lunedì 17 febbraio 2020

Prescrizione si Prescrizione no


Il governo attuale rischia di cadere perché i partiti che lo sostengono hanno diverse opinioni in merito alla durata dei processi e la relativa prescrizione.

Tutti i partiti, sia quelli di maggioranza, sia quelli di minoranza, sono concordi nel ritenere che l’amministrazione della giustizia viene gestita con eccessiva lentezza ed i processi, sia quelli penali che quelli civili, hanno nel nostro paese una durata troppo lunga e le attuali procedure e leggi non rispondono ai criteri richiesti da una società moderna ed in continuo rapido sviluppo.

Tutti i partiti si sono impegnati a modificare le formalità procedurali dei processi per renderli rapidi e certi almeno nell'aspetto temporale.

Non si capisce quindi, come al solito, quale sia il problema che rischia di far saltare le poltrone dei nostri governanti.

Se è vero che il nuovo processo modificato avrà tempi prefissati ed una durata accettabile a che servirebbe prorogare all'infinito i tempi di prescrizione?
È anche vero che sarebbe anche inutile mantenere l’istituto della prescrizione, viste le certezze di cui sopra.

Ma allora di cosa si sta discutendo e di cosa riferiscono i soliti media?

Se il comune cittadino dovesse pensare male, sarebbe giusto supporre che la sola ragione per cui si dibatte così veementemente intorno ad un problema teorico che non esiste è il cercare di ottenere, minacciando la crisi, maggiori vantaggi nella spartizione delle trecento o quattrocento aziende partecipate che devono rinnovare i propri vertici entro marzo prossimo.

Se lo stesso comune cittadino dovesse pensare meno male, sarebbe giusto supporre che gli attuali nostri politici si dovrebbero logicamente dividere in tre fazioni:
  • ·        una che crede nella possibilità che si possa modificare ed accorciare il percorso giudiziale (penale e civile) e che quindi sia indifferente inserire o meno il traguardo prescrizionale,
  • ·        un’altra che non crede sia possibile diminuire i tempi processuali e che quindi se si vuole avere la certezza della pena deve venir meno la prescrizione,
  • ·        una ulteriore fazione che non considera i tempi di prescrizione rinunciabili perché legati alla dignità del cittadino che deve poter aver certezza della durata di un processo che altrimenti lo coinvolgerebbe a vita

A questo punto ogni solito comune cittadino deve ricordare che la amministrazione della giustizia in Italia è affidata ad un organismo indipendente, ma estremamente coinvolto politicamente ed espressione quasi esclusiva di una sola parte della società civile: la magistratura.

La riorganizzazione degli aspetti processuali dovrebbe essere conseguenza di una più vasta riforma del sistema giudiziario che oggi in effetti tende a prevaricare su tutte le altre funzioni statali ed a sostituirsi alla politica nella stessa gestione della società.

Abbiamo illustrato in precedenza come i giudici ad oggi rappresentino la parte più influente della attualesocietà, ma non la più numerosa ed è noto come a nulla fino ad oggi hanno portato i tentativi di riorganizzare la giustizia italiana se necessario anche intaccando le prerogative connesse alla tonaca dei magistrati.

Si è da sempre vagheggiato di nuove leggi e principi legislativi, di separazione delle carriere, di responsabilità reale, di rapporti e cooperazione regolamentata tra i vari poteri ecc., ma nulla di effettivamente valido o funzionante è stato fatto fino ad ora.

Per quello che ci è dato di capire dalle spesso roboanti dichiarazioni dei nostri governanti bisogna prendere atto che si sta facendo molto rumore per nulla.

Nella sostanza il potere prevaricante (non importa per quali motivi) risulta essere proprio quello della magistratura, questa, nella situazione attuale è in grado di far decadere ogni accusa ad un eventuale imputato concorrendo con la sua difesa nel consentire la dilazione dei processi oltre i termini di prescrizione ed in un futuro senza prescrizione potrà costringere un qualsiasi cittadino a restare imputato e processato in eterno.

Si pensi in merito a tutte le limitazioni e le funeste conseguenze relative al fatto di essere proprio un imputato e come a tale soggetto siano applicabili provvedimenti vari, definiti di tipo cautelare, che però incidono nella sfera delle libertà del singolo e della libera disponibilità del suo eventuale patrimonio.

L’attuale (ma anche i precedenti governi) si sono distinti fino ad oggi nel gestire la delicata materia della giustizia attraverso provvedimenti di tipo populista o comunque non frutto di una visione globale del problema giustizia.

Non si può in definitiva negare che tale problema giustizia esista in Italia, né che i diversi provvedimenti fino ad ora adottati non siano serviti a risolvere correttamente le problematiche evidenziatesi nel tempo.

Non sembra comunque che gli attuali governanti (così come i precedenti) abbiano espresso chiaramente una qualche reale intenzione di riformare seriamente e profondamente il metodo di gestione ed applicazione della giustizia nel nostro paese, anche se tutti ne riconoscono le numerose défaillance (pecche) che rendono i processi un poco (o meglio assai) meno giusti di quanto vorremmo!!!