mercoledì 20 maggio 2020

COME PRIMA

Il lungo periodo di isolamento (nel nostro paese la quarantena si è di fatto protratta fino a circa settanta giorni) in teoria avrebbe potuto e dovuto favorire in noi esseri umani anche la capacità di riflettere, nel silenzio e nella tranquillità delle nostre abitazioni, sui veri valori (morali oltre che materiali), che dovrebbero essere perseguiti da una società civile che aspiri a divenire più giusta e provvida, così come normalmente è stato sempre auspicato dai desiderata di tutti.

In Italia non sono mancati, da parte di alcuni uomini di cultura (di destra e di sinistra) ed in specie da parte del papa Francesco, appelli a perseguire lo spirito di fratellanza e la pratica della classica carità cristiana, valori che dovrebbero vieppiù trovare pratica attuazione nel momento in cui molti dei nostri fratelli, troppi, soffrono.

A fronte dei pochi richiami (definibili di ordine morale) alla solidarietà ed alla prudenza, che sono rimasti argomenti citati ma non ben approfonditi, i politici ed i media ci hanno invece quasi letteralmente bersagliato con le mascherine e le notizie relative, ogni giorno e per tutti i settanta giorni della quarantena.

Il richiamo a quanto sopra aiuta a comprendere perché, non appena avuta contezza dell’allentamento dei vincoli di quarantena una massa disordinata di giovani e meno giovani si sia precipitata a rinnovare la propria partecipazione alle pericolose funzioni proprie del rito della movida, dimenticandosi (volutamente e per induzione altrui?) del pericolo e del rispetto dovuto a chi ancora soffre,

Pertanto, messo a parte i diversi e scarsi input moralmente corretti, ma proposti e trasmessi con scarsa rilevanza dai media e approfonditi da troppo pochi analisti e commentatori, il simbolo che in futuro resterà a rappresentare il ricordo dello sfortunato periodo che stiamo vivendo sarà proprio e solo LA MASCHERINA.

Per perseguire tale risultato ognuno di noi poveri quarantenati, costretto per lungo tempo a vedersi i soliti programmi televisivi seduto sul solito divano, è stato stimolato ad impegnare la maggior parte della propria capacità razionale e di apprendimento nel seguire le quotidiane vicende burlesche delle maschere (più o meno) chirurgiche, tralasciando il resto.

Quali sono i tipi, quali i costi, quali i produttori, quali i materiali, quali i canali di approvvigionamento quali i distributori, quali le normative vigenti in Italia e all’estero, quali i falsi, quali le truffe (tentate e/o riuscite, sventate o non ancora scoperte), quali i prodotti di famose griffe, quali i prodotti da cooperative di detenuti, come, dove e quando indossare tali presidi di sicurezza, ecc.?

Ormai sappiamo tutto sulle benedette mascherine e se ne è pubblicamente discusso fino allo sfinimento.

Resta il fatto che nella realtà quotidiana quasi nessuna di tali mascherine utilizzate dai cittadini è mai stata in grado di assolvere completamente al suo ruolo di isolamento fisico perché usualmente a scarsa capacità di filtraggio o tenuta, perché malamente indossate o ripiegate più volte durante il giorno ecc.

Resta anche il fatto che ancora conosciamo poco dei meccanismi di diffusione del coronavirus che ci potrebbe contagiare anche per altre vie oltre che per via aerea.

Al posto delle mascherine, se considerate quale falso, ma principale bersaglio del pensiero e delle riflessioni dei singoli, poteva esserci un asciugamano, una zampa di gatto o qualsiasi altro oggetto, più o meno simbolico, verso il quale sempre si sarebbe cercato di indirizzare da parte dei media, la foga conoscitiva delle menti e le relative discussioni dei cittadini comuni.

In mancanza di argomenti diversi (ad esempio di quelli sportivi) a noi cittadini comuni è stata fortunatamente concessa la possibilità di sfogare le nostre insoddisfazioni e la nostra voglia di comunicare e discutere, a livello globale anche su internet, sulle stesse e con le stesse mascherine.

I cittadini tutti ringraziano vivamente per tale concessione!

Nel chiudere rapidamente queste poche osservazioni, peraltro moralmente dovute, non resta che notare in aggiunta quale sia la vera situazione in ordine agli aspetti economici dei vari interventi prospettatici, sui quali bisognerebbe cercare di vigilare per poter sopravvivere.

Al momento, da parte dei governanti italiani si è provveduto a fare nuovi debiti per distribuire (o meglio al promettere di distribuire) a pioggia contributi vari a cittadini e gestori di attività commerciali, al fine di poter allontanare più gravi pericoli di disgregazione sociale e dare un calcio al pallone in attesa di futuri eventi.

In verità, per quel che ci appare, nessun programma serio di sviluppo, nazionale ed internazionale, sembra sia stato fino ad oggi predisposto e coordinato grazie alle concrete azioni degli stessi nostri governanti.

Alla creazione del tanto auspicato ed agognato recovery fund, meccanismo di finanza europea che dovrebbe aiutare i paesi comunitari e l’Italia a rilanciare la propria economia, stanno provvedendo, come al solito, i governanti di altre nazioni e noi cittadini italiani procederemo a rimorchio, fiduciosi, come al solito, della nostra buona stella.

Questo ci preoccupa perché se vogliamo veramente rialzarci dalla attuale depressione (economica, sociale e morale) nulla o ben poco potrà essere COME PRIMA!