lunedì 14 dicembre 2020

MILIARDI VIRALI

 La stampa italiana ed estera, nonché tutti i media, si stanno ormai da tempo dedicando a illustrare i risultati meravigliosamente positivi conseguiti dai nostri politici e tecnici nella gestione sanitaria ed economica della pandemia che ci ha colpito.

Dal punto di vista sanitario, nella immagine dell’Italia costruita dagli stessi media, la curva dei contagi sembra quasi sempre appiattirsi o addirittura decrescere, sia pure lentamente e peraltro, nel mondo reale, nel nostro paese, si registrano troppo spesso e per troppo tempo fino a circa sette/ottocento o addirittura mille decessi giornalieri.

Potremo verificare e giudicare solo col senno di poi se questo dato, insieme agli altri che ci vengono giornalmente e confusamente aggiornati, sia indice del successo dei provvedimenti consigliati dall’apposito comitato dei tecnici e adottati dai governanti.

La triste realtà ci dice che, così continuando, fra circa un anno, quando il vaccino (speriamo) ci renderà definitivamente liberi dal pericolo di contagio, avremo avuto più o meno centomila morti.

Per ora intanto abbiamo superato i sessantamila decessi e purtroppo deteniamo il terzo posto a livello mondiale per tasso di letalità dei malati di coronavirus (Iran e Messico ci precedono).

Dal punto di vista economico i dati, le cifre e i numeri vengono anch’essi quasi quotidianamente aggiornati, alquanto confusamente, dai soliti media, ma per ora possono solo essere utilizzati dagli indovini economisti come premessa per ipotizzare vari scenari, sicuramente poco allegri e assai variabili, perché soggetti a mutazione a seconda di come si comporteranno i singoli governi a livello nazionale e globale.

Cerchiamo di esaminare quanto è fino ad oggi accaduto nel nostro paese e di formulare delle ipotesi su cosa si è potuto e si potrà o dovrà fare per rimediare ai danni economici provocati dalla pandemia.

Il blocco quasi totale delle attività produttive che è stato imposto a marzo, successivamente in buona parte reiterato ed ancora oggi vigente, ha causato alle nostre imprese perdite di fatturato, rispetto al precedente anno, del trenta e fino al settanta/ottanta per cento a seconda del settore commerciale o produttivo di appartenenza.

Ancora peggio, nell’ambito dei servizi (ad esempio il turismo), vi sono stati operatori che hanno lamentato una flessione dell’attività fino al novantacinque per cento.

Di fronte ad una situazione così grave il nostro governo ha cercato di evitare pericoli per la stessa tenuta sociale del sistema paese inventandosi la figura del ristoro economico.

Tale ristoro per i comuni cittadini italiani è costituito da poco più di una piccola donazione per consentire la sopravvivenza in attesa di tempi migliori, mentre per i comuni cittadini di paesi più virtuosi (quale esempio europeo si prenda la solita Germania), si concretizza in un rimborso quasi completo di quanto perso in termini di fatturato rispetto al precedente anno.

Per poter finanziare i pur scarsi aiuti concessi con i cosiddetti decreti ristoro i politici italiani hanno fatto ricorso massicciamente al mercato finanziario indebitando la nazione.

Se si guarda più attentamente l’operato del governo si devono peraltro notare alcune incongruenze e/o stranezze:

In generale il debito pubblico durante il corrente anno è cresciuto di circa venti miliardi al mese, a fine novembre quindi il nostro paese si sarebbe (anzi si è) indebitato su base annua di circa ulteriori duecentoventi miliardi.

Pur volendo considerare che anche durante lo scorso anno (2019) vi è stato un incremento del debito di circa due miliardi e quattrocento milioni al mese, pur detraendo tale incremento (da considerarsi fisiologico?), resta il fatto che noi cittadini comuni italiani ci siamo già presi (come si dice a Roma, a buffo) circa cento novanta miliardi di Euro e il tutto dall’inizio e fino a novembre di questo anno 2020.

Ma non è verosimile! Quando mai sono stati distribuiti dal governo cento novanta miliardi di ristori?

Qualcuno si è forse premurato di fare un rendiconto o di relazionare puntualmente in merito al totale degli importi distribuiti per tali ristori?

Il dubbio che sorge spontaneo è che il rapporto tra ulteriore debito nuovo dello stato e beneficio economico per i comuni cittadini imprenditori, anzi per tutti, non sia certo adeguatamente proporzionale.

Prima o poi comunque il debito pubblico italiano (nonché di tutti i paesi) dovrà essere restituito a carico dei soliti comuni cittadini.

A parte i sogni relativi alla ipotesi di congelare in tutto o in parte i titoli di debito dell’Italia e degli altri partners europei acquistati dalla BCE o alla possibilità di rimborsarli grazie alle conseguenze di una straordinaria crescita del PIL e quindi dei connessi introiti fiscali, solo una adeguata imposta patrimoniale o una crescita esponenziale dell’inflazione ci consentiranno di adempiere ai nostri doveri di debitori.

Mettiamoci l’animo in pace, speriamo solo che a conti fatti i debiti non risulteranno eccessivi ed in alcuni casi persino incongruenti rispetto agli scopi ufficiali per cui sono stati contratti.