Il lungo periodo di isolamento (nel nostro paese la quarantena si è di fatto protratta fino a circa settanta giorni) in teoria avrebbe potuto e dovuto favorire in noi esseri umani anche la capacità di riflettere, nel silenzio e nella tranquillità delle nostre abitazioni, sui veri valori (morali oltre che materiali), che dovrebbero essere perseguiti da una società civile che aspiri a divenire più giusta e provvida, così come normalmente è stato sempre auspicato dai desiderata di tutti.
In Italia non sono
mancati, da parte di alcuni uomini di cultura (di destra e di sinistra) ed in
specie da parte del papa Francesco, appelli a perseguire lo spirito di
fratellanza e la pratica della classica carità cristiana, valori che dovrebbero
vieppiù trovare pratica attuazione nel momento in cui molti dei nostri fratelli,
troppi, soffrono.
A fronte dei pochi
richiami (definibili di ordine morale) alla solidarietà ed alla prudenza, che
sono rimasti argomenti citati ma non ben approfonditi, i politici ed i media ci
hanno invece quasi letteralmente bersagliato con le mascherine e le notizie relative,
ogni giorno e per tutti i settanta giorni della quarantena.
Il richiamo a quanto
sopra aiuta a comprendere perché, non appena avuta contezza dell’allentamento
dei vincoli di quarantena una massa disordinata di giovani e meno giovani si
sia precipitata a rinnovare la propria partecipazione alle pericolose funzioni
proprie del rito della movida, dimenticandosi (volutamente e per induzione
altrui?) del pericolo e del rispetto dovuto a chi ancora soffre,
Pertanto, messo a parte i
diversi e scarsi input moralmente corretti, ma proposti e trasmessi con scarsa
rilevanza dai media e approfonditi da troppo pochi analisti e commentatori, il
simbolo che in futuro resterà a rappresentare il ricordo dello sfortunato
periodo che stiamo vivendo sarà proprio e solo LA MASCHERINA.
Per perseguire tale
risultato ognuno di noi poveri quarantenati, costretto per lungo tempo a
vedersi i soliti programmi televisivi seduto sul solito divano, è stato stimolato
ad impegnare la maggior parte della propria capacità razionale e di
apprendimento nel seguire le quotidiane vicende burlesche delle maschere (più o
meno) chirurgiche, tralasciando il resto.
Quali sono i tipi, quali
i costi, quali i produttori, quali i materiali, quali i canali di
approvvigionamento quali i distributori, quali le normative vigenti in Italia e
all’estero, quali i falsi, quali le truffe (tentate e/o riuscite, sventate o
non ancora scoperte), quali i prodotti di famose griffe, quali i prodotti da
cooperative di detenuti, come, dove e quando indossare tali presidi di
sicurezza, ecc.?
Ormai sappiamo tutto sulle
benedette mascherine e se ne è pubblicamente discusso fino allo sfinimento.
Resta il fatto che nella
realtà quotidiana quasi nessuna di tali mascherine utilizzate dai cittadini è
mai stata in grado di assolvere completamente al suo ruolo di isolamento fisico
perché usualmente a scarsa capacità di filtraggio o tenuta, perché malamente
indossate o ripiegate più volte durante il giorno ecc.
Resta anche il fatto che
ancora conosciamo poco dei meccanismi di diffusione del coronavirus che ci
potrebbe contagiare anche per altre vie oltre che per via aerea.
Al posto delle
mascherine, se considerate quale falso, ma principale bersaglio del pensiero e
delle riflessioni dei singoli, poteva esserci un asciugamano, una zampa di
gatto o qualsiasi altro oggetto, più o meno simbolico, verso il quale sempre si
sarebbe cercato di indirizzare da parte dei media, la foga conoscitiva delle
menti e le relative discussioni dei cittadini comuni.
In mancanza di argomenti
diversi (ad esempio di quelli sportivi) a noi cittadini comuni è stata fortunatamente
concessa la possibilità di sfogare le nostre insoddisfazioni e la nostra voglia
di comunicare e discutere, a livello globale anche su internet, sulle stesse e con
le stesse mascherine.
I cittadini tutti
ringraziano vivamente per tale concessione!
Nel chiudere rapidamente
queste poche osservazioni, peraltro moralmente dovute, non resta che notare in
aggiunta quale sia la vera situazione in ordine agli aspetti economici dei vari
interventi prospettatici, sui quali bisognerebbe cercare di vigilare per poter
sopravvivere.
Al momento, da parte dei
governanti italiani si è provveduto a fare nuovi debiti per distribuire (o
meglio al promettere di distribuire) a pioggia contributi vari a cittadini e
gestori di attività commerciali, al fine di poter allontanare più gravi pericoli
di disgregazione sociale e dare un calcio al pallone in attesa di futuri
eventi.
In verità, per quel che
ci appare, nessun programma serio di sviluppo, nazionale ed internazionale,
sembra sia stato fino ad oggi predisposto e coordinato grazie alle concrete
azioni degli stessi nostri governanti.
Alla creazione del tanto
auspicato ed agognato recovery fund, meccanismo di finanza europea che dovrebbe
aiutare i paesi comunitari e l’Italia a rilanciare la propria economia, stanno
provvedendo, come al solito, i governanti di altre nazioni e noi cittadini
italiani procederemo a rimorchio, fiduciosi, come al solito, della nostra buona
stella.