Come al solito non è
chiaro e semplice riuscire a conoscere esattamente la verità su quanto sta
avvenendo in merito al coronavirus e su come il nostro e gli altri governi stiano agendo in definitiva a
spese della salute degli abitanti del pianeta terra.
Tutti ci stiamo
preoccupando, ma non tutti siamo stati semplicemente e chiaramente informati
sugli avvenimenti che hanno portato alcuni milioni di esseri umani a dover
affrontare i disagi dovuti all'espandersi di una malattia virale difficilmente
controllabile.
Sempre, come al solito,
la totalità degli italiani è stata bersagliata dai responsabili politici e dai
media con una immensa mole di notizie, comunicati, spiegazioni ed ipotesi
scientifiche, talvolta tra loro in contrasto, così che alla fine ci pare
opportuno riassumere e semplificare quanto è avvenuto ed è stato in realtà
detto ai comuni cittadini e quali potranno essere i più probabili sviluppi
della attuale situazione perché altrimenti si rischia di non comprendere
pienamente cosa avviene.
Da un punto di vista
storico il coronavirus si sarebbe sviluppato nell'uomo, alcuni mesi or sono,
quale derivazione e/o mutazione di un virus presente in alcuni animali
selvatici tra cui forse delle specie di pipistrelli e/o serpenti.
Si è anche affermato nei
vari comunicati che il contagio sia iniziato in Cina per una contaminazione
derivante da una falla nella sicurezza di un non meglio specificato laboratorio
operante nella città di Wuhan e situato nei pressi di un mercato di animali
selvatici, ma poi non se ne è più parlato e si è semplicemente dato per
assodato che il più esteso focolaio infettivo sia comparso prima di tutto nella
predetta città.
È certo che le autorità
sanitarie locali abbiano cercato di nascondere la verità su quanto stava
accadendo almeno per un primo periodo, così che una gran parte della
popolazione, locale e di passaggio, ha potuto aver avuto contatti con individui
già infettati dal corona virus.
È anche certo che
l’agente infettivo così sviluppatosi e diffusosi è estremamente contagioso e si
può paragonare per sintomatologia e resistenza al più noto virus
dell’influenza.
È peraltro accertato,
purtroppo, che mentre i casi di decessi causati dall'influenza sono pari allo
0,1% dei malati, i casi di decessi per questa nuova malattia sono pari almeno
al 3,6% dei contagiati ed a proposito del numero di tali stessi contagiati, la
sua reale consistenza può essere calcolata unendo il numero dei malati con
quello dei guariti e quello dei deceduti.
Pertanto se ci viene
comunicato che ad oggi in Italia ci sono 3600 malati, 500 guariti e 150 morti,
significa che i contagiati totali sono stati ben 4250.
Nel tentativo di
rassicurare quanti si sono spaventati a causa dei primi proclami dei media, giudicati
a posteriori forse eccessivamente allarmistici, oggi si evidenzia come questo
nuovo virus si sviluppi e sia per lo più letale quasi solo nei confronti di
individui anziani e debilitati da altre malattie in corso, ma in realtà anche i
giovani ed i bambini stessi che parevano più resilienti si ammalano, possono
morire e muoiono, ancora troppo poco sappiamo in merito.
Non è noto alcun
antivirale specifico né è disponibile alcun vaccino (per crearlo si sta
lavorando in tutti i laboratori farmaceutici del mondo).
L’unico metodo di cura
possibile, una volta ammalati, è resistere, superando la fase acuta della
malattia che comporta l’insorgere di problemi polmonari e di respirazione in
genere e, nei casi più gravi, per resistere, è quasi sempre necessario
ricorrere al ricovero in apposite strutture (stanze o reparti di terapia
intensiva) dove sono disponibili ed operative anche speciali apparecchiature di
assistenza meccanica alla respirazione.
Qui sorge il vero
problema giacché nessun paese al mondo risulta avere la capacità di fornire
adeguate cure in terapia intensiva a tutti i soggetti potenzialmente
contagiabili dal nuovo virus.
Sicuramente i
responsabili della nostra salute si sono resi conto di questa problematica.
Alcuni infettivologi
prevedono la possibilità di una epidemia che prima dell’arrivo del vaccino si potrebbe
estendere in media almeno al 20% della popolazione mondiale e questo sarebbe un
vero disastro.
Cercare di contenere al
massimo i malati è lo scopo di tutti i provvedimenti destinati ad isolare zone
infette ad alto rischio di contagio e la quarantena serve a rendere meno
pericolosi i singoli ed i gruppi probabili portatori del virus.
Proviamo ad immaginare,
augurandoci che ciò non avvenga mai, questo scenario:
solo il 10% della
popolazione italiana, grazie a stringenti misure di contenimento
dell’infezione, risulta contagiato.
In conseguenza supponiamo
che il numero dei richiedenti assistenza sanitaria particolarmente adeguata
potrebbe essere pari al 5% dei malati, in tale caso bisognerebbe avere a
disposizione circa 300.000 (trecentomila) posti in terapia intensiva per
garantire adeguate cure a tutti, ma tali posti, in tutta Italia, non ci sono.
Ovviamente, a causa della
non contemporaneità delle richieste di cura, il problema assistenziale non
dovrebbe essere così semplicemente tragico come sopra accennato e ci auguriamo
che i nostri politici e tecnici siano in grado di ragionare, prevedere ed
organizzarsi più adeguatamente e sulla base di notizie più certe.
Il pericolo di una
debacle assistenziale sussisterà in futuro fino alla scoperta e produzione dell’apposito
vaccino, non disponibile almeno per i prossimi sette/otto mesi, nel frattempo
non conoscendo il reale comportamento del nuovo organismo patogeno (denominato
anche Covid-19), stiamo a guardare con trepidazione gli sviluppi imminenti.
Per ora le categorie dei
soliti privilegiati (giudici, burocrati ministeriali e non ecc.) si ritirano e/o
si allontanano dai luoghi di lavoro anche se potenzialmente poco contagiosi,
concedendosi l’esenzione dalla prestazione dei servizi pubblici da loro gestiti
senza sostenerne neppure un costo economico.
Nel frattempo i
lavoratori pubblici non inquadrati in categorie privilegiate (si pensi agli autisti
delle municipalizzate dei trasporti) e gli occupati del settore privato
(praticamente tutti quelli che non fruiscono del privilegio di potersi astenere
dal lavoro senza contemporanea diminuzione dei loro redditi) continuano ad
essere sottoposti al rischio di contagio o a dover comunque rimetterci
economicamente, se vogliono tutelarsi evitando gli affollamenti dei luoghi di
lavoro e dei mezzi di trasporto.
Dai toni alquanto
concitati con cui si esprimono nelle varie interviste relative all'andamento
della situazione fatte dai media, sembrerebbe che i nostri politici, al momento,
siano veramente spaventati per la situazione che si sta creando in Italia e
questo è un bene, ma nella stanza dei bottoni bisogna cercare di restare calmi
ed obiettivi, auguri!
Consideriamo infine per
certo che in Italia non abbiamo la disponibilità di abbondanti fondi di riserva
e/o strategici in genere e che quindi sempre noi, soliti comuni cittadini, saremo
presto chiamati a supportare gli oneri economici di quanto si farà (speriamo in
maniera efficace e senza eccessivi sprechi!) per preservare la nostra salute.
In merito agli sprechi
sarebbe in corso l’acquisizione da parte dello stato di cinquemila dispositivi
per l’ausilio alla respirazione al prezzo previsto di € 37.000,00 cadauno e noi
semplici mortali chiediamo: è un prezzo congruo?????