Il solito cittadino comune (italiano, europeo ed extraeuropeo) per ora si sta piacevolmente crogiolando mentre viene coinvolto dal vortice delle promesse di adeguati aiuti finanziari a fondo perduto, si spera commisurati ai bisogni della propria condizione di sopravvissuto.
Tutti i governanti in
effetti, senza eccezione, stanno cercando di erogare danaro a cittadini ed imprese proprio per aiutarli a sopravvivere, malgrado la difficilissima situazione
economica nella quale ci si è ritrovati dopo circa tre mesi di quasi completo
fermo produttivo e commerciale.
Ragioniamo a briglia
sciolta, ma realisticamente e con calma sulle possibili e vere motivazioni di
questo comportamento (dei capi), che sembrerebbe virtuoso, ma commisto ad un
sano egoismo.
È chiaro che cercare di
impedire il grave trauma, causato da un eventuale eccessivo tracollo economico
della società, è interesse primario di chi questa società comanda, ché
altrimenti sarebbero poste definitivamente in dubbio la valenza e la
legittimità di tutti gli attuali gestori della politica e del potere.
È chiaro anche che, in
relazione a tale gravoso compito conservativo, ogni governo nazionale sta
affrontando problematiche diverse (più o meno gravi) partendo da diversissime realtà
economiche.
È chiaro inoltre che,
vista la situazione di mercato globale in cui da tempo si opera per produrre,
comprare e vendere ogni tipo di prodotto, alimentare e non, l’eventuale
tracollo economico di una qualsiasi nazione potrebbe causare un effetto domino
ed una pandemia monetaria incontrollabile; in poche parole e se ci può
consolare siamo tutti nella stessa barca.
Sovvenzionare la
sopravvivenza delle nazioni tutte e dei soliti comuni cittadini resta pertanto
assolutamente necessario: bisogna cercare di capire come e a spese di chi
riuscire ad operare fattivamente in merito, tenendo presente che il nostro
paese dovrà riprendersi a partire da una situazione più difficile di molti
altri.
Dal punto di vista
economico, e da sempre, l’Italia è accusata di essere tra i paesi europei uno
di quelli meno resilienti, in specie a causa di un indebitamento dello stato
eccessivamente alto.
Il debito pubblico, prima
dell’epidemia, superava di oltre un terzo il prodotto interno, il costo
dell’apparato amministrativo era troppo alto, i procedimenti burocratici
eccessivamente lenti impedivano di fatto un rapido aumento dello sviluppo
industriale, il livello di tassazione era troppo gravoso e disincentivante nei
confronti di ipotetici investitori esteri ecc.
Se vogliamo considerare
ad oggi terminati per davvero e il pericolo imminente e la fase pandemica,
prima di poter discutere su quello che si è fatto e ci si propone di fare per
ripartire, si deve prendere atto che, per quanto riguarda la situazione di noi
italiani, nulla è variato rispetto alla realtà in evidenza prima della
quarantena.
La sola variante alla
pregressa situazione generale del paese, causata dai provvedimenti varati da
chi ci governa è la modifica del dato sul debito pubblico, che ha superato di
gran lunga la metà del prodotto interno.
In realtà con il concorso
di tutti i nostri deputati e senatori, di maggioranza ed opposizione, fino ad
ora, in pratica, si è solo provveduto ad indebitare per ulteriori ottanta e più
miliardi di Euro lo stato italiano (quindi noi stessi), per poter gestire il
grosso di tale somma attraverso elargizioni di tipo clientelare, distribuite a
mezzo del vecchio e collaudato sistema a pioggia, con in più la beffa dello
sbandierato scopo morale di voler aiutare chi soffre.
Non è che ci illudessimo
su di un diverso e più responsabile comportamento da parte di chi ci governa,
ma sembra proprio che adesso si stia esagerando!
È assolutamente
scandaloso il comportamento dei media e dei politici che vogliono mistificare
la realtà e far credere alla popolazione che si possa prevedere di poter
superare le attuali difficoltà economiche senza lo spargimento di abbondanti
lacrime e sangue da parte dei soliti comuni cittadini.
La verità è che, per quel
che riguarda i soldi, al nostro paese (e a molti altri) mancano, in cassa, i
proventi che si sarebbero maturati in circa tre mesi di normale produzione e
vendita.
La verità è che
assistiamo come gli organi di governo, in uno con i soliti media stiano
architettando un maldestro tentativo per deviare l’attenzione del popolo da
tale realtà.
La verità è che non può
esistere un qualche provvedimento che eviti ai contribuenti di dover ripagare,
prima o poi, i soldi che sono stati persi a causa della pandemia.
La verità è che quanto ci
viene e ci verrà promesso (forse concesso) anche quale contributo a fondo
perduto per consentire la nostra ripresa economica sarà sempre destinato ad
essere da noi stessi ripagato.
È quindi inutile che i
politici ed i media, quasi assordandoci e con gran clamore, si prodighino nel
discutere e distinguere la dicotomia che, in definitiva, definisce virtuoso
procedere alla ricapitalizzazione delle imprese attraverso il sistema delle
sovvenzioni e non virtuoso il favorire la stessa ricapitalizzazione attraverso
il sistema dei prestiti, magari garantiti.
Sia un prestito, sia una
sovvenzione dovranno essere sempre rimborsati dal cittadino o dall'imprenditore
che li hanno ricevuti, in caso di prestito si dovrà ripagare direttamente il
prestatore, in caso di sovvenzione si dovrà rimborsare lo stato, magari
attraverso imposte e balzelli futuri.
Lo stato stesso così, a
sua volta, potrà restituire le somme che si era procurato emettendo titoli di
debito o altro per poter concedere i tanto virtuosi, quanto famigerati, contributi
a fondo perduto, ma allora dove risiede il fondo perduto?
Mettiamoci l’animo in
pace, gli italiani, a causa della pandemia, hanno già perso circa trecento
miliardi di Euro e questa perdita dovrà essere ripagata.
Ora speriamo che le azioni
dei nostri politici, troppo prudenti, quasi pavide, tese a conservare più che
ad innovare e usualmente scollegate dalla realtà, col passare del tempo non
aggravino ulteriormente la situazione e comunque alla fine:
prepariamoci a porre mano
al portafogli (se ancora lo possediamo)!