lunedì 20 maggio 2019

Europa prossima futura


Si avvicina il giorno delle prossime elezioni europee per la scelta dei parlamentari ed i vari esponenti politici, candidati e supporter, si sono già messi a correre per ottenere la elezione quali rappresentanti del proprio paese.

Nella pratica tutti gli stessi esponenti, almeno secondo quanto si può dedurre dai loro comizi e/o discorsi, si proclamano insoddisfatti dell’operato degli organi di governo europei.

Le difficoltà del paese Italia, oltre a motivazioni interne e peculiari (eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, scarsità di infrastrutture ecc.), sarebbero incrementate dalla politica economica restrittiva che viene da sempre perseguita da coloro che oggi gestiscono dal punto di vista finanziario l’Europa.

Per quanto fino ad ora appreso, nessuno degli elettori è in grado di conoscere con esattezza le azioni che chiunque verrà eletto potrà intraprendere per cambiare (in meglio) la attuale realtà.

In effetti il singolo comune cittadino italiano ha la possibilità di comprendere solo che tutti i partiti dell’arco costituzionale sono concordi nel voler ottenere una attenuazione dei vincoli di bilancio a suo tempo imposti dalle norme europee (fino ad ora lo hanno espressamente detto e ribadito in ogni loro discorso).

La intenzione di dare una differente destinazione delle somme ricavabili da tale attenuazione dei vincoli è l’unica che giovi a stabilire la diversità di intenti tra i vari partiti.

Quindi il prossimo ventisei maggio andremo a votare in definitiva per decidere se vogliamo che vengano incrementati gli sgravi fiscali alle aziende o alle famiglie, o ad entrambe, o se si dovranno incrementare i sussidi all'una o all'altra delle categorie di produttori ecc. ecc.?

Non dovrebbe essere solo questa la prospettiva elettorale dell’Europa, ma per così come è strutturata la organizzazione di questa comunità internazionale, allo stato dei fatti non si può pensare diversamente.

D’altra parte (come già avvenuto) è assai difficile che una proposta di variazione normativa dell’unione, propugnata in sede elettorale non venga completamente stravolta se non addirittura elusa, visto che in una semplice discussione sul merito sono coinvolti rappresentanti di vari paesi che mirano a tutelare gli interessi contrapposti di comunità non ancora integrate tra loro.

Per questo in sede elettorale è meglio parlare di soldi e di vaghe ipotesi di riforme.

L’unione monetaria e commerciale è stata facile da attuare, in fondo un semplice tecnicismo per tutta l’Europa, ma quella ideologica e politica non è ancora iniziata veramente.

Quanto sopra osservato vale per tutti i cosiddetti cittadini europei e non solo per noi Italiani.

Come al solito necessita cambiare il sistema oltre che i regolamenti, ma non sembra che qualcuno dei concorrenti al seggio europeo si sia ad oggi presentato in una riunione (magari in un ormai desueto comizio di piazza) proponendo ben determinate modifiche della stessa struttura organizzativa europea e illustrandone la migliore funzionalità derivante.

In questo momento il collante tra le varie nazioni europee è composto da scarse gocce di ideologia pura, da vaghi desideri di pace, da sostanziali interessi burocratici e finanziari, da volontà lobbistiche che trovano più facile intervenire in uno scenario unitario per poter fare i propri interessi in più nazioni e da scarse rimembranze dell’idea iniziale di una Europa unitaria e concordemente federalista.

In questa tornata elettorale saranno coinvolti i comuni cittadini che, oltre a manifestare il loro solito disagio attraverso la astensione, non voteranno diversamente dalle abbastanza recenti elezioni regionali, non per convinzione, ma perché nulla di diverso (almeno fino ad ora) è stato loro proposto ed illustrato.

Ormai tutte le discussioni tra stati e parlamentari europei si stanno riducendo a semplici tentativi di ottenere la modifica di metodi di calcolo, conteggi, indici, insomma si discute solo di piccoli (o grandi) numeri, nell'interesse di alcuni, presumibilmente a scapito di altri.

Quanto sopra risulta in effetti abbastanza deludente rispetto a quanto immaginato dai fondatori dell’unione europea, ma per ora è una realtà.

Comunque prima del 26 maggio cercheremo di aggiornare i lettori, specie se si dovesse manifestare, nei fatti e non a parole, un risveglio della vera aspirazione europea.