martedì 7 settembre 2021

Afghanistan e politica

 La decisione del ritiro dall’Afghanistan delle truppe americane ha coinvolto necessariamente le altre nazioni facenti parte della NATO, che avevano schierato anch’esse i propri contingenti militari affermando di voler così scongiurare la eventualità che il territorio afghano, lasciato sotto il solo controllo dei Talebani, potesse fornire asilo ed appoggio logistico alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica, favorendo l’esecuzione di devastanti attentati in tutto il mondo occidentale e non.

Una diversa ed ulteriore motivazione dell’intervento militare degli USA è stata, come apertamente dichiarato sin da prima dell’inizio delle operazioni militari, “la vendetta”.

In pratica si dovevano catturare ed uccidere i terroristi responsabili dell’abbattimento delle torri gemelle che aveva causato migliaia di vittime civili.

Pertanto è stato ed è chiaro a posteriori che l’America ha in effetti coinvolto l’alleanza atlantica (che si è lasciata coinvolgere) per ottenere appoggio e sostegno ad una maxi operazione di polizia in primis volta alla ricerca e punizione degli stragisti dell’undici settembre.

Dopo alcuni anni, una volta raggiunti gli scopi giustizialisti e di vendetta sarebbe stato logico e naturale cessare di restare in Afghanistan e ritirarsi.

Così non è stato e l’occupazione del paese dei papaveri si è dilatata nel tempo oltre ogni previsione.

Il protrarsi così a lungo della vigilanza armata sul territorio si è giustificato con le dichiarazioni, espresse da tutti i capi dii stato delle nazioni intervenute, di voler continuare ad occupare col fine di poter poi ricostruire, per il bene del mondo intero, un nuovo stato afghano democratico e libertario al posto di quello attuale ritenuto integralista, pericoloso e sostanzialmente liberticida.

Purtroppo, nella realtà, la democrazia non è riuscita a prevalere in Afghanistan malgrado la buona volontà degli operatori occidentali ed il notevole costo economico sostenuto dagli occupanti.

Anche l’Italia ha fatto la sua parte sborsando circa nove miliardi (ma forse, anzi sicuramente, di più) per sostenere il proprio contingente di truppe.

Gli esperti nostri politici (tutti quelli succedutisi durante i governi degli ultimi venti anni) avrebbero dovuto capire che sarebbe fallito il tentativo di imporre il modello di governo democratico nella società afghana.

Anche un comune cittadino, italiano ed europeo in genere, poteva parimenti accorgersi della quotidiana inutilità degli sforzi volti a condurre verso la democrazia gli afghani.

Per poter ottenere qualche risultato, è stato subito chiaro, si sarebbe dovuto provvedere a cancellare e il regime tribale e le credenze religiose e le abitudini comportamentali da centinaia di anni da tutti seguite, ricorrendo necessariamente al sopruso ed all’uso indiscriminato della forza coercitiva nei confronti dei Talebani impegnati nel ruolo di conservatori armati della tradizione.

Si consideri che l’Afghanistan si estende per una superficie vasta più di due volte l’Italia e conta circa trentotto milioni di abitanti e che si può stimare in almeno dodici milioni il numero degli integralisti islamici e dei simpatizzanti dei fondamentalisti che da sempre hanno detenuto e detengono il controllo del territorio.

Considerando poi i numeri di cui sopra, nessuno poteva illudersi che le migliaia (non milioni) di soldati NATO, per lo più costretti a rinchiudersi in basi fortificate ed a impegnarsi nel controllo della sicurezza nelle principali città capoluogo di provincia, avrebbero potuto contribuire fattivamente a cambiare i comportamenti e le basi morali e religiose che da sempre hanno retto la società afghana.

Per stravolgere le radicate convinzioni, le credenze e la stessa mentalità di un popolo di trentotto milioni di individui in soli venti anni e non nello spazio temporale di almeno tre generazioni si sarebbero dovuti impiegare non solamente semplici soldati, ma anche alcuni milioni di insegnanti di buona volontà in grado di capire, controbattere e spiegare il perché della errata interpretazione della dottrina e dei presunti principi violenti del fondamentalismo mussulmano propagandati nelle scuole coraniche dell’Afghanistan e di molti altri paesi.

Come asserito dagli integralisti islamici i governi europei e gli USA oltre alle vesti di poliziotti hanno indossato le uniformi dei crociati e si sono impegnati in Afghanistan non per spiegare propagandare e convincere, ma con lo scopo di imporre subito e a forza i principi di libertà e civiltà vigenti nelle democrazie rappresentative o simili.

