Si avvicina il giorno
delle prossime elezioni europee per la scelta dei parlamentari ed i vari
esponenti politici, candidati e supporter, si sono già messi a correre per
ottenere la elezione quali rappresentanti del proprio paese.
Nella pratica tutti gli
stessi esponenti, almeno secondo quanto si può dedurre dai loro comizi e/o
discorsi, si proclamano insoddisfatti dell’operato degli organi di governo
europei.
Le difficoltà del paese
Italia, oltre a motivazioni interne e peculiari (eccesso di burocrazia,
lentezza della giustizia, scarsità di infrastrutture ecc.), sarebbero incrementate
dalla politica economica restrittiva che viene da sempre perseguita da coloro
che oggi gestiscono dal punto di vista finanziario l’Europa.
Per quanto fino ad ora
appreso, nessuno degli elettori è in grado di conoscere con esattezza le azioni
che chiunque verrà eletto potrà intraprendere per cambiare (in meglio) la
attuale realtà.
In effetti il singolo
comune cittadino italiano ha la possibilità di comprendere solo che tutti i
partiti dell’arco costituzionale sono concordi nel voler ottenere una
attenuazione dei vincoli di bilancio a suo tempo imposti dalle norme europee
(fino ad ora lo hanno espressamente detto e ribadito in ogni loro discorso).
La intenzione di dare una
differente destinazione delle somme ricavabili da tale attenuazione dei vincoli
è l’unica che giovi a stabilire la diversità di intenti tra i vari partiti.
Quindi il prossimo
ventisei maggio andremo a votare in definitiva per decidere se vogliamo che
vengano incrementati gli sgravi fiscali alle aziende o alle famiglie, o ad
entrambe, o se si dovranno incrementare i sussidi all'una o all'altra delle
categorie di produttori ecc. ecc.?
Non dovrebbe essere solo
questa la prospettiva elettorale dell’Europa, ma per così come è strutturata la
organizzazione di questa comunità internazionale, allo stato dei fatti non si
può pensare diversamente.
D’altra parte (come già
avvenuto) è assai difficile che una proposta di variazione normativa
dell’unione, propugnata in sede elettorale non venga completamente stravolta se
non addirittura elusa, visto che in una semplice discussione sul merito sono
coinvolti rappresentanti di vari paesi che mirano a tutelare gli interessi
contrapposti di comunità non ancora integrate tra loro.
Per questo in sede
elettorale è meglio parlare di soldi e di vaghe ipotesi di riforme.
L’unione monetaria e
commerciale è stata facile da attuare, in fondo un semplice tecnicismo per
tutta l’Europa, ma quella ideologica e politica non è ancora iniziata
veramente.
Quanto sopra osservato
vale per tutti i cosiddetti cittadini europei e non solo per noi Italiani.
Come al solito necessita
cambiare il sistema oltre che i regolamenti, ma non sembra che qualcuno dei
concorrenti al seggio europeo si sia ad oggi presentato in una riunione (magari
in un ormai desueto comizio di piazza) proponendo ben determinate modifiche
della stessa struttura organizzativa europea e illustrandone la migliore
funzionalità derivante.
In questo momento il
collante tra le varie nazioni europee è composto da scarse gocce di ideologia
pura, da vaghi desideri di pace, da sostanziali interessi burocratici e
finanziari, da volontà lobbistiche che trovano più facile intervenire in uno
scenario unitario per poter fare i propri interessi in più nazioni e da scarse
rimembranze dell’idea iniziale di una Europa unitaria e concordemente
federalista.
In questa tornata
elettorale saranno coinvolti i comuni cittadini che, oltre a manifestare il
loro solito disagio attraverso la astensione, non voteranno diversamente dalle
abbastanza recenti elezioni regionali, non per convinzione, ma perché nulla di
diverso (almeno fino ad ora) è stato loro proposto ed illustrato.
Ormai tutte le
discussioni tra stati e parlamentari europei si stanno riducendo a semplici
tentativi di ottenere la modifica di metodi di calcolo, conteggi, indici,
insomma si discute solo di piccoli (o grandi) numeri, nell'interesse di alcuni,
presumibilmente a scapito di altri.
Quanto sopra risulta in
effetti abbastanza deludente rispetto a quanto immaginato dai fondatori
dell’unione europea, ma per ora è una realtà.
Comunque prima del 26
maggio cercheremo di aggiornare i lettori, specie se si dovesse manifestare,
nei fatti e non a parole, un risveglio della vera aspirazione europea.