Circa duemila anni orsono, ai tempi in cui la potenza di Roma imperiale dominava di fatto gran parte del mondo conosciuto, la cosiddetta società civile era multi etnica e la economia era assai sviluppata e addirittura globalizzata, similmente a quanto avviene oggi.
La suddivisione per censo (secondo diversa capacità contributiva) della popolazione in gruppi omogenei, era palese e da quasi tutti non contestata e considerata normale; il vero potere di governo era detenuto e organizzato secondo uno schema piramidale.
Al vertice della piramide si poneva l’imperatore, che aveva anche il diritto di essere assimilato a un dio, seguivano altri che godevano di grandi rendite e privilegi:
i patrizi che spesso occupavano anche i vertici dell’esercito.
Assai ricchi ed influenti erano i mercanti, riuniti in società e consorterie varie.
Tra i meno privilegiati si ponevano i plebei, privi di particolari risorse finanziarie, ma di gran lunga più numerosi dell’insieme di tutti gli altri liberi cittadini.
Il tenore di vita dei plebei era assai basso, di poco superiore a quello dei reietti e degli schiavi e abbastanza spesso, specie in occasione di periodi di carestia o di epidemie si verificavano disordini e manifestazioni di piazza che denunciavano le usuali prevaricazioni dei patrizi e si opponevano al troppo modesto tenore di vita di così tanti uomini liberi.
Per scongiurare il rischio di vere e proprie rivolte plebee l’imperatore e i patrizi adottarono e perfezionarono nei secoli una particolare forma di assistenza sociale ai poveri, cui venivano assicurate sporadiche ed oculatamente magnificate distribuzioni di cibo ed una robusta dose di spettacoli che erano visibili nei numerosi teatri ed anfiteatri presenti in gran numero nei territori dell’impero.
In pratica adottando la politica interna del PANEM ET CIRCENSES si è mantenuto unito per secoli il grande impero di Roma.
Figuriamoci se tali precedenti non sono stati accuratamente studiati ed adattati alla nostra epoca dai moderni pochi detentori della maggior parte della ricchezza e del potere.
In Italia, in occasione del verificarsi della iattura pandemica, che ha colpito in specie le fasce più deboli della popolazione, i politici di ogni colore, i boiardi di stato, i burocrati, in definitiva tutti coloro che nel nostro paese gestiscono e comandano, hanno a lungo rassicurato la moderna plebe pubblicizzando da subito le poche e scarse elargizioni per interventi di ristoro economico, come se si trattasse di mirabolanti ed abbondantissimi lanci di pagnotte di pane fresco e hanno da subito cavalcato la gloria calcistica della nazionale italiana, atta, da sola, a far sfogare il popolo insoddisfatto e agitato tramite gli eccessi nelle manifestazioni di giubilo delle tifoserie, considerati inopportuni, pericolosi e illegali, ma tollerati nel caso specifico.
Il presidente Mattarella recandosi in Francia per assistere alla finale del campionato di calcio europeo (vinta fortunosamente ai rigori dall’Italia) non ha fatto altro che certificare l’adesione alla politica del pane e dei circenses.
Le spese sostenute per la sua trasferta (tra cui il nolo di un apposito grande aeromobile) e per le successive cerimonie tenutesi al Quirinale, denunciano chiaramente una scarsa attenzione a quella parte della plebe che veramente soffre per la crisi pandemica; alla faccia dello sbandierato impegno volto alla realizzazione di uno stato giusto, sociale e solidale in cui le ricchezze dovrebbero essere più equamente distribuite ed utilizzate.
A causa della pandemia il numero dei plebei (quelli veramente poveri) è effettivamente cresciuto enormemente in tutte le nazioni d’Europa, anzi del mondo e l’economia globale stenta a distribuire sufficienti benefici per i comuni cittadini, così le aspettative di quasi tutti non si realizzano affatto.
Per cercare di evitare eccessive contrapposizioni tra chi non ha (la plebe) e chi invece possiede ricchezze e quanto altro necessario a vivere e scialare a livello mondiale, i vari governanti si stanno mostrando dediti a perseguire almeno la politica del pane per tutti.
Ancor meglio, visto che tale politica redistributiva del cibo necessario a sopravvivere, anche se da ciascuno voluta, procede a rilento e una vera e propria fame affligge gran parte dei cittadini delle nazioni del cosiddetto terzo mondo, in specie quelle duramente colpite dal virus epidemico, i moderni patrizi hanno trovato una ottimale giustificazione alla lentezza e scarsità delle distribuzioni di aiuti che non deriverebbero da mancanza di sentimenti altruistici, ma dal fatto che si deve essere cauti e riconoscere che i sistemi alimentari si possono migliorare per vincere la fame, ma solo tenendo anche conto degli obiettivi di uno sviluppo alimentare sostenibile.
In merito alla definizione, applicazione e fruizione di tale sviluppo l’attività ferve e si sono sviluppate di recente ancor più numerose sessioni di studio da parte di politici o di gruppi qualificati di responsabili nazionali, riunioni di tecnici, proteste di ambientalisti più o meno arrabbiati ecc.
Ma queste attività da tavolino sono in corso oramai da anni e nel frattempo migliaia di bambini continuano a soffrire la fame ed a morire per mancanza, o comunque insufficienza di ogni minimo sostegno; fino ad ora sono pochissimi i plebei che vengono aiutati veramente, più che altro a cura di organizzazioni di beneficienza private.
Contemporaneamente inoltre apprendiamo che in nome del progresso prossimo futuro alcuni moderni patrizi hanno speso molte decine di milioni di dollari per soggiornare una manciata di minuti nello spazio in assenza di gravità mentre sulla terra in molti paesi poveri, come detto e noto, si moriva di fame per mancanza di cibo e di virus pandemico per mancanza di sufficiente numero di vaccini.
A noi cittadini comuni (italiani e del mondo) non risulta ancora che qualcuno dei detentori del potere o dei bravi politici lungimiranti si sia dedicato con particolare fervore a favorire la creazione di appositi complessi industriali in grado di soddisfare la necessità di produzione dei sette miliardi e più di dosi vaccinali complete, necessarie se si vogliono immunizzare tutti gli esseri umani, salvando da subito moltissime vite.
Non mancano le voci che reclamano il diritto dei poveri (di tutti i popoli) ai vaccini, ma le implicazioni economiche ed a volte addirittura politiche, prevalgono agli occhi della maggioranza, quindi la vera notizia è che non sappiamo quale sarà il conteggio definitivo delle vittime del genocidio pandemico che hanno (abbiamo) deciso sia tuttora in corso.