mercoledì 30 giugno 2021

COME PRIMA

Approfittando anche delle programmate riunioni, ormai spesso tenute in presenza, tra politici e tra i membri del G7 e del G20 il presidente Draghi, e altri capi di governi e di stati, stanno conducendo una intensa campagna politica volta ad accelerare la ripresa ed il ritorno alla normalità nei rapporti tra le nazioni, malgrado di tale normalità quasi tutti a suo tempo si lamentassero.

Una sorta di restaurazione post pandemica è in corso e tutti i leader mondiali vogliono partecipare e favorire tale restaurazione.

Dopo i colloqui diretti tra il presidente americano e quello russo sono stati reinsediati gli ambasciatori dei due paesi a suo tempo richiamati in patria per contrasti tra i rispettivi paesi.

Persino in Iran, dove si sono svolte le elezioni che hanno decretato ancora una volta il successo degli integralisti ultra conservatori, sembra che si stia dibattendo, sia pure con molte pregiudiziali, sulla eventualità di riprendere a negoziare con l’America e l’occidente in genere.

In effetti e purtroppo, non è che la batosta economica e psicologica causata dalla pandemia alle popolazioni abbia sufficientemente risvegliato nei governanti di tutte le nazioni la volontà di cambiare ex novo ed in meglio assetti ed equilibri economico sociali, solo pochi si sono pronunciati sulla necessità di realizzare una nuova società, diversa da quella pre-pandemica e fondata su basi più eque e più morali.

Tutti i potenti (o quasi) hanno dichiarato apertamente che stanno ora agendo per ripristinare il sistema, perseguendo in particolare il raggiungimento degli stessi assetti ed equilibri di prima, in specie di quelli economici.

Sembra che solo il grande mercato cinese sia riuscito a superare  la crisi continuando a crescere ed agire quasi secondo le aspettative di sempre, malgrado gli eventi e le oggettive difficoltà derivate dalla stessa pandemia, mentre non sarebbero cresciuti in questo stesso paese i diritti e le libertà democratiche, che comunque sono stati dappertutto (anche nei paesi più democratici dell’occidente) sacrificati sull’altare della emergenza sanitaria, allo scopo (così come ufficialmente dichiarato) di proteggere il bene salute e il futuro ripristinato benessere delle popolazioni.

Proprio dal punto di vista economico, allo stato attuale, per quel che riguarda l’Italia è evidente che vi sia una particolare esigenza, consistente nella necessità di utilizzare in fretta gestendo il più oculatamente possibile i fondi che l’Europa ha messo a disposizione della nostra e delle altre nazioni comunitarie nella speranza di poter così agevolare la ripresa economica.

Cerchiamo di esaminare come al solito la realtà dei fatti.

Innanzitutto l’ammontare del recovery fund stanziato e promesso è assolutamente inadeguato, specie se paragonato ai medesimi fondi per il nuovo sviluppo previsti da altre autorità monetarie, sia di esempio lo stanziamento di ben tremila miliardi di dollari ed oltre che il tesoro americano ha già iniziato a distribuire.

Di questa potenziale inadeguatezza alcuni dei nostri esponenti politici stanno finalmente prendendone atto ed infatti tre o quattro onorabili esperti ed altrettanti onorevoli hanno ventilato l’ipotesi che sarebbe opportuno operare un prosieguo per più anni nella erogazione di nuovi fondi di recovery.

Per fare un esempio pratico (o terra terra), allo stato attuale ciascun cittadino statunitense potrà contare su circa novemila dollari destinati al supporto della azione di ripresa della economia, un cittadino italiano solo su circa tremila euro.

Si comprende quindi perché il solo annuncio dell’ammontare dei finanziamenti di cui sopra abbia fatto crescere repentinamente gli indicatori del benessere della economia americana che secondo le previsioni sta già migliorando decisamente e tornerà presto di nuovo fiorente.

Al momento stenta a decollare la ripresa dell’Italia, in parte, forse per inconfessato timore della predetta probabile inadeguatezza dei fondi di supporto impiegabili, in parte perché per poterne praticamente usufruire e quindi per spendere nei previsti termini i soldi del Recovery plan è necessario che siano varate alcune riforme riconosciute da tutti e da anni indispensabili (snellimento burocratico in genere, giustizia, appalti, sanità ecc.), ma mai attuate.

Purtroppo sembra proprio che il nostro paese mostri una certa difficoltà a riformare seriamente, mentre l’Europa sta a guardare insistendo, a ragione, nel programmare comunitariamente sostegni per tutti, ma nella sostanza condizionati e limitati, facendo mostra, ancora una volta, del solito cosiddetto braccino corto.

Ma proprio l’avversione per ogni vera novità sta prevalendo nelle azioni di riforma che il vecchio continente ed in particolare noi cittadini italiani dovremmo portare a termine al più presto, per poter proseguire verso una nuova era rivolta al progresso sociale ed alla conquista di migliori standard di vita.

Per fare un esempio di cosa accade si osservi che moltissimi comuni cittadini italiani, nell’ambito della attuazione della campagna vaccinale, si sono recati per lo più due volte presso un hub vaccinale a farsi pungere dai medici vaccinatori ed ognuna delle due volte sono usciti con un foglio in mano contenente una attestazione completa dei dati anagrafici, della prestazione ricevuta e persino del numero di lotto del vaccino impiegato.

Ebbene tutto ciò non viene riconosciuto come se avesse piena valenza di certificato vaccinale e la mente (di certo non completamente sgombra da turbe) dei nostri burocrati (italiani ed europei) si è inventata la necessità di una nuova organizzazione e di un nuovo programma per la certificazione, gestita da altri, ma sempre sulla base dello stesso sistema informatico della sanità (quello che ha prodotto le attestazioni di cui sopra).

Sono coinvolti nella ulteriore entità certificatrice anche i medici di base, i farmacisti ecc. che peraltro protestano per tale nuova incombenza che riguarda un evento (la vaccinazione) non dagli stessi completamente gestito.

Ma tra i ventiduemila o i sedicimila o quanti altri consulenti e dipendenti assunti per agevolare e snellire l’opera di gestione e di riforma o anche tra i vecchi creatori dei labirinti burocratici italiani (ed europei) a nessuno è venuto in mente di semplificare il rilascio di questo benedetto passaporto vaccinale utilizzando (magari con piccole modifiche) i vari S.S.N. e ottenendo l’attestazione in contemporanea alla vaccinazione pigiando un solo click?

Si sta semplificando o si sta creando una massa di nuovi soggetti a loro volta creatori di protocolli e vincoli, magari sovrabbondanti o poco utili, ma gestibili preferibilmente in via informatica piuttosto che cartacea?

È così che si ottempererà alla richiesta di creazione di una pubblica amministrazione italiana (ma anche europea) più semplificata e digitalizzata?

Aiuto!  Aiuto!