Il governo attuale
rischia di cadere perché i partiti che lo sostengono hanno diverse opinioni in
merito alla durata dei processi e la relativa prescrizione.
Tutti i partiti, sia
quelli di maggioranza, sia quelli di minoranza, sono concordi nel ritenere che
l’amministrazione della giustizia viene gestita con eccessiva lentezza ed i
processi, sia quelli penali che quelli civili, hanno nel nostro paese una durata
troppo lunga e le attuali procedure e leggi non rispondono ai criteri richiesti
da una società moderna ed in continuo rapido sviluppo.
Tutti i partiti si sono
impegnati a modificare le formalità procedurali dei processi per renderli
rapidi e certi almeno nell'aspetto temporale.
Non si capisce quindi,
come al solito, quale sia il problema che rischia di far saltare le poltrone
dei nostri governanti.
Se è vero che il nuovo
processo modificato avrà tempi prefissati ed una durata accettabile a che
servirebbe prorogare all'infinito i tempi di prescrizione?
È anche vero che sarebbe
anche inutile mantenere l’istituto della prescrizione, viste le certezze di cui
sopra.
Ma allora di cosa si sta
discutendo e di cosa riferiscono i soliti media?
Se il comune cittadino dovesse
pensare male, sarebbe giusto supporre che la sola ragione per cui si dibatte
così veementemente intorno ad un problema teorico che non esiste è il cercare
di ottenere, minacciando la crisi, maggiori vantaggi nella spartizione delle
trecento o quattrocento aziende partecipate che devono rinnovare i propri
vertici entro marzo prossimo.
Se lo stesso comune
cittadino dovesse pensare meno male, sarebbe giusto supporre che gli attuali
nostri politici si dovrebbero logicamente dividere in tre fazioni:
- ·
una che crede nella possibilità che si
possa modificare ed accorciare il percorso giudiziale (penale e civile) e che
quindi sia indifferente inserire o meno il traguardo prescrizionale,
- ·
un’altra che non crede sia possibile
diminuire i tempi processuali e che quindi se si vuole avere la certezza della
pena deve venir meno la prescrizione,
- ·
una ulteriore fazione che non considera i
tempi di prescrizione rinunciabili perché legati alla dignità del cittadino che
deve poter aver certezza della durata di un processo che altrimenti lo
coinvolgerebbe a vita
A questo punto ogni
solito comune cittadino deve ricordare che la amministrazione della giustizia
in Italia è affidata ad un organismo indipendente, ma estremamente coinvolto
politicamente ed espressione quasi esclusiva di una sola parte della società
civile: la magistratura.
La riorganizzazione degli
aspetti processuali dovrebbe essere conseguenza di una più vasta riforma del
sistema giudiziario che oggi in effetti tende a prevaricare su tutte le altre
funzioni statali ed a sostituirsi alla politica nella stessa gestione della
società.
Abbiamo illustrato in
precedenza come i giudici ad oggi rappresentino la parte più influente della attualesocietà, ma non la più numerosa ed è noto come a nulla fino ad oggi hanno
portato i tentativi di riorganizzare la giustizia italiana se necessario anche
intaccando le prerogative connesse alla tonaca dei magistrati.
Si è da sempre vagheggiato
di nuove leggi e principi legislativi, di separazione delle carriere, di
responsabilità reale, di rapporti e cooperazione regolamentata tra i vari
poteri ecc., ma nulla di effettivamente valido o funzionante è stato fatto fino
ad ora.
Per quello che ci è dato
di capire dalle spesso roboanti dichiarazioni dei nostri governanti bisogna
prendere atto che si sta facendo molto rumore per nulla.
Nella sostanza il potere
prevaricante (non importa per quali motivi) risulta essere proprio quello della
magistratura, questa, nella situazione
attuale è in grado di far decadere ogni accusa ad un eventuale imputato
concorrendo con la sua difesa nel consentire la dilazione dei processi oltre i
termini di prescrizione ed in un futuro senza prescrizione potrà costringere un
qualsiasi cittadino a restare imputato e processato in eterno.
Si pensi in merito a tutte
le limitazioni e le funeste conseguenze relative al fatto di essere proprio un
imputato e come a tale soggetto siano applicabili provvedimenti vari, definiti di
tipo cautelare, che però incidono nella sfera delle libertà del singolo e della
libera disponibilità del suo eventuale patrimonio.
L’attuale (ma anche i
precedenti governi) si sono distinti fino ad oggi nel gestire la delicata
materia della giustizia attraverso provvedimenti di tipo populista o comunque
non frutto di una visione globale del problema giustizia.
Non si può in definitiva
negare che tale problema giustizia esista in Italia, né che i diversi
provvedimenti fino ad ora adottati non siano serviti a risolvere correttamente
le problematiche evidenziatesi nel tempo.
Non sembra comunque che
gli attuali governanti (così come i precedenti) abbiano espresso chiaramente
una qualche reale intenzione di riformare seriamente e profondamente il metodo
di gestione ed applicazione della giustizia nel nostro paese, anche se tutti ne
riconoscono le numerose défaillance (pecche) che rendono i processi un poco (o
meglio assai) meno giusti di quanto vorremmo!!!