Ormai i risultati
elettorali possono considerarsi definiti nella loro triste realtà, cerchiamo
come al solito di comprendere cosa comporteranno al di fuori di ogni
considerazione strettamente politica o comunque interessata.
Come avevamo in
precedenza di recente scritto (Europa prossima futura)
le votazioni hanno confermato il trend che si era manifestato nelle altre
recenti competizioni elettorali nazionali italiane:
- Al primo posto si è piazzato il partito dell’astensionismo con quasi il cinquanta per cento dei votanti, anzi dei non votanti.
- Al secondo posto, con una percentuale di voti di circa il trenta per cento si è posizionata la lega.
- Al terzo posto con il venti per cento dei voti il partito democratico sembra in ripresa rispetto alle precedenti competizioni elettorali.
- Al quarto posto il movimento cinque stelle che si era in precedenza affermato come primo dei partiti e che ha ottenuto meno del venti per cento dei voti.
Seguono con percentuali
di meno del dieci per cento forza Italia, fratelli d’Italia ecc.
Ma in realtà a livello
europeo, malgrado ogni trionfalistica previsione, nulla è cambiato.
Se è pur vero che i due
raggruppamenti più rappresentativi, che fino ad oggi hanno potuto fare il bello
ed il cattivo tempo, hanno perso ciascuno quasi quaranta deputati nel
parlamento, è anche vero che una semplice coalizione con il gruppo che fa capo
al presidente francese Macron, con l’appoggio eventuale del partito dei verdi,
potranno assicurare una tranquilla prosecuzione della politica europea fino ad
oggi perseguita.
I cosiddetti sovranisti
sono cresciuti, ma non sufficientemente.
La politica europea
continuerà pertanto a cercare di realizzare gli obbiettivi fino ad oggi
perseguiti e nulla di veramente nuovo si potrà realizzare.
Assisteremo pertanto nei
prossimi mesi ad una continua e defatigante polemica sulla necessità di
cambiare limiti operativi ed economici dei singoli stati, ma l’Europa
continuerà a procedere a trazione franco tedesca e nordica.
Anzi la prossima scadenza
del mandato per il massimo esponente della banca europea (il nostro
concittadino Draghi) e la fine della presidenza del parlamento (Tajani) saranno
motivo di ulteriori problematiche per l’Italia.
Scordiamoci fin da ora di
poter ottenere un sostanziale allentamento dei vincoli di bilancio, che ci
consentirebbe di procedere ad una meno affannosa ricerca di far quadrare i
conti attraverso artifizi contabili o prelievi forzosi.
I nostri attuali
governanti si sono ripromessi di dare battaglia per variare la attuale deriva
della economia europea, ma la guerra, a meno di un miracolo visti i numeri, è
persa.
La barca Europa, secondo
tutti, dovrebbe essere governata secondo principi di mutualità e fratellanza,
ma in realtà si continuerà ad agire secondo principi di interessi particolari e
seguendo quanto dettato dalla necessità di preservare l’interesse delle lobby
finanziarie ed industriali preminenti.
Il solito comune
cittadino non potrà godere di sostanziali maggiori benefici, malgrado ogni
aspettativa e promessa.
Ovviamente lo spettacolo
dei politici risulterà più vivace e ciascuno dei presunti vincitori potrà
agitare la sua bandiera e gridare più forte perché ha ottenuto più voti, ma il
risultato sarà alquanto diverso dalle aspettative.
Speriamo che l’economia
mondiale riprenda a tirare verso la crescita perché, viste le premesse, sarebbe
l’unico elemento a favore dei cittadini europei ed in particolare degli
italiani.
Non sembra peraltro che
tale crescita sia nelle previsioni di chi se ne intende, talché, in attesa di
tempi migliori e quasi in contemporanea alla tornata elettorale europea, chi
può sta cercando di riparare ad eventuali danni economici.
Infatti due tra le più
grandi aziende automobilistiche (FCA e RENAULT) si stanno organizzando per
fondersi e risparmiare così nei prossimi anni circa cinque miliardi di spese
grazie alla derivante sinergia organizzativa.
Sembra troppo richiedere
anche ai nostri politici di provvedere parimenti e quindi a risparmiare sui
costi eccessivi della burocrazia italiana ed europea, non attraverso semplici
tagli di spesa, ma attraverso una seria ristrutturazione del sistema?
Lo spettacolo continua
(il pane per ora anche), stiamo a vedere!!!