mercoledì 10 giugno 2020

Incongruenze Economiche

Se ponessimo una particolare attenzione nel recepire i contenuti delle notizie relative alla programmazione della prossima ripresa economica dell’Italia, non saremmo di certo invogliati al plauso per quanto ci viene trasmesso, con toni spesso trionfalistici, dai soliti politici e dai soliti media.

In realtà, al contrario di quanto potrebbe apparire, l’unico vero contributo all'economia che ad oggi può essere utilizzato, in favore dei vari stati comunitari, è rappresentato dai fondi, già stanziati dalla banca europea e destinati a rimpolpare la somma a sua disposizione per l’acquisto dei certificati di debito statali, offerti ed eventualmente non assorbiti dal mercato, in occasione di aumento o rinnovo di ingenti tranches dei debiti pubblici che gli usuali investitori finanziari (fondi di investimento, sovrani, speculativi ecc.) potrebbero non acquistare, in parte o per intero.

Si tratta di un robusto rifinanziamento di un provvedimento, adottato a suo tempo dal vecchio capo della BCE Mario Draghi, che si è rivelato utile per calmierare l’aumento eccessivo del costo dei debiti pubblici e per stabilizzare la stessa finanza mondiale.

Nella pratica tra vecchio e nuovo rifinanziamento si afferma da parte di tutti che per questi scopi (definiamoli calmieratori) vi sarebbero a disposizione in totale ben 1350 (mille trecentocinquanta) miliardi.

Non è ben specificato però che una parte di tale somma si sta già utilizzando e che i soldi in teoria sono tutti disponibili, ma secondo un ritmo di erogazioni pluriennale.

Pertanto resta possibile che non si sia scongiurata del tutto la mancanza di sostegno monetario adeguato e sufficiente ad evitare i danni che potrebbe causare un crollo contemporaneo dei mercati europei e dei valori stessi rappresentativi della finanza internazionale, malgrado l’enorme cifra messa in campo (si noti che le stesse autorità monetarie in un primo tempo avevano accennato alla necessità di cifre pari a 1500/2000 miliardi).

L’evento, che a tutti fa paura, ma a noi italiani giova, è che l’eventuale crollo della economia di un paese membro del G7 (magari proprio l’Italia considerata paese più debole) coinvolgerebbe, sempre contemporaneamente ed insieme al resto del mondo, anche le posizioni debitorie privilegiate e in teoria sostenibili dei paesi comunitari ritenuti più ricchi.

Si tratta di riflettere su immaginari scenari catastrofistici, solo potenzialmente possibili in regime di economia, un assaggio di catastrofe, per fortuna piccolissimo, ci è stato servito a causa degli eventi pandemici e dei conseguenti danni che si sono e si stanno manifestando.

L’attenzione dei contribuenti italiani dovrebbe concentrarsi anche su altre notizie che, come al solito, ci sono state riferite in forma inesatta e/o incompleta e con grande clamore.

Si è ad esempio affermato che le autorità centrali europee avrebbero previsto la spesa di 100 (cento) miliardi per implementare le risorse destinate a finanziare la erogazione della CIG (cassa integrazione guadagni) destinata a quei cittadini europei rimasti privi di lavoro a causa della sospensione o chiusura delle attività produttive dovuta alla pandemia da coronavirus.

Non viene peraltro sufficientemente evidenziato che dei cento miliardi del provvedimento all’Italia potrebbero essere concessi al massimo circa venti miliardi, neppure sembra ben chiarito come verrà concessa e a carico di chi sarà addebitata tale erogazione, non ancora richiesta (parrebbe buona regola contabile che ad ogni voce di spesa debba corrispondere una voce di entrata).

Per quanto sopra si evidenzia che, a parte il macro intervento monetario (i soliti 1350 miliardi) della banca centrale volto, come logico, a mantenere integro il valore dei certificati di debito attualmente in pancia dei maggiori istituti di credito e della stessa banca europea, ci è noto che in favore di imprese e comuni cittadini italiani si sono fino ad ora previsti interventi statali per il ristoro delle perdite subite a causa del covid-19, che dovrebbe erogare le seguenti somme:

  • Quasi ottanta miliardi ottenuti aumentando la massa del debito pubblico tramite emissione di ulteriori certificati di debito
  • Circa venti miliardi di possibile integrazione ai fondi destinati al pagamento della CIG (normale e straordinaria).

Il famoso recovery fund (fondo per lo sviluppo da ben 1500 miliardi) di cui si parla tanto, che dovrebbe essere finanziato con la emissione di, per ora, fantasmagorici EUROBOND, resta ipotesi di studio (in pratica fuffa) fino a che tutti i paesi europei non troveranno un accordo su come, quando e di quanto indebitare l’Europa, per permettere agli stessi paesi comunitari di sostenere le spese necessarie per il rilancio dello sviluppo produttivo in genere (in pratica del PIL).

Le affermazioni di quasi tutti i nostri politici che indicano nella somma di poco più di 170 miliardi quello che dovrebbe spettare all'Italia quale capitale per tale rilancio, non trovano pratico riscontro sulla loro credibilità, al momento da considerarsi solo futuribile.

Esaminando con la solita particolare attenzione la realtà italiana si deve inoltre constatare che non risultano ancora integralmente operativi, a causa dei soliti impedimenti burocratici tipici del nostro inefficiente sistema di governo, neppure i provvedimenti di spesa degli 80 miliardi di cui sopra aventi lo scopo di soccorrere imprese, famiglie e cittadini in grave affanno e riconosciuti da tutti urgentissimi.

Eppure i soldi li abbiamo già procurati (anche se a debito) e gli interessi su tale debito li stiamo già inutilmente pagando; chi tra i politici o i burocrati di turno è il responsabile del danno erariale che ne è derivato? Facciamoli pagare per la loro ignavia ed inefficienza iniziando così a riformare concretamente il sistema!