prodigano in appelli e pressanti richieste al competente ministro Tria (responsabile del dicastero economico) perché si affretti a predisporre il necessario decreto legge che consentirà di erogare quanto stabilito e previsto in bilancio ai malcapitati cittadini investitori.

In effetti, essendo le banche per lo più enti privati, vi è una certa resistenza da parte degli organismi europei a considerare legittima la decisione dello stato italiano di voler intervenire con fondi pubblici per il ristoro dei danni provocati alle tasche di noi italiani.

Le considerazioni di carattere elettorale sono sicuramente alla base di tutte le disquisizioni dei politici in merito.

Si tratta di attirare il favore e la riconoscenza di ben duecento mila elettori (i truffati) che divengono circa seicento mila se si considerano i loro familiari.

Il riuscire a rimborsare direttamente e presto i danneggiati rappresenterebbe poi un fiore all'occhiello per tutta la attuale classe dirigente.

Come al solito però, né i politici, né i media pongono nella dovuta evidenza la realtà dei fatti.

Non viene quasi mai ricordato che gli agognati rimborsi saranno pari a circa il 30% (trenta per cento) dell’importo delle azioni da ciascuno ingenuamente acquistate a suo tempo e a non più del 90% (novanta per cento) delle obbligazioni ordinarie sempre a suo tempo acquistate.

Si deve considerare un atto di estrema fiducia credere che il sottacere una tale evidenza non sia un tentativo per trarre come al solito in inganno i comuni cittadini che poco sanno destreggiarsi in mezzo alla miriade di affabulanti e variegate affermazioni che ogni giorno vengono loro distribuite attraverso i media.

Vi è poi da far luce su di un aspetto della questione rimborsopoli che è stato quasi del tutto ignorato e che riguarda la parità dei diritti e dei trattamenti per i cittadini tutti.

Che lo stato abbia la colpa di aver consentito alle cattive banche di trarre in inganno tanti sprovveduti individui, non esercitando la dovuta vigilanza sugli istituti bancari poi falliti e che per questa sua mancanza voglia fare ammenda (almeno parziale), è cosa buona e giusta, ma facciamo un esempio pratico:
la signora Maria, casalinga e non avvezza a comprendere correttamente le disquisizioni economiche, a suo tempo si è fatta convincere da qualche solerte funzionario (il gatto) ad acquistare alcune azioni della banca, poi fallita, della quale era cliente e ne aveva fiducia così, dopo il crack della stessa oggi avrebbe perso tutto, ma ora  ha la speranza di ottenere il rimborso almeno del 30% dell’importo perso, proprio a causa del fallimento della stessa banca.

La vicina di casa Giovanna, anch'essa casalinga e non certo in grado di comprendere il vero significato e le modalità operative del mercato azionario si è fatta anch'essa convincere dal solito solerte funzionario (la volpe) ad acquistare alcune azioni della propria banca di fiducia, ma ad oggi la banca di cui si tratta non è ancora fallita, magari grazie a qualche intervento pubblico (più o meno mascherato) e quindi le sue azioni sono ancora da non considerare carta straccia, solo che il loro valore di borsa è sceso del novanta per cento rispetto  al valore di acquisto a suo tempo pagato e pertanto ad oggi, anche se vendesse tutto il suo pacchetto azionario, ha solo la speranza di recuperare il 10% dell’importo pagato.

Ma per di più la povera signora Giovanna sarà costretta a sborsare pro quota una parte del rimborso della signora Maria (che è a carico ovviamente delle tasse ed imposte generali che la stessa Maria dovrà pagare).

Considerando quanto sopra forse il metodo del rimborso diretto ai danneggiati dalle banche non è proprio il migliore ai fini di giustizia ed equità.

Bisognerebbe RAPIDAMENTE stabilire se nelle operazioni bancarie effettuate dalle nostre due casalinghe di cui sopra vi è stata truffa o comunque raggiro, bisognerebbe individuare i responsabili, da perseguire penalmente e riconoscere, nei casi più eclatanti, il diritto al rimborso totale di quanto perso (se possibile anche il relativo pagamento).

Ma questo modo CIVILE di procedere evidenzierebbe di volta in volta e ripetutamente anche le responsabilità di organismi di controllo e gestione delle banche e della finanza (banca d’Italia, Consob ecc.), organismi da ritenersi, allo stato attuale, intoccabili.

Ancora una volta il sistema con cui veniamo governati in Italia (ma anche nel resto del mondo le cose non vanno molto meglio), così come costruito a suo tempo, dimostra la propria debolezza e la incapacità ad essere equo e giusto, così come dovrebbe esserlo nell'ambito di una semplice società civile. Si avverte chiaramente il bisogno di reali cambiamenti!