sabato 11 luglio 2020

Liquidità temporanea

La scorta di liquidità temporanea, costituita dai risparmi dei cittadini italiani, quella stessa che ci ha consentito di sopravvivere e nutrirci durante la recente quarantena, si sta esaurendo.

Secondo fonti ufficiali (ISTAT) al cinquanta per cento delle famiglie italiane sono rimasti i soldi per acquistare generi alimentari e pagare le altre spese programmate per i prossimi tre mesi, poi basta! A meno che l’economia non riprenda a crescere.

Tale crescita, se avverrà, non sarà immediata e pertanto la sopravvivenza degli italiani dovrà essere favorita dai vari provvedimenti legislativi straordinari che, secondo il governo, sono già stati in massima parte previsti.

Per ora si deve far riferimento ai due decreti del presidente del consiglio che dovrebbero aver portato alla distribuzione a famiglie e imprese di una liquidità pari a ben ottanta miliardi, somma per la quale lo stesso stato si è regolarmente ed ulteriormente indebitato.

Liquidità temporanea: ma cosa è successo in pratica?

Il primo decreto prevedeva una distribuzione (la solita distribuzione a pioggia) di venticinque miliardi di Euro e ad oggi tale somma non è ancora stata distribuita per intero.

In merito al secondo decreto (ai primi di luglio ne è ancora in corso la valutazione camerale) che prevede una ulteriore distribuzione di ben cinquantacinque miliardi, le opposizioni fanno notare che di fatto non si riescono ancora a individuare con precisione i destinatari dei benefici e minacciano di operare per il blocco di ulteriori provvedimenti in mancanza di chiarezza.

Se esaminiamo i decreti stessi ci accorgiamo poi che una parte delle somme promesse, invece che essere destinata direttamente a supportare la quantità di danaro presente nelle tasche degli italiani è destinata a creare maggiore liquidità solo in futuro, attraverso il meccanismo del credito di imposta.

Di fatto il cittadino potrà vedere aumentata la propria disponibilità finanziaria, circostanza per ora prevedibile solo virtualmente, nel momento in cui avrà già prodotto e maturato guadagni su cui potrà risparmiare di pagare balzelli grazie proprio al meccanismo del credito di imposta, il che finalmente sarà di giovamento al mantenimento della liquidità, peraltro già presente nelle sue tasche.

Visti anche alcuni precedenti, un dubbio potrebbe sorgere nelle menti degli italiani che pensano: se i nostri politici hanno aumentato il debito pubblico di ben ottanta miliardi (realmente incassati tramite l’emissione e vendita di ulteriori bond) hanno poi deliberato di redistribuire tutti gli ottanta miliardi subito o parte della redistribuzione è stata prevista attraverso il meccanismo del credito di imposta?

Ma allora gli ottanta miliardi sono serviti per aumentare la liquidità dei cittadini e anche quella dello stato sovrano! 

Se è così perché non chiarirlo?

Come farebbe altrimenti a trovare il danaro sufficiente per pagare i debiti per spese correnti (trasferte, rappresentanza, consulenze, stipendi vari ecc.) quello stesso stato che per il momento ha rinviato gli incassi per ratei di varie imposte e tasse previsti in questo periodo?

Per giustificare eventuali anomalie gli economisti ricorrono talvolta alla figura dei tesoretti nascosti o sussistono delle riserve programmate e forse così ci sarà detto.

In merito alla questione relativa al decreto liquidità le opposizioni hanno richiesto una più chiara e completa rendicontazione, in particolare sulla destinazione dei sussidi e degli aiuti alle imprese, minacciando, se non saranno soddisfatti, di non approvare eventuali ulteriori scostamenti di bilancio (debiti dei cittadini) volti a reperire ancor maggiore liquidità.

Probabilmente la questione non sarà pubblicamente e semplicemente risolta e la stessa gestione degli aiuti (soldi) non sarà mai completamente chiarita con semplici e dirette informazioni assolutamente veritiere.

D’altra parte la gestione dei fondi destinati a SUSSIDIO o PRESTITO è da considerarsi privilegio politico e non onere civile.

Per chiarire meglio il nostro pensiero (maligno?) su come saranno gestite le somme destinate ad aiutare l’economia e la liquidità dei cittadini e delle imprese (quale esempio illuminante) giova ricordare di come si è svolta la vicenda relativa alla distribuzione degli aiuti stanziati direttamente dalla regione Lazio in favore delle organizzazioni, cosiddette del terzo settore, di altre simili e delle piccole imprese.

In fatto:

  • Il consiglio regionale del Lazio ha stanziato una somma per aiuti alle realtà economiche di cui sopra.
  • Di questa somma il grosso è stato assegnato (diciamo) secondo criteri politici, mentre solo poco più di un decimo è stato destinato ad essere distribuito alle piccole imprese e per un importo massimo di € 10.000,00 (diecimila) per ciascun richiedente che avrebbe dovuto maturare il diritto a tale contributo, a partire da una certa data ed orario, secondo l’ordine della presentazione in via telematica della domanda, il tutto fino ad esaurimento fondi.

In realtà

  • Su di un totale stanziato di circa 500 (cinquecento) milioni solo circa cinquanta milioni sono stati destinati alle piccole imprese (come detto il grosso delle somme sono state erogate di fatto secondo meriti politici).
  • Nella data ed orario di presentazione delle domande è stato inizialmente ed a lungo impossibile connettersi in via telematica per la presentazione delle domande.

  • Al numero dei richiedenti il beneficio (circa cinquantamila) si contrapponeva comunque il numero delle erogazioni teoricamente concedibili e/o forse concesse (circa cinquemila).

Se a livello regionale gli aiuti sono stati distribuiti come sopra detto, in che modo sono stati, sono e saranno determinati gli impieghi delle somme ulteriori e ben più consistenti che lo stato e l’Europa dovrebbero mettere a disposizione degli operatori economici (sotto forma di mutui, appalti, prestiti, sovvenzioni ecc.) per favorire la ripresa della economia?