martedì 28 maggio 2019

La verità sulle elezioni europee


Ormai i risultati elettorali possono considerarsi definiti nella loro triste realtà, cerchiamo come al solito di comprendere cosa comporteranno al di fuori di ogni considerazione strettamente politica o comunque interessata.

Come avevamo in precedenza di recente scritto (Europa prossima futura) le votazioni hanno confermato il trend che si era manifestato nelle altre recenti competizioni elettorali nazionali italiane:
  • Al primo posto si è piazzato il partito dell’astensionismo con quasi il cinquanta per cento dei votanti, anzi dei non votanti.
  • Al secondo posto, con una percentuale di voti di circa il trenta per cento si è posizionata la lega.
  • Al terzo posto con il venti per cento dei voti il partito democratico sembra in ripresa rispetto alle precedenti competizioni elettorali.
  • Al quarto posto il movimento cinque stelle che si era in precedenza affermato come primo dei partiti e che ha ottenuto meno del venti per cento dei voti.

Seguono con percentuali di meno del dieci per cento forza Italia, fratelli d’Italia ecc.

Ma in realtà a livello europeo, malgrado ogni trionfalistica previsione, nulla è cambiato.

Se è pur vero che i due raggruppamenti più rappresentativi, che fino ad oggi hanno potuto fare il bello ed il cattivo tempo, hanno perso ciascuno quasi quaranta deputati nel parlamento, è anche vero che una semplice coalizione con il gruppo che fa capo al presidente francese Macron, con l’appoggio eventuale del partito dei verdi, potranno assicurare una tranquilla prosecuzione della politica europea fino ad oggi perseguita.

I cosiddetti sovranisti sono cresciuti, ma non sufficientemente.

La politica europea continuerà pertanto a cercare di realizzare gli obbiettivi fino ad oggi perseguiti e nulla di veramente nuovo si potrà realizzare.

Assisteremo pertanto nei prossimi mesi ad una continua e defatigante polemica sulla necessità di cambiare limiti operativi ed economici dei singoli stati, ma l’Europa continuerà a procedere a trazione franco tedesca e nordica.

Anzi la prossima scadenza del mandato per il massimo esponente della banca europea (il nostro concittadino Draghi) e la fine della presidenza del parlamento (Tajani) saranno motivo di ulteriori problematiche per l’Italia.

Scordiamoci fin da ora di poter ottenere un sostanziale allentamento dei vincoli di bilancio, che ci consentirebbe di procedere ad una meno affannosa ricerca di far quadrare i conti attraverso artifizi contabili o prelievi forzosi.

I nostri attuali governanti si sono ripromessi di dare battaglia per variare la attuale deriva della economia europea, ma la guerra, a meno di un miracolo visti i numeri, è persa.

La barca Europa, secondo tutti, dovrebbe essere governata secondo principi di mutualità e fratellanza, ma in realtà si continuerà ad agire secondo principi di interessi particolari e seguendo quanto dettato dalla necessità di preservare l’interesse delle lobby finanziarie ed industriali preminenti.

Il solito comune cittadino non potrà godere di sostanziali maggiori benefici, malgrado ogni aspettativa e promessa.

Ovviamente lo spettacolo dei politici risulterà più vivace e ciascuno dei presunti vincitori potrà agitare la sua bandiera e gridare più forte perché ha ottenuto più voti, ma il risultato sarà alquanto diverso dalle aspettative.

Speriamo che l’economia mondiale riprenda a tirare verso la crescita perché, viste le premesse, sarebbe l’unico elemento a favore dei cittadini europei ed in particolare degli italiani.

Non sembra peraltro che tale crescita sia nelle previsioni di chi se ne intende, talché, in attesa di tempi migliori e quasi in contemporanea alla tornata elettorale europea, chi può sta cercando di riparare ad eventuali danni economici.

Infatti due tra le più grandi aziende automobilistiche (FCA e RENAULT) si stanno organizzando per fondersi e risparmiare così nei prossimi anni circa cinque miliardi di spese grazie alla derivante sinergia organizzativa.

Sembra troppo richiedere anche ai nostri politici di provvedere parimenti e quindi a risparmiare sui costi eccessivi della burocrazia italiana ed europea, non attraverso semplici tagli di spesa, ma attraverso una seria ristrutturazione del sistema?

Lo spettacolo continua (il pane per ora anche), stiamo a vedere!!!