Purtroppo le modalità di gestione delle truppe schierate a tale scopo si possono assimilare a quelle che hanno condotto al fallimento della storica crociata detta dei bambini, intrapresa nel 1212 e miseramente fallita.

Allora come oggi si è agito malgrado la poca e scarsissima conoscenza del terreno di battaglia e del nemico, vi sono stati contrasti interni alla catena di comando, vi è sempre stato di fatto un eccessivo squilibrio tra le poche forze impegnate e la consistenza degli avversari.

Così operando si è impedita sin dall’inizio ogni possibile realizzazione degli obiettivi politici prefissati dalla alleanza degli occupanti occidentali!

Ci accorgiamo oggi che per un ventennio noi italiani siamo stati turlupinati dalle notizie ed immagini diffuse dai media che, approfittando del fatto che l’Afghanistan era lontano e quasi irraggiungibile per il comune cittadino, hanno continuato a favoleggiare sulla situazione locale mostrando solo scorci di immagini “occidentalizzanti” accuratamente scelte ed emendate e narrando cronache riferite alla quotidianità così come vissuta da alcune minoranze solo in alcune grandi città e non certo in tutto il paese.

Di fatto, sempre per ben venti anni, grazie ai nostri benemeriti politici, l’Italia ha distribuito miliardi sotto forma di appalti, rimborsi, trasferte ed indennità destinate al personale militare, impegnandolo a rotazione in modo da ottenere il maggior numero di beneficiari e il conseguente maggior scambio di ossequiosi consensi tra gli alti gradi militari ed i politici al potere, precedenti ed attuali.

Dopo il ritiro di tutte le truppe occupanti (o meglio di tutti i trasfertisti pro tempore) si comincia a tirare le somme e a verificare i risultati.

Risulta e risulterà sempre più chiaramente che nel breve periodo di poche decine di giorni in tutto l’Afghanistan si è ritornati a credere, vivere ed agire come prima dell’intervento sul campo degli eserciti occidentali.

Risulta e risulterà sempre più chiaramente che i capi di stato e di governo che hanno promosso tale intervento sul campo per venti anni hanno continuato a sbagliare e ad illudersi pervicacemente.

Dispiace moltissimo il fatto che uno scenario di guerra così assurdo ed inutile abbia comportato per il contingente militare italiano la perdita di circa cinquanta vite ed il ferimento di circa seicento altri soldati, ma si rifletta anche sul fatto che se si fosse trattato di dover affrontare una vera guerra, considerato il numero dei partecipanti coinvolti (decine di milioni), la durata del conflitto (una ventina di anni) ed il contrasto profondo tra le ideologie dei combattenti, molti di più sarebbero potuti essere i morti.

Cosa è veramente successo in Afghanistan? Si è combattuta una guerra tra ideologie o una guerra per motivi economici o cosa?

Ricordiamo, per non dimenticare, che lo stesso Afghanistan è di fatto il maggior produttore mondiale di oppiacei e che i miliardi in ballo sono tantissimi e che i Talebani da sempre condannano a parole tale produzione, ma ne hanno sempre approfittato utilizzandone i profitti leciti e/o illeciti, per finanziare la propria corsa agli armamenti.

Ricordiamo anche che oggi, a posteriori, noi comuni cittadini siamo pervasi da un discreto sconcerto nel constatare che il possente esercito governativo afghano composto da circa trecentomila soldati addestrati ed equipaggiati perfettamente dagli occidentali non è mai intervenuto e anzi non si è neppure visto, malgrado fosse stato creato proprio con lo scopo di opporsi ai Talebani.

Come si direbbe a Napoli la questione dei militari Afghani è stata tutta una grande moina?

Forse una spiegazione logica, ma assurda, consiste nell’immaginare che, mentre le pattuglie integraliste scorrazzavano per il paese abbandonato dagli occidentali, i tanto celebrati militari afghani, da soli o in gruppi, erano nascosti tra i numerosi anfratti e sistemi di grotte che si trovano in buona parte del paese e forse anche erano troppo impegnati a sballarsi allegramente con le droghe a loro fornite gratuitamente dai Taliban!

Avremo tempo (molto tempo) per riflettere su quanto avvenuto visto che il Presidente Biden ha detto che da ora in poi la guerra con e per l’Afghanistan continuerà ad essere combattuta non dalle milizie armate, ma dalla politica (magari con l’ausilio di qualche drone).

Dovremo pertanto sorbirci altri venti anni e più di bugie dei medesimi politici e di frottole mediatiche?

Che Allah e Dio ci salvino!