lunedì 10 agosto 2020

Fondi Europei: viva i soldi

 Il presidente del consiglio dei ministri ha già da tempo riferito che le trattative per ottenere fondi europei da destinare alla ripresa dell’economia (post coronavirus) SONO ANDATE OLTRE le più favorevoli aspettative.

L’Europa ha determinato di stanziare 750 (settecentocinquanta) miliardi di Euro, da dividere fra tutti i paesi comunitari per sostenere riforme e programmi atti a far decollare la ripresa economica del nostro continente.

Di questi soldi una buona parte (209 miliardi) è stata assegnata all’Italia e ciò, secondo quanto fatto trapelare tra le righe dei vari comunicati ufficiali e non, proprio grazie ai buoni uffici dello stesso presidente Conte e del governo italiano tutto.

Innanzitutto NON È VERO: ogni somma richiesta dall’Italia (come anche da tutti gli altri paesi comunitari) dovrà essere destinata alla realizzazione di riforme o altri interventi destinati a ristorare le pessime condizioni dell’economia nazionale, l’idoneità e la congruità di tali riforme ed interventi saranno oggetto di valutazione di idoneità e congruità da parte dei nostri partner europei, che potrebbero chiudere i rubinetti per un qualsiasi motivo economico, ma forse anche solo politico.

Quindi, fermo il dubbio che fino alla fine della procedura di approvazione e la materiale messa a disposizione dei soldi nulla è certo, per ora non dobbiamo fare altro che considerare una semplice illusione l’arrivo sicuro e rapido di cotanti soldi provenienti dalle casse europee.

Piuttosto vediamo quali sono le verità nascoste e le difficoltà che dovremo affrontare per usufruire dei benefici comunitari.

Per prima cosa bisogna prendere atto che, tra firma definitiva dell’accordo, la prevista emissione dei certificati di debito ed altro, nulla si potrà ottenere prima del secondo semestre del prossimo anno e/o forse oltre.

Nel frattempo, viste le necessità di cassa, si è provveduto ad un nuovo aggiustamento di bilancio aumentando il passivo di altri 25 miliardi.

In merito si è dichiarato che parte di tali miliardi si dovrebbe impiegare per sostenere una proroga ulteriore della cassa integrazione, ma DOVE sono finiti i miliardi stanziati dall’Europa proprio per tale scopo:

Erano cento tali miliardi, erano giovani e forti, ma forse sono morti o non sono mai nati e sono ancora, probabilmente, fuffa momentanea.

Forse, come spesso si dichiara da parte dei nostri politici (italiani ed europei), ogni delibera già intervenuta per stanziare adeguati fondi di sostegno alle nazioni è stata in buona parte bloccata dalla solita burocrazia.

Ma dove e come si è accasata la famosa semplificazione burocratica? E la riforma della giustizia? 

È chiaro ormai che la politica continua a chinare il capo alla presenza dello straripante potere degli apparati burocratici ministeriali e giudiziari che così continueranno a prevalere su tutti gli altri poteri costituzionali prevaricando e tradendo le loro prerogative.

È anche ormai chiaro che la politica non è più in grado di opporsi ad ogni provvedimento ingiusto nei confronti dei comuni cittadini loro elettori, non solo perché non lo voglia, ma anche perché non è in grado di capire come fare per trasformare una serie di slogan elettorali corretti in azioni fattive e chiare.

Ecco che allora, per lo snellimento burocratico, la acquisizione e la gestione degli aiuti europei, si arriva a concepire una delega ad un organismo formato da quegli stessi alti burocrati che hanno provocato i danni pregressi costoro, tra l’altro, diminuendo la loro attuale capacità di influire sulla società, dovrebbero snellire le stesse procedure burocratiche da loro stessi inventate per acquisire maggior potere!

Ecco che allora, non essendoci nessuno tra i politici in grado di opporsi allo strapotere dei giudici e di porre mano a idonee riforme delle leggi e del sistema giudiziario, tutto tace e si sentono solo appelli generici e generalizzati da parte del capo della magistratura (il presidente Mattarella) a voler limitare i conflitti di potere tra questi stessi potenti al loro interno; ma non sarebbe meglio rivoluzionare il sistema processuale civile e penale in uno con il sistema politico attuale?

In fondo, di radicali cambiamenti, se non di vera e propria rivoluzione, avevano parlato gli stessi componenti del movimento cinque stelle oggi detentori di buona parte del potere politico attuale, ma si trattava forse di illusori propositi evidenziati al solo scopo di creare slogan elettorali.

Resta da vedere se, chi e in che modo si dovrà mettere mano alle riforme ormai indilazionabili, non è certo adatto ad operare in merito chi esprime il proprio cordoglio alla Libia per le vittime di un altro paese, né chi da anni avrebbe potuto fare qualche cosa, ma non lo ha fatto.

Una sola cosa è certa: i cittadini comuni si sentono a disagio, hanno paura e appare plausibile che non si sentano più protetti, né dal Coronavirus e dalla conseguente pandemia, né si sentono ben rappresentati da coloro che a suo tempo (molto tempo or sono) hanno eletto.

La tendenza a disattendere, quasi come una sfida, gli stessi precetti salutistici raccomandati da chi ci governa (distanza sociale, mascherine ecc.) è indice di tale disagio, specie dei giovani.