martedì 17 marzo 2020

VIRUS ANCORA


Risulta doveroso chiarire ancora una volta la triste realtà su quanto si è cercato di illustrare nella nostra precedente comunicazione (coronavirus vero) visto che a quanto pare i nostri governanti, a livello mondiale, continuano ad omettere in buona parte la descrizione della effettiva situazione in cui si sono ritrovati tutti gli esseri umani.

In particolare, nel nostro paese, i media stanno da sempre disquisendo su problemi teorici non ancora risolti o risolvibili, questo per evidente mancanza di sufficienti conoscenze e pertanto, al momento, nessuna notizia o discussione è idonea a chiarire quanto sta succedendo e come si potrebbe incidere fattivamente sulla realtà globale degli avvenimenti.

Coronavirus: sanità Italiana e sanità Europea a confronto 


Non sono di certo risolutive delle reali problematiche gli apologetici racconti sulle poche centinaia in più di posti letto, ricavabili e/o ricavate in vari reparti ospedalieri di terapia intensiva, né le ipotesi di parziale rallentamento nell'ampliamento del contagio, ottenibile con l’adozione di periodi di quarantena forzata estesa a tutto il paese.

Per dare una chiara idea della nostra situazione, comune ad altri partner europei, si pensi che per ora il più ricco ed attrezzato paese europeo, la Germania, ha un sistema sanitario che dispone di 800 posti letto ospedalieri ogni centomila abitanti oltre a 28.000 postazioni per terapia intensiva a fronte di quanto si ha in Italia (300 posti ospedalieri e 5.000 di rianimazione).

In caso di aumento (probabile) della virulenza pandemica, per salvare la vita a tutti coloro che potrebbero reagire positivamente alle cure, di posti letto in rianimazione ce ne vorrebbero solo in Italia almeno centomila.

Non sono pertanto i quattro o cinquemila nuovi posti (definibili di rianimazione) che i gestori della nostra emergenza nazionale potranno, forse, attrezzare in strutture precarie a poterci consentire di presumere che si possano e potranno salvare tutte le vite umane salvabili.

Se i numeri dei malati saranno quelli attualmente prevedibili solo un vero miracolo (quale una tregua immediata dei contagi) potrebbe aiutarci a risolvere adeguatamente i nostri problemi, in merito saranno messi in campo silenzi ed omissioni.

Coronavirus cosa accade nella nostra sanità nei trattamenti ospedalieri


Il percorso di un contagiato dal coronavirus con malattia conclamata è facilmente definibile: un primo periodo di ricovero in isolamento (per quanto possibile), un successivo periodo in cui si cerca di assistere la respirazione con dosaggio di ossigeno e blando ausilio alla respirazione, una ultima fase in cui il paziente viene intubato e tenuto in vita dalle apposite macchine.

Al termine del calvario di cui sopra, se si sopravvive e si riprende a respirare autonomamente ci si può considerare guariti.

In assenza di cure specifiche per poter sopravvivere al contagio del Covid-19 bisognerebbe quindi avere a disposizione un letto di rianimazione in cui restare intubati per un periodo di 12/14 giorni ed adeguata assistenza e, come detto, non ci sono tali risorse per tutti i malati attuali e/o potenziali.

Non ci appare affatto giusto che i sanitari, prima di decidere se intubare un paziente, debbano considerare anche gli aspetti tecnici relativi alla disponibilità attuale e prevedibile dei necessari macchinari.

Ormai da giorni nelle zone del nord, per ora più gravemente colpite, i medici (in particolare rianimatori e anestesisti), stanno apertamente parlando della necessità quotidiana di dover ricorrere alle cosiddette cure palliative nei casi di più grave contagio, in specie di persone anziane e fragili: queste cure non curano, ma servono ad accompagnare il malato ad una dolce morte, visto che non vi è possibilità di aiutarlo (intubandolo) per fargli continuare la lotta per la vita.

Considerando ciò che si può dedurre da quanto sopra viene facile comprendere perché attraverso il blocco dei contatti tra la gente si cerchi di arginare la via del contagio.
Ovviamente il non intrattenere contatti fisici e/o rapporti fra i cittadini significa interrompere anche i rapporti economici e sociali.

Coronavirus previsioni economiche


Per evitare, per quanto possibile, una totale crisi economica, il governo Britannico sembrerebbe orientato a prendere in considerazione di lottare contro la pandemia utilizzando un diverso metodo.

In pratica si dovrebbe procedere ad isolare completamente e per un lungo periodo quella parte di popolazione che, se contagiata, è maggiormente soggetta a subire complicanze letali (anziani, immunodepressi ecc.), lasciando i più giovani e resistenti soggetti a combattere a piè fermo contro le conseguenze del contagio da coronavirus, mantenendo quasi totalmente le normali abitudini di vita.

L’economia non sarebbe completamente bloccata e dopo un certo numero di morti (bisognerebbe sapere quanti), nei sopravvissuti si otterrebbe lo sviluppo di naturali difese immunitarie in grado di bloccare il replicarsi del virus, ottenendo così anche la protezione dei più deboli (immunità di gregge).

Il vero problema, che rende difficile l’adozione di un tale metodo di contrasto all'infezione, è il sapere troppo poco di questo particolare Covid-19 di cui, in particolare, sembra non se ne conoscano completamente né la percentuale effettiva di mortalità, né i meccanismi di sviluppo, propagazione e mutazione, che stiamo ancora ad oggi definendo.

Per i comuni cittadini, alla fine di tutto ancora sopravvissuti, resterà da affrontare la prossima crisi economica che sarà grave e duratura, mentre i sistemi pubblici di gestione delle comunità (gli stati), attraverso cui si sono malamente controllate fino ad oggi le relazioni tra i singoli e lo stesso sviluppo etico-sociale, restano e resteranno indifferenti e scaricheranno sulle spalle dei soliti comuni cittadini la maggior parte dei costi che si dovranno sostenere.