mercoledì 4 novembre 2020

Verosimile: corona virus colpisce ancora

 Sembra che ormai sia quasi impossibile cercare di contenere i contagi da corona virus senza dover ricorrere nuovamente a provvedimenti che di fatto sono assai restrittivi delle libertà di movimento e azione fino ad oggi normalmente godute, in Italia e nel resto del mondo, dagli abitanti delle cosiddette nazioni democratiche.

I comuni cittadini hanno sopportato stoicamente un primo lock down che li ha costretti per almeno due mesi a rinunciare all’usuale lavoro ed a rinchiudersi come fossero agli arresti domiciliari.

Ora sembra proprio che gli stessi cittadini non siano disposti a sacrificarsi ancora nello stesso modo, malgrado il riacuirsi del contagio epidemico.

Questa mancanza di disponibilità al sacrificio è dovuta in buona parte, almeno per gli italiani, oltre che per motivi economici, al sorgere di dubbi sulla capacità di opporsi fattivamente al pericolo di infettarsi attraverso le azioni ad hoc predisposte e preannunciate dalle autorità, vi è anche la convinzione della impossibilità di controllare efficacemente la corretta esecuzione di tali azioni.

Dopo diversi mesi di pandemia è risultato che l’unico rimedio efficace per non ammalarsi è il distanziamento sociale, ma sorge il problema di come ottenerlo senza stravolgere la stessa esistenza della società e della vita di relazione così come ad oggi concepita ed organizzata.

Sulla ricerca di un rimedio si sono concentrati i nostri governanti che per allontanarci l’uno dall’altro si sono inventati persino azioni di volta in volta assurde ed inverosimili dimostrando addirittura confusione mentale e scarsa capacità intellettiva.

Prendiamo per esempio la problematica del trasporto pubblico, per il cui decongestionamento si è attuato il divieto di affollamento dei mezzi superiore all’ottanta per cento, ebbene tale divieto di fatto non è stato rispettato.

Ora continuando sulla stessa china tutti sono in accordo nel ridurre la percentuale di affollamento dei mezzi pubblici al cinquanta per cento, ma senza rendersi conto che è impossibile gestire correttamente tale provvedimento.

Esemplificando: si consideri un autobus che sta seguendo il proprio percorso cittadino con a bordo quarantacinque utenti (la metà della capienza massima di novanta persone), giunto ad una qualsiasi fermata, a richiesta dei passeggeri, dallo stesso mezzo scendono dieci utenti, ma alla stessa fermata ve ne sono quindici che vorrebbero salire, inizia allora un torneo con lancia e spada per la conquista di un posto? E se ne salgono dodici? Chi controlla? Non certo l’autista che deve concentrarsi sulla guida!

Per poter attuare una simile direttiva si consiglia vivamente di procedere alla creazione di un nuovo ruolo di impiegati statali o meglio regionali e/o comunali, il ruolo di butta fuori e dentro; a tale impiego si potrà ambire superando un concorso per esami e titoli (quale miglior titolo di quello di ex buttafuori da discoteca, tra l’altro tali prestatori d’opera muscolare attualmente non possono lavorare viste le chiusure imposte alle discoteche).

Trattasi di una soluzione corretta e rispettosa dell’attuale assetto burocratico-centrico del sistema.

Ci sarebbe da sorridere, ma purtroppo tale scenario, insieme ad altre assurdità causate da altri poco pratici e/o in parte bislacchi protocolli anti covid-19, potrebbe anche divenire realtà.

Se si considera la poca efficacia fino ad ora mostrata da tutti i provvedimenti presi, sorge anche il dubbio che le azioni dei nostri governanti siano per così dire balbettanti anche perché i cosiddetti esperti non hanno potuto o voluto chiarire meglio o dare altre indicazioni sulla pandemia: l’unica chiara e certamente corretta istruzione è: STATE LONTANI, ma senza specificare come mantenere vivi i rapporti sociali e pertanto la stessa società.

Sino dai tempi della serenissima repubblica di Venezia, che basava la sua economia sul commercio con l’oriente, il rischio di importare epidemie, che usualmente affliggevano endemicamente quasi tutti i paesi ad est della Grecia, veniva abbattuto costringendo alla quarantena, nei cosiddetti lazzaretti, persone e merci per almeno quaranta giorni, prima di liberalizzarne la circolazione.

I medici deputati al controllo sanitario negli stessi lazzaretti indossavano apposite tuniche isolanti e maschere filtranti.

Nulla sembra sia variato e/o innovativo rispetto alle antichissime azioni, conclusioni e raccomandazioni dell’epoca ed oggi reiterate dai comitati tecnico scientifici e varie task force.

Al punto in cui siamo arrivati in questi ultimi giorni bisogna rendersi conto che della vicenda pandemica da cui siamo afflitti si conosce ancora troppo poco per poter ricorrere a rimedi localizzati e ponderati a seconda della diffusione presunta del virus di cui, ancora oggi, nessuno ha totalmente e puntualmente spiegato meccanismi e tempi di riproduzione.

In pratica si può solo tenere presente che i paesi come la Cina, la Corea e pochi altri hanno ottenuto una quasi totale remissioni dei contagi, ma per ottenere tale risultato hanno fatto ricorso a provvedimenti drastici, certi, indifferenziati e per lungo tempo operativi; si tratta forse dell’unica strada percorribile.

Di una tale necessaria e decisa azione abbiamo bisogno, a questo punto assoluto bisogno, perché in caso contrario i danni che si potrebbero evidenziare sono enormi e coinvolgerebbero la stessa esistenza della nostra, anzi delle nostre cosiddette nazioni democratiche che risulterebbero compromesse a causa della debolezza e del timore della perdita di consensi da parte degli odierni governanti e detentori del potere.

Qualunque sarà lo sviluppo pratico della attuale situazione dobbiamo anche constatare che le odierne difficoltà hanno evidenziato più chiaramente le enormi differenze sociali tra i detentori del potere e i cittadini comuni, questi a loro volta, specie dal punto di vista economico, hanno dovuto constatare inoltre di essere divisi tra cittadini garantiti (in evidenza: politici, burocrati o impiegati pubblici ecc.) e cittadini assistiti (tutti gli altri).