lunedì 14 settembre 2020

REFERENDUM ED ALTRO

 Cerchiamo di descrivere, analizzare e riassumere il più chiaramente possibile le azioni dei nostri rappresentanti di maggioranza e di opposizione ed i conseguenti eventi, non solo propriamente politici, ma anche economici che purtroppo coinvolgono tutti noi Italiani.

Il venti (e ventuno) settembre i cittadini sono chiamati a votare per il rinnovo dei governi di sei regioni, di un buon numero di sindaci di comuni più o meno popolosi ed in questa occasione si terrà in contemporanea il referendum confermativo che dovrebbe approvare o non approvare una legge di modifica costituzionale che prevede la diminuzione del numero dei parlamentari da eleggere quali rappresentanti del popolo.

Gli attuali deputati e senatori hanno già votato per lo più a favore della diminuzione di tali rappresentanti (loro stessi), gli elettori devono solo concordare o non concordare sulla riduzione e pertanto sul nuovo numero dei parlamentari.

I sostenitori del provvedimento approvato affermano che si risparmieranno cica sessanta milioni di Euro annui (tra stipendi, benefit ed altro) e che il parlamento stesso, essendo così dimagrito, potrà operare meglio e più rapidamente.

Chi ha votato a sfavore del provvedimento afferma che il risparmio è poca cosa rispetto a quanto costa l’apparato governativo e che si è di fatto messo il carro davanti ai buoi, poiché devono ancora essere approvati nuovi provvedimenti correttivi (regolamenti ecc.) per consentire il corretto funzionamento di camera e senato a ranghi ridotti.

Secondo i più pessimisti tra i contrari, la diminuzione del numero dei parlamentari porterà ad un aumento dei poteri dirigisti degli apparati dei partiti che andrà ad incidere negativamente sulla stessa valenza democratica del futuro sistema di gestione governativa.

Se si vuole essere oggettivi bisogna riconoscere che, indipendentemente dal numero dei parlamentari, la gestione della cosa pubblica viene ormai da tempo prevalentemente eseguita su impulso ed indirizzo delle segreterie dei partiti; deputati e senatori sono sempre più spesso chiamati a ricoprire il ruolo di Yes man.

A voler mal pensare (o meglio correttamente pensare) gli attuali rappresentanti attraverso la modifica costituzionale attuata si sono comunque assicurati, indipendentemente da ogni evenienza esterna una serie di sostanziosi benefici:

Innanzi tutto, una volta approvata la diminuzione del numero dei parlamentari, come detto, si dovrà adattare la normativa alla nuova realtà e bisognerà anche approvare tra l’altro una nuova legge elettorale prima di un eventuale ricorso alle urne e questo rende assai improbabile la caduta del vigente governo prima della scadenza naturale della legislatura.

I rappresentanti del popolo italiano oggi in carica potranno quindi gestire con tranquilla sicumera il flusso dei miliardi (duecentodieci) che l’Europa ci dovrebbe concedere in prestito per riprenderci dalla crisi economica indotta dalla pandemia.

Le attuali lobby (o almeno quelle ben radicate) continueranno a determinare, in funzione della convenienza dei privati (anzi di alcuni tra i privati), i settori di investimento che saranno privilegiati e per ottenere vantaggi per chi rappresentano dovranno far pressione su di un minor numero di onorevoli

Nel frattempo, per il solito cittadino comune nulla cambierà, a parte le solite disquisizioni politicamente e genericamente impegnate ad individuare l’assetto più democratico possibile della nostra società e del mondo.

Si può prevedere con assoluta certezza che alla fine dell’attuale emergenza l’unico risultato certo sarà quello dell’aumento smisurato dei debiti di cui ciascuno di noi e dei nostri figli dovrà rispondere prima o poi.

Volendo essere più prosaici e realisti si noti che tra le varie notizie lasciate trapelare dai soliti giornalai (pardon giornalisti) vi è stato solo un accenno al fatto che il risultato delle entrate fiscali, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sia stato inferiore di circa venti miliardi di Euro, non è stato ovviamente ricordato chi dovrà risanare tale buco.

Fino ad oggi e sicuramente fino alla prossima tornata elettorale il governo è e sarà impegnato ad agire apparentemente come un provvido padre che soccorre i figli, ma già il rendiconto è pronto e lo stesso commissario economico dell’Europa Gentiloni ha detto chiaramente che non si può continuare in eterno a finanziare i debiti privati e pubblici della nostra nazione con altri debiti; ovviamente, anche se il concetto è chiaro, nessun commentatore istituzionale si è per ora dedicato a disquisire, approfondire e/o diffondere una tale verità assoluta.

Ricordiamo che sistema Italia prima della crisi pandemica non è che godesse di splendida salute e non risulta che fossero disponibili particolari riserve finanziarie e per di più ormai da svariati anni i costi programmati per la gestione dell’apparato governativo sono sempre aumentati rispetto alle previsioni.

Si era appena cominciato a parlare virtuosamente di riforme e risparmi effettivi, ma ora sembra che per lo stato l’importante sia solo spendere (o magari dilapidare) con la scusa di voler sostenere la ricrescita dell’economia.

Se oltre alle somme (oltre un centinaio di miliardi) per ora prese in prestito e solo parzialmente redistribuite per lenire le sofferenze economiche dei cittadini e delle aziende, si fossero recuperati ulteriori cinquanta/settanta miliardi, grazie ai risparmi di gestione ottenibili (ma non ottenuti) col prosieguo dell’opera virtuosa di qualche commissario a suo tempo appositamente nominato (Cottarelli o di chi per esso), sarebbe stato poi così esecrabile?

Di risparmi non se ne parla più, ma in compenso (poveri noi!) si avvertono in lontananza le urla di guerra di molti dei nostri, tanti o pochi deputati e senatori che così risuonano da destra, dal centro e da sinistra tra i banchi (pieni o meno pieni) di camera e senato ed in definitiva gridano: (all’appalto.... all’appalto......)!