sabato 24 aprile 2021

Pericolo vaccini e storia

 

Due dei quattro vaccini, la cui somministrazione era stata approvata dalla agenzia di controllo europea sulle medicine e dalle equivalenti agenzie nazionali, hanno causato la morte di alcuni tra i soggetti vaccinati.

Dopo aver sospeso l’utilizzo di tali medicinali quasi tutti i paesi europei, ad eccezione di alcune nazioni del nord, a seguito di chiarimenti ricevuti dalle stesse agenzie di controllo, hanno ripreso a vaccinare utilizzando tutti i tipi e/o marche disponibili.

Di fatto è stato chiarito che anche se è risultata vera la connessione tra alcuni decessi e le vaccinazioni fatte con i sieri (per ora i soli incriminati) di AstraZeneca e Johnson & Johnson, l’evidente scarsissimo numero di tali morti rende plausibile correre il rischio vaccinale e quindi vaccinarsi è comunque vantaggioso per tutti indipendentemente quindi dal tipo o marca del siero somministrato e dal fatto che così facendo esseri umani, comunque pochi, si sa che saranno destinati a morire.

In pratica per il bene di tutti è giustificabile che alcuni muoiano, così come nei templi aztechi o toltechi ed altrove tra i primitivi, molti secoli orsono, si sacrificavano pochi esseri umani, talvolta addirittura consenzienti, per favorire la salvezza del popolo e del suo re, nonché la benevolenza degli dei.

Mettendo da parte le digressioni storiche, il comune cittadino ha appreso tra l’altro con chiarezza che la regola del vantaggio è criterio importante di valutazione per i farmaci di cui sopra e gli altri in commercio.

Lo stesso comune cittadino fino ad ora si sarebbe potuto immaginare una agenzia di controllo e vigilanza sulle medicine come se si trattasse di un laboratorio scientifico di secondo livello deputato a studiare, indagare e sperimentare, in connessione con qualche task force di tipo inquisitorio e di monitoraggio statistico.

Una volta verificato un tale organismo dovrebbe limitarsi a riferire ai politici cui soli è da attribuirsi il potere sulla valutazione dei vantaggi o svantaggi e sulle decisioni da prendere nel quadro più ampio della gestione di una crisi pandemica.

Da quanto è avvenuto e sta avvenendo si può dedurre che i ruoli (tecnici, burocratici gestionali e anche politici) di chi detiene il potere di dirigere e governare e di chi dovrebbe solo verificare le evidenze scientifiche, si sono confusi tra loro nel marasma generale in cui la nostra ed in pratica tutte le altre nazioni si sono ritrovate a dover improvvisare a causa della mancanza di un adeguato, aggiornato e necessario piano sanitario, quanto meno atto a consentire di mantenere la calma e operare per la più corretta gestione di tali eventi (le pandemie), storicamente già avvenuti e quindi a priori affrontabili da preparati, secondo schemi che dovrebbero essere stati già a suo tempo prontamente ipotizzati e normati.

Anche se tutti parlano di pandemia, per tutte le nazioni l’iniziale ed attuale approccio al problema sanitario è da considerarsi forse adeguato a curare e gestire una epidemia, ma non certo una pandemia.

Il significato dello stesso vocabolo PANDEMIA, che individua un flagello scatenatosi su tutto il pianeta, ci dovrebbe far capire che non sarà possibile eliminare i condizionamenti causati dal Covid-19 se non saranno individuati percorsi comuni di lotta ai contagi ed alla diffusione del virus che mirino a tutelare tutti gli esseri umani gli stessi che fino ad oggi hanno concorso alla creazione e sviluppo di una società globale, purtroppo solo in teoria orientata a divenire più equa, tollerante e giusta.

È evidente ormai che la lotta al Coronavirus ed alle sue varianti può essere vinta definitivamente solo se questo nemico potrà essere contrastato a livello mondiale, in alternativa il cosiddetto mondo dei paesi sviluppati, insieme a tutti gli altri, rimarrà per sempre in stato di guerra, costretto a restare in trincea per combattere infinite battaglie contro teoricamente infinite possibili mutazioni virali e relativi contagi.

Se si esclude la debole voce della organizzazione mondiale della sanità che di fatto ha solo il potere di consigliare (e molto spesso in merito ha agito anche a sproposito), nulla si è mosso proprio a livello mondiale per individuare o creare ex novo un organismo, riconosciuto da tutti, che agisca da commissario straordinario dotato dei necessari poteri sovranazionali e che possa almeno predisporre i piani, o comunque le linee guida, per combattere efficacemente una pandemia.

Attualmente invero si sta affrontando il contagio in parte a livello nazionale, in piccola parte a livello continentale ed è evidente la difficoltà di coordinamento anche tra le evolutissime nazioni europee che, ad esempio, quando hanno cercato di operare collaborando nell’acquisto dei vaccini, hanno per così dire toppato di brutto.

Non risulta che qualcuno abbia formulato e poi attuato alcuna ipotesi volta a gestire la lotta ai contagi a livello mondiale, nulla si è fatto, a parte alcuni modesti programmi umanitari, che potremmo definire di caritatevole e insufficiente beneficenza in favore solo di alcuni dei paesi cosiddetti sottosviluppati.

Eppure, fino a che non si sarà controllata in tutto il mondo la malattia e quindi la possibilità di contagiarsi, la società stessa non potrà più ritenersi al sicuro.

La libera circolazione tra i paesi, il commercio globale, lo sviluppo condiviso e gli scambi di idee ed ideologie, non potranno più essere così assolutamente liberi come fino ad oggi è stato o quanto meno si è auspicato.

Le nazioni saranno costrette a tutelare più attentamente i cittadini al loro interno attraverso la imposizione di coprifuochi od altro, nonché di limitazioni ai transiti tra le frontiere, che comunque non potranno essere completamente chiuse e quindi sussisterà sempre un grave pericolo di nuovi contagi ad opera di nuove varianti o nuovi virus.

Ma allora perché in Italia, in Europa e nel resto del mondo nessuno si è preoccupato di creare almeno una commissione di studio o una task force o simile, avente il compito di individuare nuovi, aggiornati, chiari, coerenti e coordinati piani pandemici nazionali, continentali e mondiali di cui ad oggi, ci pare evidente, sarebbe stato utile potersi avvalere.

In fondo è tra i compiti dei politici essere preveggenti e solleciti nella tutela dei soliti cittadini comuni ed agli stessi politici quindi competerebbe promuovere la creazione di ogni meccanismo o strumento di prevenzione, necessariamente coordinato ed operativo a livello globale (piano pandemico o altro che sia).

Qualcuno ha già provveduto?

Oppure no?