Per commentare quanto sta
accadendo ai confini nord orientali della Turchia bisogna cominciare col
ricordare che questa nazione è di fatto governata da una vera e propria giunta
militare che, per ora, riconosce nel presidente Erdogan il proprio comandante.
Nella società turca i
militari sono una casta privilegiata che condiziona la vita di tutti i
cittadini e non ammette vincoli o censure delle proprie determinazioni.
Chi si oppone ai
desiderata governativi è un nemico della nazione che deve essere combattuto e
distrutto con qualsiasi mezzo.
Chi cerca di criticare le
azioni del governo o comunque esprime il proprio dissenso e lo rende pubblico
deve essere messo a tacere utilizzando ogni metodo di costrizione, persino, di
fatto, la detenzione per reato di opinione.
Chi rappresenta, anche se
solo vagamente e potenzialmente un problema per la sicurezza dei confini deve
essere considerato nemico e letteralmente combattuto all’interno e fuori della
nazione.
Di questa situazione, che
è purtroppo la realtà, ne dovrebbero essere a conoscenza tutti i paesi che si
ispirano a diversi principi democratici e specialmente quelli europei.
Peraltro, malgrado quanto
sopra sia noto da tempo, la stessa Turchia è stata ammessa a far parte della
alleanza difensiva (la Nato) creata, sempre a suo tempo, come baluardo ad
eventuali mire espansionistiche sovietiche e del blocco dei paesi orientali in
genere.
Ad oggi, di fatto, la
situazione politico militare risulta modificata, molti paesi del vecchio blocco
orientale sono entrati a far parte della comunità europea e la stessa alleanza
difensiva di cui sopra, per molti osservatori e studiosi di cose militari, non
sembrerebbe poi così determinante ai fini della sicurezza internazionale.
Siamo di fronte ad un
acclarato atteggiamento aggressivo di tipo espansionistico, culminato con il
bombardamento e l’invasione, da parte dell’esercito turco, del territorio
siriano occupato da alcuni milioni di cittadini di origine curda.
Non si comprende perché
la risposta del resto del mondo cosiddetto civile debba essere timida e quasi
deferente, in realtà di fatto potenzialmente inefficace.
Operare attraverso la
minaccia o l’effettuazione del blocco delle forniture di armi alla Turchia,
sperando di poter così ottenere un fermo delle operazioni belliche o ancor
meglio un ripiegamento delle forze militari occupanti è una offesa al senso
comune di qualsiasi analista militare o non.
Sarebbe assai strano che
il possente apparato militare turco sia entrato in un conflitto senza aver
predisposto tutta la necessaria logistica atta a garantirgli di poter
continuare a combattere fino al raggiungimento del proprio scopo.
Tutti i politici italiani
ed europei e gli stessi governi a gran voce acclamano e sponsorizzano il blocco
delle forniture belliche, ma stanno imbrogliando l’opinione internazionale,
poiché tale blocco, ad oggi, non serve a niente.
Ancora una volta i media
si limitano ad osservare e riferire secondo i desiderata di chi sa quale gruppo
di potere e non cercano di approfondire oltre gli aspetti di cronaca ed
umanitari che riguardano i numerosi civili, coinvolti, loro malgrado, nelle
azioni di guerra che da tempo li colpiscono direttamente.
Il presidente degli Stati
Uniti, ritirando le proprie truppe dislocate nell’attuale zona di guerra ha di
fatto autorizzato l’espansione del territorio turco verso oriente, forse per
poter più facilmente accedere al confine iraniano senza dover attraversare
territori siriani (i siriani non sono di certo favorevoli agli stessi USA).
A parte i motivi
strategici ci potrebbero essere motivi economici alla base del comportamento
dei turchi (ad esempio la esistenza nel sottosuolo curdo di grandi quantità di
riserve petrolifere) o chi sa quali altri obiettivi non evidenziati nelle
cronache giornaliere di tutti i commentatori occidentali.
In definitiva nessuna
delle motivazioni ad oggi addotte e/o proclamate quale spiegazione degli
avvenimenti in Kurdistan né alcuno dei rimedi proposti per la disgraziata situazione
sembra essere potenzialmente ed immediatamente efficace e valida.
La triste realtà è che un
ulteriore conflitto è in atto, ancora una volta per volontà o comunque ignavia
dei paesi europei ed occidentali in genere e noi semplici cittadini italiani (ed
anche europei) assistiamo impotenti e senza avere sufficienti notizie e
conoscenza della verità per poter capire!