In questi giorni si
discute con grande veemenza sul problema dei rimborsi da riconoscere ai
truffati dalle varie banche.
I responsabili della cosa
pubblica si prodigano in appelli e pressanti richieste al competente ministro
Tria (responsabile del dicastero economico) perché si affretti a predisporre il
necessario decreto legge che consentirà di erogare quanto stabilito e previsto
in bilancio ai malcapitati cittadini investitori.
In effetti, essendo le
banche per lo più enti privati, vi è una certa resistenza da parte degli
organismi europei a considerare legittima la decisione dello stato italiano di
voler intervenire con fondi pubblici per il ristoro dei danni provocati alle
tasche di noi italiani.
Le considerazioni di
carattere elettorale sono sicuramente alla base di tutte le disquisizioni dei
politici in merito.
Si tratta di attirare il
favore e la riconoscenza di ben duecento mila elettori (i truffati) che
divengono circa seicento mila se si considerano i loro familiari.
Il riuscire a rimborsare
direttamente e presto i danneggiati rappresenterebbe poi un fiore all'occhiello
per tutta la attuale classe dirigente.
Come al solito però, né i
politici, né i media pongono nella dovuta evidenza la realtà dei fatti.
Non viene quasi mai
ricordato che gli agognati rimborsi saranno pari a circa il 30% (trenta per
cento) dell’importo delle azioni da ciascuno ingenuamente acquistate a suo
tempo e a non più del 90% (novanta per cento) delle obbligazioni ordinarie
sempre a suo tempo acquistate.
Si deve considerare un
atto di estrema fiducia credere che il sottacere una tale evidenza non sia un
tentativo per trarre come al solito in inganno i comuni cittadini che poco
sanno destreggiarsi in mezzo alla miriade di affabulanti e variegate
affermazioni che ogni giorno vengono loro distribuite attraverso i media.
Vi è poi da far luce su
di un aspetto della questione rimborsopoli che è stato quasi del tutto ignorato
e che riguarda la parità dei diritti e dei trattamenti per i cittadini tutti.
Che lo stato abbia la colpa
di aver consentito alle cattive banche di trarre in inganno tanti sprovveduti
individui, non esercitando la dovuta vigilanza sugli istituti bancari poi
falliti e che per questa sua mancanza voglia fare ammenda (almeno parziale), è
cosa buona e giusta, ma facciamo un esempio pratico:
la signora Maria,
casalinga e non avvezza a comprendere correttamente le disquisizioni
economiche, a suo tempo si è fatta convincere da qualche solerte funzionario
(il gatto) ad acquistare alcune azioni della banca, poi fallita, della quale era
cliente e ne aveva fiducia così, dopo il crack della stessa oggi avrebbe perso
tutto, ma ora ha la speranza di ottenere
il rimborso almeno del 30% dell’importo perso, proprio a causa del fallimento
della stessa banca.
La vicina di casa
Giovanna, anch'essa casalinga e non certo in grado di comprendere il vero
significato e le modalità operative del mercato azionario si è fatta anch'essa
convincere dal solito solerte funzionario (la volpe) ad acquistare alcune
azioni della propria banca di fiducia, ma ad oggi la banca di cui si tratta non
è ancora fallita, magari grazie a qualche intervento pubblico (più o meno
mascherato) e quindi le sue azioni sono ancora da non considerare carta
straccia, solo che il loro valore di borsa è sceso del novanta per cento
rispetto al valore di acquisto a suo
tempo pagato e pertanto ad oggi, anche se vendesse tutto il suo pacchetto
azionario, ha solo la speranza di recuperare il 10% dell’importo pagato.
Ma per di più la povera
signora Giovanna sarà costretta a sborsare pro quota una parte del rimborso
della signora Maria (che è a carico ovviamente delle tasse ed imposte generali
che la stessa Maria dovrà pagare).
Considerando quanto sopra
forse il metodo del rimborso diretto ai danneggiati dalle banche non è proprio
il migliore ai fini di giustizia ed equità.
Bisognerebbe RAPIDAMENTE
stabilire se nelle operazioni bancarie effettuate dalle nostre due casalinghe
di cui sopra vi è stata truffa o comunque raggiro, bisognerebbe individuare i
responsabili, da perseguire penalmente e riconoscere, nei casi più eclatanti,
il diritto al rimborso totale di quanto perso (se possibile anche il relativo
pagamento).
Ma questo modo CIVILE di
procedere evidenzierebbe di volta in volta e ripetutamente anche le
responsabilità di organismi di controllo e gestione delle banche e della
finanza (banca d’Italia, Consob ecc.), organismi da ritenersi, allo stato
attuale, intoccabili.
Ancora una volta il
sistema con cui veniamo governati in Italia (ma anche nel resto del mondo le
cose non vanno molto meglio), così come costruito a suo tempo, dimostra la
propria debolezza e la incapacità ad essere equo e giusto, così come dovrebbe
esserlo nell'ambito di una semplice società civile. Si avverte chiaramente il
bisogno di reali cambiamenti!