lunedì 9 marzo 2020

Corona virus vero


Come al solito non è chiaro e semplice riuscire a conoscere esattamente la verità su quanto sta avvenendo in merito al coronavirus e su come il nostro e gli altri governi stiano agendo in definitiva a spese della salute degli abitanti del pianeta terra.

Tutti ci stiamo preoccupando, ma non tutti siamo stati semplicemente e chiaramente informati sugli avvenimenti che hanno portato alcuni milioni di esseri umani a dover affrontare i disagi dovuti all'espandersi di una malattia virale difficilmente controllabile.

Sempre, come al solito, la totalità degli italiani è stata bersagliata dai responsabili politici e dai media con una immensa mole di notizie, comunicati, spiegazioni ed ipotesi scientifiche, talvolta tra loro in contrasto, così che alla fine ci pare opportuno riassumere e semplificare quanto è avvenuto ed è stato in realtà detto ai comuni cittadini e quali potranno essere i più probabili sviluppi della attuale situazione perché altrimenti si rischia di non comprendere pienamente cosa avviene.

Da un punto di vista storico il coronavirus si sarebbe sviluppato nell'uomo, alcuni mesi or sono, quale derivazione e/o mutazione di un virus presente in alcuni animali selvatici tra cui forse delle specie di pipistrelli e/o serpenti.

Si è anche affermato nei vari comunicati che il contagio sia iniziato in Cina per una contaminazione derivante da una falla nella sicurezza di un non meglio specificato laboratorio operante nella città di Wuhan e situato nei pressi di un mercato di animali selvatici, ma poi non se ne è più parlato e si è semplicemente dato per assodato che il più esteso focolaio infettivo sia comparso prima di tutto nella predetta città.

È certo che le autorità sanitarie locali abbiano cercato di nascondere la verità su quanto stava accadendo almeno per un primo periodo, così che una gran parte della popolazione, locale e di passaggio, ha potuto aver avuto contatti con individui già infettati dal corona virus.

È anche certo che l’agente infettivo così sviluppatosi e diffusosi è estremamente contagioso e si può paragonare per sintomatologia e resistenza al più noto virus dell’influenza.

È peraltro accertato, purtroppo, che mentre i casi di decessi causati dall'influenza sono pari allo 0,1% dei malati, i casi di decessi per questa nuova malattia sono pari almeno al 3,6% dei contagiati ed a proposito del numero di tali stessi contagiati, la sua reale consistenza può essere calcolata unendo il numero dei malati con quello dei guariti e quello dei deceduti.

Pertanto se ci viene comunicato che ad oggi in Italia ci sono 3600 malati, 500 guariti e 150 morti, significa che i contagiati totali sono stati ben 4250.

Nel tentativo di rassicurare quanti si sono spaventati a causa dei primi proclami dei media, giudicati a posteriori forse eccessivamente allarmistici, oggi si evidenzia come questo nuovo virus si sviluppi e sia per lo più letale quasi solo nei confronti di individui anziani e debilitati da altre malattie in corso, ma in realtà anche i giovani ed i bambini stessi che parevano più resilienti si ammalano, possono morire e muoiono, ancora troppo poco sappiamo in merito.

Non è noto alcun antivirale specifico né è disponibile alcun vaccino (per crearlo si sta lavorando in tutti i laboratori farmaceutici del mondo).

L’unico metodo di cura possibile, una volta ammalati, è resistere, superando la fase acuta della malattia che comporta l’insorgere di problemi polmonari e di respirazione in genere e, nei casi più gravi, per resistere, è quasi sempre necessario ricorrere al ricovero in apposite strutture (stanze o reparti di terapia intensiva) dove sono disponibili ed operative anche speciali apparecchiature di assistenza meccanica alla respirazione.

Qui sorge il vero problema giacché nessun paese al mondo risulta avere la capacità di fornire adeguate cure in terapia intensiva a tutti i soggetti potenzialmente contagiabili dal nuovo virus.

Sicuramente i responsabili della nostra salute si sono resi conto di questa problematica.
Alcuni infettivologi prevedono la possibilità di una epidemia che prima dell’arrivo del vaccino si potrebbe estendere in media almeno al 20% della popolazione mondiale e questo sarebbe un vero disastro.

Cercare di contenere al massimo i malati è lo scopo di tutti i provvedimenti destinati ad isolare zone infette ad alto rischio di contagio e la quarantena serve a rendere meno pericolosi i singoli ed i gruppi probabili portatori del virus.

Proviamo ad immaginare, augurandoci che ciò non avvenga mai, questo scenario:
solo il 10% della popolazione italiana, grazie a stringenti misure di contenimento dell’infezione, risulta contagiato.

In conseguenza supponiamo che il numero dei richiedenti assistenza sanitaria particolarmente adeguata potrebbe essere pari al 5% dei malati, in tale caso bisognerebbe avere a disposizione circa 300.000 (trecentomila) posti in terapia intensiva per garantire adeguate cure a tutti, ma tali posti, in tutta Italia, non ci sono.

Ovviamente, a causa della non contemporaneità delle richieste di cura, il problema assistenziale non dovrebbe essere così semplicemente tragico come sopra accennato e ci auguriamo che i nostri politici e tecnici siano in grado di ragionare, prevedere ed organizzarsi più adeguatamente e sulla base di notizie più certe.

Il pericolo di una debacle assistenziale sussisterà in futuro fino alla scoperta e produzione dell’apposito vaccino, non disponibile almeno per i prossimi sette/otto mesi, nel frattempo non conoscendo il reale comportamento del nuovo organismo patogeno (denominato anche Covid-19), stiamo a guardare con trepidazione gli sviluppi imminenti.

Per ora le categorie dei soliti privilegiati (giudici, burocrati ministeriali e non ecc.) si ritirano e/o si allontanano dai luoghi di lavoro anche se potenzialmente poco contagiosi, concedendosi l’esenzione dalla prestazione dei servizi pubblici da loro gestiti senza sostenerne neppure un costo economico.

Nel frattempo i lavoratori pubblici non inquadrati in categorie privilegiate (si pensi agli autisti delle municipalizzate dei trasporti) e gli occupati del settore privato (praticamente tutti quelli che non fruiscono del privilegio di potersi astenere dal lavoro senza contemporanea diminuzione dei loro redditi) continuano ad essere sottoposti al rischio di contagio o a dover comunque rimetterci economicamente, se vogliono tutelarsi evitando gli affollamenti dei luoghi di lavoro e dei mezzi di trasporto.

Dai toni alquanto concitati con cui si esprimono nelle varie interviste relative all'andamento della situazione fatte dai media, sembrerebbe che i nostri politici, al momento, siano veramente spaventati per la situazione che si sta creando in Italia e questo è un bene, ma nella stanza dei bottoni bisogna cercare di restare calmi ed obiettivi, auguri!

Consideriamo infine per certo che in Italia non abbiamo la disponibilità di abbondanti fondi di riserva e/o strategici in genere e che quindi sempre noi, soliti comuni cittadini, saremo presto chiamati a supportare gli oneri economici di quanto si farà (speriamo in maniera efficace e senza eccessivi sprechi!) per preservare la nostra salute.

In merito agli sprechi sarebbe in corso l’acquisizione da parte dello stato di cinquemila dispositivi per l’ausilio alla respirazione al prezzo previsto di € 37.000,00 cadauno e noi semplici mortali chiediamo: è un prezzo congruo?????