La scorta di liquidità temporanea, costituita dai risparmi dei cittadini italiani, quella stessa che ci ha consentito di sopravvivere e nutrirci durante la recente quarantena, si sta esaurendo.
Secondo fonti ufficiali
(ISTAT) al cinquanta per cento delle famiglie italiane sono rimasti i soldi per
acquistare generi alimentari e pagare le altre spese programmate per i prossimi
tre mesi, poi basta! A meno che l’economia non riprenda a crescere.
Tale crescita, se
avverrà, non sarà immediata e pertanto la sopravvivenza degli italiani dovrà
essere favorita dai vari provvedimenti legislativi straordinari che, secondo il
governo, sono già stati in massima parte previsti.
Per ora si deve far
riferimento ai due decreti del presidente del consiglio che dovrebbero aver
portato alla distribuzione a famiglie e imprese di una liquidità pari a ben
ottanta miliardi, somma per la quale lo stesso stato si è regolarmente ed
ulteriormente indebitato.
Liquidità temporanea: ma cosa è successo in pratica?
Il primo decreto
prevedeva una distribuzione (la solita distribuzione a pioggia) di venticinque
miliardi di Euro e ad oggi tale somma non è ancora stata distribuita per
intero.
In merito al secondo
decreto (ai primi di luglio ne è ancora in corso la valutazione camerale) che
prevede una ulteriore distribuzione di ben cinquantacinque miliardi, le
opposizioni fanno notare che di fatto non si riescono ancora a individuare con
precisione i destinatari dei benefici e minacciano di operare per il blocco di
ulteriori provvedimenti in mancanza di chiarezza.
Se esaminiamo i decreti
stessi ci accorgiamo poi che una parte delle somme promesse, invece che essere
destinata direttamente a supportare la quantità di danaro presente nelle tasche
degli italiani è destinata a creare maggiore liquidità solo in futuro,
attraverso il meccanismo del credito di imposta.
Di fatto il cittadino
potrà vedere aumentata la propria disponibilità finanziaria, circostanza per
ora prevedibile solo virtualmente, nel momento in cui avrà già prodotto e
maturato guadagni su cui potrà risparmiare di pagare balzelli grazie proprio al
meccanismo del credito di imposta, il che finalmente sarà di giovamento al
mantenimento della liquidità, peraltro già presente nelle sue tasche.
Visti anche alcuni
precedenti, un dubbio potrebbe sorgere nelle menti degli italiani che pensano:
se i nostri politici hanno aumentato il debito pubblico di ben ottanta miliardi
(realmente incassati tramite l’emissione e vendita di ulteriori bond) hanno poi
deliberato di redistribuire tutti gli ottanta miliardi subito o parte della
redistribuzione è stata prevista attraverso il meccanismo del credito di
imposta?
Ma allora gli ottanta miliardi sono serviti per aumentare la liquidità dei cittadini e anche quella dello stato sovrano!
Se è così perché non chiarirlo?
Come farebbe altrimenti a
trovare il danaro sufficiente per pagare i debiti per spese correnti
(trasferte, rappresentanza, consulenze, stipendi vari ecc.) quello stesso stato
che per il momento ha rinviato gli incassi per ratei di varie imposte e tasse
previsti in questo periodo?
Per giustificare
eventuali anomalie gli economisti ricorrono talvolta alla figura dei tesoretti
nascosti o sussistono delle riserve programmate e forse così ci sarà detto.
In merito alla questione
relativa al decreto liquidità le opposizioni hanno richiesto una più chiara e
completa rendicontazione, in particolare sulla destinazione dei sussidi e degli
aiuti alle imprese, minacciando, se non saranno soddisfatti, di non approvare
eventuali ulteriori scostamenti di bilancio (debiti dei cittadini) volti a
reperire ancor maggiore liquidità.
Probabilmente la
questione non sarà pubblicamente e semplicemente risolta e la stessa gestione
degli aiuti (soldi) non sarà mai completamente chiarita con semplici e dirette
informazioni assolutamente veritiere.
D’altra parte la gestione
dei fondi destinati a SUSSIDIO o PRESTITO è da considerarsi privilegio politico
e non onere civile.
Per chiarire meglio il
nostro pensiero (maligno?) su come saranno gestite le somme destinate ad
aiutare l’economia e la liquidità dei cittadini e delle imprese (quale esempio
illuminante) giova ricordare di come si è svolta la vicenda relativa alla
distribuzione degli aiuti stanziati direttamente dalla regione Lazio in favore
delle organizzazioni, cosiddette del terzo settore, di altre simili e delle
piccole imprese.
In fatto:
- Il consiglio regionale del Lazio ha stanziato una somma per aiuti alle realtà economiche di cui sopra.
- Di questa somma il grosso è stato assegnato (diciamo) secondo criteri politici, mentre solo poco più di un decimo è stato destinato ad essere distribuito alle piccole imprese e per un importo massimo di € 10.000,00 (diecimila) per ciascun richiedente che avrebbe dovuto maturare il diritto a tale contributo, a partire da una certa data ed orario, secondo l’ordine della presentazione in via telematica della domanda, il tutto fino ad esaurimento fondi.
In realtà
- Su di un totale stanziato di circa 500 (cinquecento) milioni solo circa cinquanta milioni sono stati destinati alle piccole imprese (come detto il grosso delle somme sono state erogate di fatto secondo meriti politici).
Nella data ed orario di presentazione delle domande è stato inizialmente ed a lungo impossibile connettersi in via telematica per la presentazione delle domande.
Al numero dei richiedenti il beneficio (circa cinquantamila) si contrapponeva comunque il numero delle erogazioni teoricamente concedibili e/o forse concesse (circa cinquemila).
Se a livello regionale
gli aiuti sono stati distribuiti come sopra detto, in che modo sono stati, sono
e saranno determinati gli impieghi delle somme ulteriori e ben più consistenti
che lo stato e l’Europa dovrebbero mettere a disposizione degli operatori
economici (sotto forma di mutui, appalti, prestiti, sovvenzioni ecc.) per
favorire la ripresa della economia?