Facendo seguito alle
chiare dichiarazioni del presidente del consiglio, tutti i media hanno espresso
le loro previsioni sugli sviluppi del panorama politico interpretando, ciascuno
secondo la propria opinione politica prevalente, i segnali contenuti o
sottintesi da tali dichiarazioni.
Cerchiamo come al solito
di chiarire e semplificare quanto dibattuto.
Ovviamente prima di
rimettere le proprie dimissioni, come paventato, il professor Conti dovrebbe
verificare la impossibilità di ripristinare il clima di collaborazione tra i
due partiti che compongono la maggioranza.
Un accordo ci sarà
sicuramente ed il governo non si dimetterà per ora.
Si potrà quindi procedere
a cercare di ottenere la possibilità di sforare i limiti di bilancio prescritti
dalle attuali norme europee per finanziare gli interventi ritenuti necessari
per lo sviluppo della stagnante economia italiana.
In termini economici (di
soldi) alla nostra povera Italia servirebbero subito una trentina di miliardi,
per far fronte agli impegni già assunti ed altri trenta per alimentare una
spirale favorevole dell’economia.
Di certo, se non si vorrà
ricorrere a prelievi fiscali straordinari, il famoso limite del tre per cento
verrà sforato ed il rapporto tra il PIL ed il debito salirà ad oltre il 135%
(centotrentacinque per cento).
Non facciamoci illusioni,
le attuali normative europee non lo accetteranno e noi italiani non abbiamo i
numeri per imporre una variazione dei parametri prefissati.
Se altri paesi comunitari
si sono permessi di aumentare oltre il tre per cento il rapporto deficit - PIL
(diverso da quello debito – PIL) lo hanno fatto partendo da una situazione
debitoria di gran lunga meno onerosa: il loro debito era inferiore al PIL, o
comunque non certo superava lo stesso di più del trenta per cento.
Considerando quindi
illusoria la possibilità che potremo fare più debito, i conseguenti scenari
futuri sono i più probabili:
- Dopo la ormai prossima estate, o subito prima, il governo si dimette e vengono indette nuove elezioni.
- Sempre dopo la prossima estate, o anche prima, a seguito delle stesse dimissioni del governo viene riproposto un governo tecnico con l’incarico di rimettere mano ai problemi economici.
- Aliquote IVA ed accise vengono aumentate e il governo continua a campare, mentre ciascuno dei due partiti che lo compongono accusa l’altro di averlo costretto a dover prendere in considerazione l’ipotesi di applicare tali aumenti.
In pratica ogni aumento
di un punto percentuale dei rendimenti dei nostri titoli di debito, comporta un
maggior esborso per interessi pari a circa quattro miliardi l’anno, visto che
normalmente ogni anno dobbiamo rinnovare per quattrocento miliardi le nostre
cambiali (titoli).
Considerando valide le
previsioni economiche da noi stessi ufficialmente accertate (dati ISTAT), non
si vede come potremo cavarcela senza un qualche imprevedibile miracolo.
Dovendo fare, come
titolato, una previsione politica ragionevole, il previsto subentro di un
governo tecnico con relativo incarico di riordino degli aspetti finanziari
(maggiori tasse ed imposte ecc.) dovrebbe essere l’ipotesi futura più
probabile, anche perché, se si facessero nuove elezioni, alla fine il vincitore
dovrebbe comunque provvedere in qualche modo a pareggiare i conti, assumendosi
la titolarità di provvedimenti non graditi a tutti gli elettori indistintamente.
Visto quanto sopra, ci
sia concesso di evadere dalla realtà immaginando che i popoli europei mostrino
la propria solidarietà determinando che è immorale richiedere maggiori
interessi a chi è in difficoltà, mentre è più consono provvedere, con fondi
comuni e mirati interventi di supporto, a creare le premesse per uno sviluppo
economico-morale comune a tutti (in merito, forse questo tipo di sviluppo era
alla base della concezione teorica della teorizzata nostra vera Europa).
Se è vero che un vero
rischio di default economico dell’Italia non esiste perché tutti affermano che
i cosiddetti fondamentali economici della nostra nazione sono in ordine, perché
non modificare l’atteggiamento speculativo e non far così diminuire lo spread?
Mah! A cosa ci stiamo
(stanno) riducendo.