Cerchiamo di riassumere alcuni dei diversi errori (definiamoli tali eufemisticamente) che potrebbero essere stati commessi da quasi tutti i gestori del potere politico ed economico nel mondo e di conseguenza rendiamoci meglio conto dei nefasti sviluppi di tali errori, con particolare riguardo a ciò che è accaduto e sta accadendo in Italia.
Coronavirus: quattro errori fondamentali nella gestione
Il primo errore è stato ignorare del tutto quanto da tempo noto in merito alla
probabilità dello sviluppo di una pandemia dovuta alla comparsa di un qualche ignoto virus.
Molti virologi ed esperti del settore avevano manifestato timore di una tale
eventualità e lanciato più volte veri e propri allarmi in occasione del manifestarsi di
precedenti epidemie (ebola, sars, aviaria ecc.) risultate fortunatamente meno invasive dell’attuale coronavirus.
Quasi tutte le malattie sopra citate, si noti, hanno coinvolto l’apparato respiratorio, in specie ai fini della trasmissione del contagio, ma nessun concreto, approfondito,
efficace e condiviso studio in merito è mai stato finanziato alla o dalla comunità
scientifica e pertanto nessun serio provvedimento è stato preso o quanto meno
ipotizzato e pianificato.
La responsabilità di questo primo errore è certamente comune a tutte le nazioni ed ai loro governi che notoriamente, per quanto attiene alla difesa della salute fisica dei cittadini, restano comunque responsabili di comportamenti di fatto contrari alle loro stesse dichiarate intenzioni.
Si pensi alle vittime degli inquinamenti provocati in svariate parti della terra dalle più diverse attività produttive protese tutte ad ottenere un guadagno, possibilmente immediato, piuttosto che una tutela odierna e futura della suddetta salute fisica.
I dodicimila morti (stimati prudenzialmente) causati dagli scarti produttivi accumulati in circa sette anni dalle acciaierie di Taranto fanno coppia con i diciottomila e più morti causati ad oggi dalla epidemia di coronavirus.
È da chiedersi se i politici che si sono succeduti per anni alla guida della nostra Italia e della stessa Puglia siano da considerare anch’essi i rappresentanti di una qualche specie di virus, più o meno coronato.
Il secondo errore, se così vogliamo considerarlo, è stato il comportamento omissivo delle autorità cinesi che in un primo tempo hanno cercato di nascondere la reale consistenza, anzi proprio la esistenza, di un pericolo di contagio.
Il timore di gravi conseguenze economiche è alla base del comportamento cinese, ma di certo non ne è motivo di giustificazione.
Il ritardo nell’ammettere la stessa evidenza epidemica ha ovviamente consentito una indisturbata, più rapida ed estesa diffusione del covid-19.
Il terzo errore è sicuramente quello rappresentato dall’insieme delle dichiarazioni e delle azioni promosse dalla organizzazione mondiali della sanità (OMS), organismo internazionale creato, per volere di quasi tutti i paesi del mondo, proprio per la sorveglianza delle problematiche sanitarie più pericolose per l’uomo.
Questo organismo si è comportato né più né meno come un normale carrozzone
burocratico, ritardando persino la dichiarazione di sussistenza di un’allerta
pandemico fino a quando non si è numericamente dimostrato il coinvolgimento di un certo numero di nazioni predeterminato da un proprio protocollo interno.
La velocità di diffusione, il numero dei contagi ecc. non sono stati vagliati e studiati immediatamente e tecnicamente come ci si sarebbe aspettato da un così alto consesso di esperti e l’allarme mondiale è stato dato in ritardo.
In pratica la OMS si è limitata ad attendere le varie esternazioni dei singoli stati in
merito alle epidemie in corso, le ha registrate e poi ha dichiarato successivamente lo
stato di allerta per pandemia sulla base di quanto evidente e di quanto già presupposto e accertato da altri.
Forse il presidente degli USA Trump non ha tutti i torti nel voler diminuire il contributo finanziario ad un tale ente che si è dimostrato di fatto incapace di provvedere quanto meno ai propri primari scopi: prevedere, se possibile intervenire e comunque allertare adeguatamente.
Il quarto errore riguarda la incapacità dei nostri governanti di rendersi conto di cosa sia in realtà una pandemia.
Questa incapacità si è evidenziata proprio all’inizio quando, già in presenza di diversi indizi epidemici in Italia i nostri politici hanno sostenuto la vigenza di una situazione normale o al massimo di ingiustificata paura (non è motivo di reale consolazione il fatto che lo stesso atteggiamento sia stato condiviso da molte altre nazioni).
Le riunioni, auspicate e propagandate di gruppi di italiani con tendenza all’alcolismo ripresi mentre consumano in ambienti sovraffollati vari generi di aperitivi, sono state cavalli di battaglia dei media nostrani e precedono solo per pochi giorni le raccomandazioni degli stessi media inneggianti alla necessità di mantenimento di una adeguata distanza sociale.
Ma perché allora i nostri politici non si sono resi conto della enorme fallacità di quanto stavano in un primo tempo proponendo ai soliti comuni cittadini?
Perché gli organi di controllo sanitario, a partire dallo ISS (istituto superiore disanità), formati da valentissimi professori e tecnici (di fatto burocrati) non hanno preventivamente bloccato o successivamente con immediatezza censurato tali forme di propaganda?
Possibile che nessuno si sia accorto del baratro che ci si stava spalancando di fronte?
Sembra che i governanti italiani e (per consolarci) anche molti dei leader stranieri siano rimasti completamente sorpresi a disagio ed incapaci di gestire gli eventi, di fatto riuscendo solo a tamponare, a mala pena e grazie al sacrificio del personale sanitario, quanto sta accadendo.
È certo che numerosi e conclamati errori in Italia e altrove sono stati commessi da tutti i gestori del potere (regioni, comuni ecc.) purtroppo questi errori (alcuni vecchi ed altri nuovi) hanno e stanno influendo sulla salute fisica e morale di noi italiani, di tutti gli europei e dell’umanità in genere.
Ci occuperemo in seguito, una volta cessato l’attuale pericolo, della disamina degli ulteriori numerosissimi comportamenti inopportuni o comunque erronei dei nostri più eminenti rappresentanti politici (di maggioranza e di minoranza).
Preoccupa ora il fatto che un certo stato di disagio ed indecisione sembrano ancora oggi avviluppare questi nostri governanti e frenarli nella necessaria concreta azione volta a gestire l’emergenza sanitaria.
Dubitiamo fortemente del fatto che almeno l’emergenza economica, conseguenza di questa epidemia, venga gestita, come opportuno, coraggiosamente, correttamente e concordemente da tutti i detentori del potere politico ed economico.
Una cosa è certa: sicuramente noi soliti cittadini comuni dovremo sopportare l’eccessivo onere dovuto a numerosi sacrifici forse troppo spesso inutili!