lunedì 14 ottobre 2019

Turchia, Curdi, Stati Uniti ed Europa in breve


Per commentare quanto sta accadendo ai confini nord orientali della Turchia bisogna cominciare col ricordare che questa nazione è di fatto governata da una vera e propria giunta militare che, per ora, riconosce nel presidente Erdogan il proprio comandante.


Nella società turca i militari sono una casta privilegiata che condiziona la vita di tutti i cittadini e non ammette vincoli o censure delle proprie determinazioni.

Chi si oppone ai desiderata governativi è un nemico della nazione che deve essere combattuto e distrutto con qualsiasi mezzo.

Chi cerca di criticare le azioni del governo o comunque esprime il proprio dissenso e lo rende pubblico deve essere messo a tacere utilizzando ogni metodo di costrizione, persino, di fatto, la detenzione per reato di opinione.

Chi rappresenta, anche se solo vagamente e potenzialmente un problema per la sicurezza dei confini deve essere considerato nemico e letteralmente combattuto all’interno e fuori della nazione.

Di questa situazione, che è purtroppo la realtà, ne dovrebbero essere a conoscenza tutti i paesi che si ispirano a diversi principi democratici e specialmente quelli europei.

Peraltro, malgrado quanto sopra sia noto da tempo, la stessa Turchia è stata ammessa a far parte della alleanza difensiva (la Nato) creata, sempre a suo tempo, come baluardo ad eventuali mire espansionistiche sovietiche e del blocco dei paesi orientali in genere.

Ad oggi, di fatto, la situazione politico militare risulta modificata, molti paesi del vecchio blocco orientale sono entrati a far parte della comunità europea e la stessa alleanza difensiva di cui sopra, per molti osservatori e studiosi di cose militari, non sembrerebbe poi così determinante ai fini della sicurezza internazionale.

Siamo di fronte ad un acclarato atteggiamento aggressivo di tipo espansionistico, culminato con il bombardamento e l’invasione, da parte dell’esercito turco, del territorio siriano occupato da alcuni milioni di cittadini di origine curda.

Non si comprende perché la risposta del resto del mondo cosiddetto civile debba essere timida e quasi deferente, in realtà di fatto potenzialmente inefficace.

Operare attraverso la minaccia o l’effettuazione del blocco delle forniture di armi alla Turchia, sperando di poter così ottenere un fermo delle operazioni belliche o ancor meglio un ripiegamento delle forze militari occupanti è una offesa al senso comune di qualsiasi analista militare o non.

Sarebbe assai strano che il possente apparato militare turco sia entrato in un conflitto senza aver predisposto tutta la necessaria logistica atta a garantirgli di poter continuare a combattere fino al raggiungimento del proprio scopo.

Tutti i politici italiani ed europei e gli stessi governi a gran voce acclamano e sponsorizzano il blocco delle forniture belliche, ma stanno imbrogliando l’opinione internazionale, poiché tale blocco, ad oggi, non serve a niente.

Ancora una volta i media si limitano ad osservare e riferire secondo i desiderata di chi sa quale gruppo di potere e non cercano di approfondire oltre gli aspetti di cronaca ed umanitari che riguardano i numerosi civili, coinvolti, loro malgrado, nelle azioni di guerra che da tempo li colpiscono direttamente. 

Il presidente degli Stati Uniti, ritirando le proprie truppe dislocate nell’attuale zona di guerra ha di fatto autorizzato l’espansione del territorio turco verso oriente, forse per poter più facilmente accedere al confine iraniano senza dover attraversare territori siriani (i siriani non sono di certo favorevoli agli stessi USA).

A parte i motivi strategici ci potrebbero essere motivi economici alla base del comportamento dei turchi (ad esempio la esistenza nel sottosuolo curdo di grandi quantità di riserve petrolifere) o chi sa quali altri obiettivi non evidenziati nelle cronache giornaliere di tutti i commentatori occidentali.

In definitiva nessuna delle motivazioni ad oggi addotte e/o proclamate quale spiegazione degli avvenimenti in Kurdistan né alcuno dei rimedi proposti per la disgraziata situazione sembra essere potenzialmente ed immediatamente efficace e valida.

La triste realtà è che un ulteriore conflitto è in atto, ancora una volta per volontà o comunque ignavia dei paesi europei ed occidentali in genere e noi semplici cittadini italiani (ed anche europei) assistiamo impotenti e senza avere sufficienti notizie e conoscenza della verità per poter capire!