domenica 30 agosto 2020

Comunicazioni e verità

 Il comune cittadino, per quanto sia dotato di un normale intelletto, non è ancora riuscito a comprendere bene quale è la esatta situazione generale in cui noi italiani ci dibattiamo.

D’altra parte gli organi ufficiali: stampa, commissioni di esperti, task force varie e membri del governo, che dovrebbero chiarire, si dedicano a propinare dati incoerenti, talvolta inesatti e certamente non proprio illuminanti, sia sulla situazione finanziaria, sia sulla situazione sanitaria del nostro paese.

Per esempio, se un politico (di qualsiasi connotazione partitica) ha interesse a trasmettere ingiustificate pillole di ottimismo economico, potrà solo limitarsi ad evidenziare il fatto che rispetto al precedente trimestre il PIL è notevolmente cresciuto, omettendo di specificare che in tale precedente periodo circa due terzi delle attività produttive sono rimaste a lungo chiuse (per almeno due mesi) a causa della pandemia.

È vero che produzione e commercio hanno subito una impennata al momento della cessazione del blocco produttivo, ma ciò non si può considerare indicativo di una stabile e notevole ripresa, anche se si può aprioristicamente affermare che produzione e consumi hanno subito una notevole maggiorazione rispetto ai mesi precedenti (in cui, come detto, quasi tutte le attività erano sospese).

Ancora più semplice è propagandare la propria convinzione (spesso gratuita e falsamente scientifica) rispetto ai problemi della salute pubblica, basta citare tra guariti, morti, contagiati, ricoverati ecc. il numero, magari quello solo, che pur variando di giorno in giorno, in quel momento tende ad uniformarsi alle tesi che si vogliono sostenere per proprie motivazioni strettamente politiche ed in contemporanea omettere o accennare appena agli altri numeri non concordanti con le proprie opinioni.

Sarebbe stato giusto che ogni affermazione di chi si è assunto la responsabilità della gestione della nostra salute dovesse essere convalidata dai numeri derivanti da operazioni di comparazione statistica tra tutti i dati noti tralasciando di complicarci la vita ed evitando di negarci la completa verità con la volontaria citazione e/o omissione di quanto gradito e/o non gradito.

La presente osservazione vale per i politici, ma anche per i vari tecnici che ci hanno fino ad ora preso troppo spesso per i fondelli, pur di non ammettere la propria (ci auguriamo solo momentanea) impreparazione.

Navigando tra le variegate comunicazioni di chi dovrebbe conoscere, illustrarci e spiegarci la semplice verità, il comune cittadino di cui sopra, lo abbiamo detto in precedenza e lo ripetiamo, non sembra sia stato in grado di conoscere la vera verità, ma solo quella distorta da fini propagandistici e politici in generale.

Parimenti è altrettanto difficile che gli italiani si siano potuti rendere conto con esattezza di ciò che li aspetta a partire da un futuro ormai abbastanza prossimo.

Esaminiamo quale esempio la situazione economica:

Fino ad oggi (come ormai noto) lo stato italiano, per poter sopravvivere e lenire per quanto possibile le sofferenze dei cittadini, ha incrementato di un centinaio di miliardi di Euro il proprio debito.

In contemporanea, per affrontare la ulteriore situazione contingente, si è programmato di acquisire una ventina di miliardi messi a disposizione dell’Europa per venire incontro alle esigenze di lavoratori e imprese derivanti dall’utilizzo dell’istituto della cassa integrazione (ovviamente si tratta sempre di nuovo debito).

Circa duecentodieci miliardi saranno probabilmente l’ennesimo prestito che l’Europa ci concederà di utilizzare per sostenere la ripresa del PIL e l’onere di riforme necessarie per consentire tale ripresa.

È poi assai probabile che tra qualche tempo, in attesa della acquisizione dei fondi europei, noi italiani saremo costretti ad accollarci l’ulteriore debito di circa quaranta miliardi previsto dal MES e per noi, almeno in teoria, già disponibile.

Alla fine dei giochi, fatti o non fatti gli investimenti programmati, si tratterà di gestire, salvo ulteriori necessità, un debito pubblico pari a circa 2.900/3.000 miliardi (circa cinquantamila Euro di debito per ciascun italiano, uomo, donna e bambino).

Per ora e certamente, fino a dopo la data delle prossime elezioni (21 settembre) e oltre, nessuno dei vari commentatori tecnici e politici si preoccuperà di confermare o comunque chiarire il debito di cui sopra e di dare indicazioni e opinioni in merito al successivo rimborso.

Per ora alla faccia della vecchia austerity, della razionalizzazione delle spese ed altro, con la scusa di dover gestire l’emergenza sanitaria il costosissimo carrozzone della burocrazia si fortifica ed ingrandisce con l’assunzione di nuovi impiegati, tecnici, insegnanti e simili, senza minimamente preoccuparsi di rivedere o cambiare le proprie regole e il proprio disastroso ordinamento.

Quindi al comune cittadino per ora non sembra sia stato richiesto o prospettato alcun sacrificio per rimborsare i danni provocati dalla pandemia, ma la comunicazione e l’elenco dei sacrifici prima o poi dovranno arrivare.

Per consolarci resta solo credere e sperare in un futuro più benigno, non certo favorito dalle parole e dalle azioni di chi ci governa:

Come ci siamo ridotti!