Le discussioni relative
al caso del sottosegretario Siri hanno occupato per lungo tempo le prime pagine
dei giornali e hanno tenuto banco durante le trasmissioni dei vari talk show su
tutte le reti televisive.
Cerchiamo come al solito
di inquadrare correttamente quanto avvenuto.
Da un lato la posizione
dei cinque stelle è abbastanza chiara e la loro idea è che non vi debba essere
neppure il più piccolo sospetto di un coinvolgimento di un membro del governo
in questioni attinenti la corruzione, in tale caso il sospettato dovrebbe
dimettersi immediatamente da ogni carica pubblica.
Il ministro degli
interni, che è espressione del partito cui appartiene il sottosegretario
inquisito, appellandosi alla stessa carta costituzionale, afferma che la
semplice posizione di indagato non è rilevante perché, per la stessa legge, un
imputato è da considerarsi innocente fino alla pronuncia di colpevolezza a
seguito di processo.
In specie nel caso in
questione, considerando per di più che non vi è stato fino ad ora neppure un
atto formale di rinvio a giudizio, non ricorrerebbero certamente le condizioni
per una richiesta di dimissioni.
Dal punto di vista
giuridico un qualsiasi magistrato, cui è pervenuta una (potenziale) notizia di
reato è tenuto ad indagare, sempre per legge.
A seguito delle indagini
svolte il giudice incaricato potrebbe quindi dichiarare il cosiddetto non luogo
a procedere o il rinvio a giudizio del sospettato (sempre non ancora da
considerarsi colpevole).
Il problema reale è che
tra prime indagini, richieste di proroghe e lentezza congenita dell’apparato
giudiziario un sospettato, che poi potrebbe essere riconosciuto innocente, si
viene a trovare in una specie di limbo (o meglio purgatorio) per lungo tempo
(anche molto più di un anno).
In tale periodo ed in
mancanza di un rinvio a giudizio, ogni indagine sulla persona dovrebbe
ritenersi assolutamente riservata per evitare di danneggiare un innocente, ma così
non è.
Evidentemente, come al
solito, il sistema (anche quello giudiziario) che serve a preservare l’attuale
assetto della società italiana, non funziona poi così bene.
Né l’obbligo della totale
verginità teorica di tutti i rappresentanti del popolo è stabilito da alcuna
legge, chi opera su delega dei cittadini è egli stesso un rappresentante di
tutti gli stessi cittadini e non necessariamente un candido ed innocente
fanciullo, ché altrimenti potrebbe risultare avulso dalla realtà e non in grado
di comprenderla per poterla migliorare in favore di tutti.
Se guardiamo oltre oceano
lo stesso presidente americano è stato a lungo inquisito per un reato
potenzialmente assai più grave della stessa corruzione, in breve, secondo i
suoi accusatori, avrebbe brogliato sulla sua stessa elezione in combutta con la
nazione considerata la più pericolosa tra quelle nemiche degli Stati Uniti
(ovvero la Russia).
Se le indagini avessero
dimostrato la colpevolezza di Trump, costui per assurdo poteva essere accusato
di (alto) tradimento, il che appare ben più grave della semplice e purtroppo
più usuale corruzione, ma comunque per impedire l’esercizio del potere ad un
rappresentante eletto dal popolo sarebbe stato necessario procedere con un
apposito provvedimento di impeachment, previsto dalla legislatura americana vigente.
Nessuno degli americani
ha peraltro mai potuto pretendere in concreto che, in attesa di eventuali
decisioni della appositamente costituita commissione di inchiesta, il
presidente eletto cessasse di esercitare il proprio potere.
Tutto il rumore che ha
offeso le nostre orecchie di elettori e cittadini è da considerarsi solo tale e
nulla di concreto e di vero si potrà dire fino al termine di un eventuale
giudizio nei confronti del sottosegretario Siri.
Una analisi a posteriori
di quanto sta avvenendo porterà quasi sicuramente a concludere che tanto rumore
si è fatto per nulla.
Nel frattempo restano
fermi: i vagheggiati propositi
di cambiamento, tramite sostanziali riforme del sistema attuale; lo snellimento
burocratico (quello vero), la riforma della giustizia (che fine hanno fatto le
ipotesi della separazione delle carriere nell’ambito della magistratura?), la
redistribuzione del reddito secondo criteri etici e sociali, la diminuzione dei
debiti dello stato nei confronti dei fornitori privati; la eliminazione degli
enti inutili attraverso un processi di razionalizzazione e riordino non clientelare;
la famosa e ormai onirica spending rewiew, ecc. ecc. ecc.
Tutto è fermo, o quasi, e
i soliti comuni cittadini continuano a vivere, meglio a sopravvivere,
illudendosi che i pochi cambiamenti fino ad ora verificati, siano solo una
prova generale, ma così non sembra.
Il continuare nel
percorso politico fino ad ora intrapreso dai nostri governanti (in carica e
non) potrebbe portare ad una più marcata disaffezione alla politica e questo lo
verificheremo a breve il 28 maggio verificando i dati di affluenza alle urne.