lunedì 22 febbraio 2021

ANNO DEL DRAGO

Cerchiamo di comprendere cosa sta succedendo alla politica italiana tenendo in considerazione solo le motivazioni apparenti che hanno portato alla caduta del governo denominato Conte bis e al un suo rimpiazzo con una nuova compagine governativa guidata da Mario Draghi.

Il senatore Matteo Renzi che con il gruppo dei deputati e senatori del suo partito (Italia Viva) era parte indispensabile della coalizione di maggioranza si è defilato facendo presentare le dimissioni dai propri ministri, più volte lo aveva minacciato, di conseguenza è venuta meno la stessa maggioranza ed il tutto sarebbe avvenuto a causa di controversie varie sorte sulle modalità di gestione tecnica ed economica della pandemia in corso.

In effetti, ai fini di evitare lunghe e defatiganti discussioni, pensiamo si possano semplicemente ritenere come valide le motivazioni ufficiali addotte dai renziani quali cause della fuoriuscita dalla compagine governativa, in specie se si fa riferimento a come il governo presieduto da Conte ha operato per combattere contro il Covid-19:
  • Dal punto di vista medico gli unici provvedimenti presi con lo scopo di combattere la diffusione del coronavirus sono stati i vari decreti che hanno stabilito intensità e durata delle restrizioni alla libera circolazione dei cittadini prendendo come base le indicazioni di un appositamente nominato comitato tecnico scientifico.
  • I membri di tale comitato, a loro volta, hanno dichiarato e dichiarano ancora oggi, in contemporanea con le prescrizioni sanitarie raccomandate, la scarsa conoscenza di dati assolutamente certi dal punto di vista medico scientifico, riguardanti il virus che si stava e si sta combattendo.
  • Quando poi si è palesata la possibilità di combattere la pandemia attraverso la somministrazione di un vaccino, lo stesso governo italiano in uno con altri paesi (sentiti anche i tecnici) ha delegato agli organismi burocratici europei l’acquisto, la programmazione, la gestione e la organizzazione distributiva tra nazioni del vaccino stesso.
Una delega così importante ha evidentemente esaltato i competenti euroburocrati che, forse per poter riaffermare la loro onniscienza ed il loro potere (in questo caso di vita e di morte) nei confronti dei comuni cittadini, nel condurre le trattative con le case farmaceutiche produttrici dei vaccini stessi hanno evidentemente sbagliato tutto ed hanno persino secretato i contratti di acquisto e le relative clausole, che sembra prevedessero e prevedano la possibilità di ritardi o addirittura diminuzioni nelle consegne delle dosi inizialmente programmate. 

Infine, almeno per quanto riguarda l’Italia, si è iniziato nella pratica a delegare la stessa somministrazione della cura alle regioni in quanto competenti per legge in materia sanitaria, ma non si è pensato a predisporre prima un vero piano vaccinale generale, coordinato tra tutti e coerente con le esigenze di salvezza dei cittadini.

Dal punto di vista economico, approfittando del fatto che per evidente stato di necessità in Italia (ed anche negli altri paesi comunitari) sono venuti meno quasi tutti i vincoli di bilancio precedentemente imposti, la compagine governativa del Conte bis ha prodotto a ritmo serrato una serie di decreti (i cosiddetti decreti di scostamento) che hanno portato rapidamente ad un notevolissimo aumento del debito pubblico a fronte di scarsi benefici per la popolazione.

Ben più di cento miliardi di Euro ottenuti attraverso l’emissione di ulteriori titoli di stato sono passati tra le mani dei ministri pro tempore e solo una parte di questi soldi sono stati impiegati per indennizzare le attività economiche private costrette a chiudere per evitare il diffondersi della pandemia.

Di fatto gli indennizzi sono risultati assai modesti, non parametrati ai bisogni e non equamente distribuiti a tutti gli imprenditori che (stavolta sembra proprio a ragione) si sono lamentati alla unanimità.

Alla fine, indebolito dalla fronda interna (quella di Renzi) e probabilmente anche dalle critiche continue e diffuse, il governo di Giuseppe Conte si è dimesso.

La crisi, dopo un iniziale tira e molla, si è di fatto risolta quando il presidente della repubblica ha di fatto dichiarato, Motu proprio, impossibile il ricorso alle elezioni ed ha nominato quale presidente del consiglio incaricato il professor Mario Draghi.

La nomina dell’ex capo della BCE è stata favorevolmente accolta da tutti i partiti e la stragrande maggioranza dei deputati e senatori italiani si è messa a disposizione per sostenere il nuovo governo dallo stesso ex capo nominato e presieduto.

Bisognerà ora vedere se, grazie anche all’apporto dell’indubbia capacità gestionale del nuovo presidente, i nuovi e/o i rinnovati detentori del potere saranno in grado di correggere gli errori gestionali in precedenza commessi e di traghettare gli italiani verso la salvezza fisica, economica e ormai, dopo un anno di continui sacrifici, anche mentale.

  • Dal punto di vista medico non ci dobbiamo aspettare miracolose soluzioni (allo stato non vi sono cure veramente efficaci oltre ai vaccini che forse sono efficaci), il nuovo governo continuerà sulla via del distanziamento sociale e delle vaccinazioni, si spera con maggiore attenzione, coordinamento e concretezza.
  • Dal punto di vista economico, considerato che in pratica sono stati assegnati a dei tecnici (o almeno a soggetti così considerati) quasi tutti i ministeri che grazie all’entrata in esercizio del recovery fund saranno dotati di un abbondante disponibilità di spesa per investimenti (che si spera saranno produttivi), gli italiani dovrebbero trarre i migliori benefici possibili dalla nuova squadra di governo.
  • Dal punto di vista sociale invece gli italiani non si aspettino sostanziali, quasi rivoluzionarie ed efficacissime riforme, considerando proprio la carriera storica dei due soggetti (Draghi e Mattarella) che dovrebbero supervisionare la riforma dell’attuale sistema di governo e controllo (burocrazia e magistratura). 
Stiamo parlando di due veri e propri boiardi di stato che hanno contribuito a condizionare la nascita dell’attuale governo e certamente anche di qualcun altro in precedenza e che hanno accumulato un enorme potere proprio grazie ai ruoli ricoperti nella attuale organizzazione della magistratura e della burocrazia ministeriale che sono buona parte dell’apparato statale che dovrebbe essere riformato.

Visti i soggetti riformatori il comune cittadino potrà aspettarsi solo riforme che prevedano di fatto la possibilità di una accelerazione nello svolgimento dei procedimenti burocratici e giudiziari, ma certo non si faranno riforme che conducano ad una transizione verso un nuovo concetto del rispetto, dell’eguaglianza e della dignità sociale del singolo.